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Discussione: P. Tarcisio Martina eroe della Grande Guerra imprigionato nella Cina di Mao.

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    P. Tarcisio Martina eroe della Grande Guerra imprigionato nella Cina di Mao.

    TarcisioMartina nasce ad Ospedaletto il 17 settembre 1887. Suo padre èAntonio Martina, un italiano irredento di Gemona del Friuli che dopoaver prestato servizio come sottufficiale nell’esercitoaustroungarico, durante la Terza Guerra d’Indipendenza del 1866 siarruola volontario nei Bersaglieri combattendo in Trentino agliordini del generale Medici del Vascello. Viene decorato di M.A.V.M.dopo la battaglia di Custoza e termina la guerra col grado di tenentenel Regio Esercito. Sua madre è la maestra Caterina Cappellari,nipote del vescovo di Concordia, parente di numerosi ecclesiasticifriulani e insignita Medaglia d’Oro dal Ministero della PubblicaIstruzione. Dopo il matrimonio i due coniugi, entrambi insegnantielementari, si trasferiscono per lavoro a Ospedaletto, venendoapprezzati per onestà, senso del dovere, laboriosità einevitabilmente educano i loro sei figli (Michele, Paolo, Tarcisio,Luigi, Anna e Maria) ad amare Dio e la Patria. Non a caso trannePaolo – caduto in combattimento a soli 19 anni sul monte Tomba nel1917 – tutti gli altri abbracciano la vita consacrata. Il piccoloTarcisio matura presto la decisione di farsi sacerdote e nel 1899 èavviato a Verona presso l’Ordine dei pp. Stimmatini. Conseguita lalicenza ginnasiale, nel 1903 emette i voti di povertà, castità eobbedienza ed è trasferito a Trento. Consacrato nel 1907, èchiamato a prestare servizio militare a Verona. Sergente AllievoUfficiale presso il 2° Rgt. Fanteria nel 1908. Nominato sottotenentedi complemento presso il 1° Rgt. Fanteria nel 1909. Congedato nel1910 si trasferisce a Roma laureandosi in teologia presso laPontificia Università di Sant’Apollinare. Viene ordinato sacerdotenel 1911. Trasferito a Belluno vi rimane fino al 1914 comepredicatore, insegnante nel seminario e redattore del quotidianocattolico L’Amicodel popolo.Richiamato alle armi nel 1915, dopo un corso accelerato a Padovaviene inviato al fronte col grado di tenente, dove spesso si offrevolontario per missioni pericolose al posto di commilitoni padri difamiglia. Non dimentico dei suoi doveri religiosi, spesso celebramessa in trincea e confessa i suoi uomini prima di affrontare ilcombattimento. Merita numerose decorazioni divenendo popolarissimofra le truppe, che lo soprannominano con ammirazione iltenente-prete. Dal maggio 1915 è in forza al 1° Reggimento Fanteria(ma spesso opera alle dipendenze del 2° entrambi parte della BrigataRe). Per un brevissimo periodo durante la convalescenza da una feritaè comandato come giudice presso il tribunale militare di Tolmezzo.Promosso capitano nel 1917 ottiene il comando della compagnia Arditireggimentale, guidando i suoi uomini all’assalto col breviario intasca e il pugnale in mano. Dopo aver combattuto sul Tomba,sull’Isonzo, sul Podgora, sul Carso e sul Piave, in seguito allarotta di Caporetto entra nella GiovaneItalia,una struttura informativa composta in maggior parte da ufficialifriulani operante nei territori invasi. Viene paracadutato più volteoltre le linee nemiche ma il 20 agosto 1918 nel corso dell’ennesimamissione, l’aereo Voisin che lo trasporta si incendia in volo perun guasto al motore ed atterra in emergenza a Gorgo al Monticano(Treviso), nei pressi del Livenza. Ustionato e ferito, fugge nellecampagne circostanti insieme al tenente Lorenzetti e al sergentepilota Prudenza, giungendo dopo vari giorni di cammino a San Stino diLivenza, dove uno dei suoi fratelli, don Michele Martina, è parrocodel paese. Nascosti i commilitoni fra la popolazione civile, grazieal sergente boemo Hlosech e al tenente triestino Dean, avversi alladominazione asburgica, ottiene documenti di viaggio contraffatti. Il23 agosto si sposta a Marengo sfuggendo alla gendarmeria ed alcontrospionaggio austriaco. Quattro giorni dopo viene recuperatoinsieme ai due compagni in una palude presso Caorle, da unidrovolante italiano avvisato con un segnale convenuto in precedenza.Torna al combattimento nei ranghi della Brigata Re. Congedato allafine del 1918, lascia l’uniforme grigioverde per l’abito talare.Viene destinato a Milano come vicario presso la costruenda parrocchiadi Santa Croce, nel quartiere popolare dell’Acquabella. Nel 1919costituisce l’Associazione Reduci di Guerra Cattolici insieme aideputati del Partito Popolare Italiano Malvestiti, Clerici eBontempelli. Dal 1919 al 1923 su richiesta del vescovo di Milano ècappellano di Avanguardia Cattolica, gruppo paramilitare formatodall’Azione Cattolica a difesa di fedeli e luoghi sacri dallaviolenza delle bande rosse. Partecipa a scontri armati contro ibolscevichi impedendo la devastazione delle chiese milanesi diSant’Eustorgio e San Luigi. Dopo la Marcia su Roma si schieracontro il fascismo. Nominato parroco di Santa Croce dal 1923. Nelgennaio 