SOLDATO MIETITORE


Sei tornato, in licenza: e nel tuo campo
la falce impugni in cambio del moschetto,
ma la tua fronte, nuda sotto il lampo
del sole, reca il solco dell’elmetto.


Vieni tranquillo a mietere il tuo grano,
soldato che difendi la tua terra,
contadino che torni di lontano,
arso dal sole ed arso dalla guerra.


Anche la morte miete ciecamente
le vite, là, sul campo di battaglia.
Tu sei tornato: e, sotto il sole ardente,
passi in un mare d’oro che ti abbaglia.


Dalla tua fronte gocciola il sudore
e nella mèsse la tua falce brilla ;
mordi, con fame di lavoratore,
il pane e bevi all’ànfora d’argilla.


O mietitore, il tuo sudore è santo,
benedetta è da Dio la tua fatica.
Sei due volte soldato: e levi un canto
di guerra, nel recidere la spica.


La curva falce trema nel tuo pugno
contratto e sembra farsi più tagliente …
O mietitore, allo spirar di giugno
torni al tuo posto, torni combattente.


Lavori e canti … Ma perché sobbalzi
e inchiodi a terra gli occhi scrutatori?
Un serpe ti ha sfiorato i piedi scalzi
e si dilegua, fra le stoppie e i fiori …




Mail tuo brònzeo tallone, con vigore,
lo schiaccia: il serpe guizza in agonia …
Similmente, o soldato, il tuo valore
schiacci il turpe nemico. Così sia.


(Poesia di Pasquale Ruocco pubblicata nel maggio 1943 sul Marc’Aurelio)