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Discussione: Ode al Fante (di Gabriele D'Annunzio)

  1. #1
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    Ode al Fante (di Gabriele D'Annunzio)

    ODE AL FANTE

    Fante!
    Fosti tu come me un seme vivente
    gettato dal vento
    a germogliare gloria in un solco di canto
    fra i papaveri rossi ed il frumento.
    Fosti tu come me anima e vita
    un ignoto sopravvissuto
    dell’immensa fiorita
    che la morte ha mietuto.
    Hai tu pianto con me
    nell’angolo più nero del rifugio
    dinanzi al ritratto di tua madre
    mentre fuori, lontano
    al cucù della sentinella austriaca
    rispondeva il piccone italiano
    che scavava la casa per tutti
    la fossa per tutti
    misurato e costante
    come il polso d’un gigante
    in agguato.

    Pensaci, io ero Fante,
    alto come tutti i Fanti,
    bello come tutti i Fanti,
    col mio berretto, il mio numero,
    il mio carico di vive armonie
    che lasciavo lungo le interminabili vie
    veneziane.

    Pensaci, vestito in grigioverde
    avevo sul cuore il portafogli
    gonfio di lettere della mamma e della fidanzata
    e l’ago e il filo
    e la canzone dell’amante tradita
    e una giovinezza immensa.

    Forse mi hai incontrato sul Piave,
    forse sull’Isonzo,
    forse sul Grappa
    nelle notti feconde d’eroismo!

    Forse mi hai visto trasfigurato
    in una delle cento vampe accese
    a bivacco per noi, poveri Fanti.

    Forse nelle orride piane albanesi,
    ma no, anche se tu mi hai visto passare,
    non ti puoi ricordare
    di me, dei miei occhi,
    della mia voce.
    I fanti erano tutti eguali,
    in grigioverde e pidocchi.
    Se fosti Fante
    siamo fratelli buoni
    siedi, dividiamoci il pane,
    e cantiamo tutte le nostre canzoni.

    Piccolo Fante,
    eterno moribondo
    le strade del mondo
    non hanno confine.
    Ove vai?
    Sorridi e non sai.
    Ti han detto, l’amore d’Italia,
    il nemico non deve passare, si muore.
    Perché si muore?
    Non lo sai e cammini.
    E la colonna nera va nella notte faticosamente.
    Risuonano gli zoccoli dei muli
    e il grido del conducente
    che sparge il cammino
    di roche bestemmie,
    che il vento trasporta lontano
    giù per i sentieri del Calvario quotidiano.

    Si propaga dalle lontane bocche schiuse
    a bestemmiare una dolce litania.
    Vo’ tornare al focolare
    per trovar l’amante mia
    per baciarla sulla bocca
    quando torna la mattina
    con la brocca
    dalla fonte chiacchierina.

    Piano piano come un funerale
    la colonna seguita la via,
    mentre il Fante sotto lo zaino, solo
    piange in silenzio la sua nostalgia.

    Fante, Fante, perché piangi? Tira via.

    Se non sei morto con le fucilate,
    non morrai certo di malinconia!
    Morir, morire a vent’anni, morire
    morire se ancora ogni giorno
    tua madre attende il ritorno,
    e a sera,
    pel tuo ritorno, accanto il camino,
    si dice la santa preghiera,
    accorata e tremante di pianto.
    Morire? Chissà! Per la Patria si muore.
    E’ venuto l’ordine d’attacco. Tutti
    parlano piano piano,
    qualcuno piange in silenzio.
    Le quattro, ancor buio,
    quattro righe alla mamma,
    quattro all’amata:
    ancor una delle mie tante bugie.
    Sto bene mamma,
    sono a riposo nelle retrovie. –
    E l’orizzonte si fa tutto fiamma.

    Il campo di battaglia è un gran giardino,
    nato d’incanto.
    La mitraglia ha il sibilo del vento mattutino
    e il cannone urla, schianta, rovina,
    e l’urlo tace … e riprende.
    Si va? Che s’aspetta?
    Ecco dalla trincea esce l’urlo di mille bocche,
    più possente dell’urlo del cannone.

    Nell’anima si spezza …
    di novello ardore
    l’anima e il core si gonfiano.
    Il sole è alto al suo meriggio.
    Sembra una lampada
    accesa da Dio,
    al nostro grande martirio.
    E l’urlo di guerra tace,
    si rialza e cade,
    cade e si rialza ancora …
    Son mille i Fanti, più di mille,
    tutto un fiume impetuoso che straripa,
    tutta una volontà di ferro che risfavilla …
    or tocca la vetta, e si disferra,
    con un grido immane di vendetta.
    Nel silenzio del vespero muto
    di richiami e di schianti,
    il campo sembra un giardino mietuto,
    sparso di fiori morti:
    i Fanti!
    I nostri compagni ventenni
    Gli umili fiori, della madre Italia!

    Gabriele D’Annunzio
    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

  2. #2
    Utente registrato L'avatar di Maurizio Corradini
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    Ricordo che Gabriele D'Annunzio, definii i soldati impegnati sull'Isonzo , COME I PIU VELOCI A TRAMUTARSI IN CROCI, tanta era la violenza di quelle battaglie.

  3. #3
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Purtroppo è vero...
    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

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