1924 benedice la bandiera della sezione milanese del P.P.I.alla presenza del segretario nazionale del partito, Alcide DeGasperi. Dopo il delitto Matteotti aderisce al comitato diopposizione al governo Mussolini. Anche a causa del climapoliticamente ostile ottiene dai superiori di partire missionario perla provincia cinese dell’Hobei. Nel 1925 si trasferisce a Roma einizia lo studio della lingua cinese. Parte da Napoli con altrimissionari e dopo un mese di viaggio giunge a Shanghai. Prosegue perTientsin dove al Consolato d’Italia il diplomatico Guido Segre glitributa grandi onori in quanto ex-ufficiale pluridecorato di guerra.Giunto a Pechino vi rimane per tutto il 1926, imparando a parlare escrivere fluentemente in lingua cinese. Operato di mastoidite diffusae otite purulenta, passa i primi mesi del 1927 in convalescenza.Nell’aprile dello stesso anno arriva nella missione dei pp.Stimmatini a Liang-Ko-Chwang (avente giurisdizione su tre prefetturenell’est della provincia dell’Hobei, popolate prevalentemente dacinesi di etnia tartara e religione musulmana) dove nell’arco di 25anni i missionari aprono sei residenze missionarie a Lai-Yuan,Liang-Ko-Chwang, Yishien, Lai-Shui, Shi-Shan-Nan e Kao-She-Chwang,già sedi di minuscole comunità cristiane. Quando nel 1928 lamissione si estende anche sul limitrofo territorio impervio emontagnoso del San P’uò, vi si reca regolarmente intraprendendolunghi viaggi a piedi e in bicicletta per battezzare i numerosicatecumeni nonostante le strade pericolose e infestate da briganti.Per essere più vicino ai fedeli adotta la lingua, lo stile, leusanze, i costumi, persino il cibo della popolazione locale. Nellostesso anno quando il p. superiore Luigi Fantozzi è colpito daangina pectoris e rimpatriato per motivi di salute, p. TarcisioMartina è chiamato a prenderne il posto. Nel 1930 costruisce laresidenza di Yishien su un terreno acquistato da privati nonostantel’ostruzionismo delle autorità locali e vi si stabilisce. Neglianni successivi crea dal nulla un seminario, una chiesa, un collegiofemminile e uno per l’infanzia, ospedali, ospizi, cinque dispensarimedici, ottantasette scuole. Il numero dei cristiani passa da 1.500 apiù di 8.000 e vengono consacrati quindici sacerdoti cinesi. Nel1936 è promosso monsignore e nominato Prefetto Apostolico. Nel 1937il Giappone inizia una guerra non dichiarata alla Cina, invadendoneil territorio. Nel mese di settembre anche Yishien viene occupata eresta in mano ai nipponici sino all’agosto 1945. Il comportamentodelle truppe del Sol Levante verso i sacerdoti cattolici si mantienenel complesso corretto e tollerante. Ma a partire dal 1939 l’operamissionaria viene forzatamente ridimensionata in quanto molte scuolesono distrutte per cause belliche o requisite per alloggiarvi letruppe. Dopo lo sciagurato armistizio dell’8 settembre 1943 imilitari giapponesi vedono con crescente sospetto gli italiani,ritenendoli traditori e possibili spie degli angloamericani. La zonaè infestata dai comunisti che alla fine delle ostilità, non piùcontrastati dagli occupanti, crescono rapidamente di numeroinsediandosi saldamente in una zona montuosa al confine tra leprovince dell’Hobei e dello Shansi. Nel giugno 1945 mons. Martinaviene sequestrato in strada dai partigiani rossi (che rapiscono euccidono gli avversari politici agendo in abiti civili secondo imetodi dei GAP italiani) e trattenuto in prigionia 44 giorni insiemeai sacerdoti Primo Carnevali e Francesco Chow, catturati pochi giorniprima a Lai-Shui. Liberato sulla parola il 15 settembre 1945, tornasotto stretta sorveglianza a Yishien, ormai occupata dai comunisti.Per ben 17 mesi sacerdoti e fedeli cattolici subiscono ogni generedi violenze, sopraffazioni e abusi, sotto la costante minaccia dideportazione. L’8 febbraio 1947 un forte contingente di truppenazionaliste cinesi entra a Yishien, liberando temporaneamente lacittà. Il 24 giugno, in seguito a un violento contrattacco comunistala popolazione al completo sceglie di seguire i soldati di Chiang KaiShek in ritirata verso est. I più validi si mettono in cammino apiedi, in bicicletta, su carri agricoli o con veicoli di ogni tipo.Vecchi, bambini e malati sono evacuati grazie a camion militari GMC.Ultimo a lasciare la città è proprio il Prefetto Apostolico, cheporta in salvo gli arredi sacri e pochi effetti personali grazie auna vettura messa a disposizione dagli ufficiali del comando piazza.Dopo una sosta a Lai-Shui, consapevole della precaria situazionemilitare, mons. Martina organizza un convoglio di civili diretti aPechino su sette sgangherati autocarri noleggiati a caro prezzo. Inmancanza di meglio ottiene che missionari, suore, orfanelle e servitù vengano temporaneamente alloggiati nei locali dell’Ambasciatad’Italia. Nel 1948 su raccomandazione del Nunzio Apostolico, inprocinto di abbandonare la capitale cinese al seguito del legittimogoverno nazionalista, assume ufficiosamente le funzioni di custodedei locali dell’ex- Delegazione Apostolica, sita nel sobborgo diNaitsefu. Nel 1949, dopo l’occupazione comunista della città e laproclamazione della Repubblica Popolare Cinese, ospita di suainiziativa in un’ala dell’edificio molti profughi di variaprovenienza. Nel 1950 nonostante le crescenti persecuzionianticristiane e le ricorrenti espulsioni di missionari stranieri, conl’intenzione di organizzare un seminario minore per i seminaristicinesi profughi da Yishien e Fen-Yang, sfratta gli sfollati. Uno diessi, delatore della polizia comunista, denuncia mons. Martina alleautorità con il falso pretesto del furto di una bicicletta avvenutoben 17 anni prima. Dopo una perquisizione il religioso è messo agliarresti domiciliari. Nell’ottobre 1950 viene accusato dicomplicità con l’italiano Antonio Riva e altri stranieri di varianazionalità in un presunto attentato alla vita di Mao. Si tratta diuna montatura architettata nell’ambito della violenta campagnaxenofoba scatenata dal leader comunista contro tutti gli stranieriancora presenti a Pechino. In particolare i missionari cristiani sonoconsiderati un pericoloso ostacolo alla penetrazione del comunismo intutti gli ambiti della società cinese. Tra il 10 e il 20 febbraio1951 mons. Martina è sottoposto a lunghi interrogatori e costretto ascrivere la propria biografia dall’età di dieci anni. Il suopassato militare e le missioni effettuate oltre le linee durante laGrande Guerra lo rendono sospetto di spionaggio agli occhi degliinquirenti. Il 12 maggio 1951 è tradotto presso il carcerepreventivo di Peitang con l’accusa di spionaggio in favore diGiappone, Cina Nazionalista, Stati Uniti e Vaticano. Il 17 agosto1951 è condannato all’ergastolo dal tribunale speciale del popolo.L’italiano Riva e il giapponese Yamaguchi sono condannati a morte,il francese Vetch, l’italiano Gerli, il tedesco Genthner e ilcinese Ma-Hsin-Ching a cinque o dieci anni di reclusione. Internatoin una prigione di massima sorveglianza e sottoposto al carcere duro,è rinchiuso in una piccola cella con altri ergastolani cinesi,ammanettato con le mani strette ai polsi dietro la schiena, cibo pocoe ripugnante, proibizione assoluta di fare il segno della croce inpubblico, celebrare messa, fare la comunione e confessarsi. A causadelle manette arrugginite tenute in permanenza per mesi, sviluppa unagrave infezione ai polsi che costringe i carcerieri a spostarglielealle caviglie. Nel primo anno di carcerazione è obbligato afrequentare per otto ore al giorno corsi di “rieducazione sociale”consistenti in studio degli scritti di Marx e lettura dipubblicazioni di propaganda comunista. Ogni due mesi nell’ambitodelle sedute di autocritica gli viene imposto di mettere per iscrittouna dettagliata autobiografia valutando gli eventi alla lucedell’ideologia marxista. L’intento espresso apertamente dai suoicarcerieri è quello di sottoporlo al lavaggio del cervello eindottrinarlo politicamente. Inoltre poiché le sue condizioni disalute sono incompatibili con i lavori pesanti cui sono soggetti glialtri forzati, come pena sostitutiva gli viene imposto di fabbricarealmeno mille scatole di cerini al giorno. Scarcerato il 26 dicembre1954 in seguito a domanda di grazia presentata dai familiari, vieneespulso dalla Repubblica Popolare Cinese e consegnato alle autoritàbritanniche al confine con la colonia di Hong-Kong. Grazie aiconfratelli stabilitisi in Thailandia, sosta per qualche mese inquella nazione al fine di ristabilirsi in salute in quantoestremamente provato dai lunghi anni di prigionia. Rimpatria inItalia il 26 gennaio 1955, venendo ricevuto all’aeroporto diRoma/Ciampino dalle autorità militari, civili e religiose. In quellaoccasione rilascia una lunga intervista alla RAI. Portato in trionfocome martire della fede, si reca a parlare della sua esperienza diprigioniero dei comunisti in numerose località italiane.Ecclesiastici ed esponenti locali della DC non nascondono di volerlo sfruttare a fini come propagandistici per orientare in sensoanticomunista le masse cattoliche. Nel 1956 visita le comunità deipp. Stimmatini negli Stati Uniti e in Canada. Ma in tutte leoccasioni pubbliche pur non nascondendo violenze ed erroridell’ideologia comunista, mons. Martina si astiene dall’attaccaredirettamente il governo e il popolo cinese, forse sperando di evitareulteriori rappresaglie del regime di Pechino contro i cattolicicinesi. Nonostante le ripetute richieste di udienza inoltrate inVaticano, Pio XII rifiuta di riceverlo e si limita ad inviargli unabreve e fredda lettera formale, forse ritenendolo non abbastanzaanticomunista. Ciò ne segna di fatto la fine della carrieraecclesiastica. Frustrato nel desiderio di tornare alla vitamissionaria all’estero e ormai privato di ogni incarico diresponsabilità, trascorre gli ultimi anni a Verona, alternandoall’attività di predicatore e confessore quella di insegnante diteologia e geografia. Tarcisio Martina muore nella comunitàreligiosa di S. Leonardo, nei dintorni della città scaligera, lanotte tra l’11 e il 12 novembre 1961.
    ________________________________________________


    INSIGNITODELLE SEGUENTI ONORIFICENZE:


    M.A.V.M.
    (MOTIVAZIONEDEL CONFERIMENTO NON REPERITA)
    Podgora,novembre 1915
    ___________


    M.A.V.M.
    Audacecomandante di una compagnia di assalto, con l’esempio e con laparola trascinava i suoi reparti all’attacco di forti postazioninemiche. Ferito ad una spalla e ad una tempia, prima di ritirarsi dalcombattimento continuava ad incitare i suoi soldati fino alraggiungimento della meta prefissa.
    SanMarco, 23 maggio 1917
    __________


    M.A.V.M.
    Soldatodella Chiesa e della Patria, fervente dello stesso impaziente zelo diservire l’una e l’altra, preferiva il fucile alla cura delleanime e dei corpi. Cuore degno dei sacerdoti martiri delRisorgimento, dopo aver riportato in tre anni di trincea, due feritee la medaglia d’argento al valore, si offriva per un’audaceimportantissima missione. Fra estremi pericoli e avventurose vicende,con ardimento pari all’intelligenza, riusciva a trarre in salvo sée i compagni, conseguendo notevoli risultati, di ciò solo dolente -di non aver potuto - per imprevedibili e insormontabili ostacoli -seguire appieno il mandato, ciò solo smanioso - di ritentare latemeraria prova.
    Piave,18 agosto 1918
    __________


    Crocedi Guerra al V.M.
    Comandantedi battaglione, lo guidava con perizia e valore all’assalto di unaforte postazione nemica, occupandola dopo lunga e tenace lotta ecatturando armi e prigionieri.
    Concadi Alano, 24-30 ottobre 1918
    ___________


    Cavalieredell’Ordine di Leopoldo del Belgio
    Peressersi distinto per valore, coraggio e abnegazione durante l’attuale campagna.
    Fronteitaliano, febbraio 1918
    ____________


    Distintivoda ferito(2 conferimenti)
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    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

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