Risultati da 1 a 1 di 1

Discussione: Roma 1937, Vento Divino all'Aeroporto del Littorio

  1. #1
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
    Data Registrazione
    Nov 2019
    Messaggi
    816

    Roma 1937, Vento Divino all'Aeroporto del Littorio

    All’inizio del 1937 un esemplare del nuovo velivolo Mitsubishi Ki 15 Karigane, nato da precise specifiche militari come ricognitore a lungo raggio per la forza aerea dell’esercito imperiale, fu acquistato dal quotidiano giapponese Asahi Shimbun e ricevette la immatricolazione civile J-BAAI. L’intenzione dichiarata dai proprietari della maggiore concentrazione editoriale nipponica era realizzare a fini pubblicitari un raid aeronautico che avesse risonanza mondiale e rappresentasse nel contempo un gesto di amicizia e buona volontà verso il popolo britannico. Se l’impresa di volare da Tokyo a Londra nel minor tempo possibile in occasione della solenne incoronazione del nuovo re Giorgio VI fosse riuscita, si sarebbe trattato del primo record aeronautico ottenuto da piloti giapponesi – quindi non bianchi – oltretutto a bordo di un moderno monoplano monomotore con struttura metallica e rivestimento in alluminio ultrasottile, concepito e realizzato totalmente in Giappone nel più stretto riserbo. L’espansionismo nipponico non nascondeva che le sue mire egemoniche sull’Asia puntavano ad estrometterne in futuro le potenze coloniali europee e l’imperialismo americano. In un periodo nel quale le grandi sfide aeronautiche erano esclusivo appannaggio di europei e statunitensi, rappresentando sia un simbolo di progresso industriale che di potenza militare (si pensi solo alle ricadute economiche e di immagine del volo solitario di Lindbergh o delle trasvolate di massa di Italo Balbo per le rispettive nazioni), la riuscita del raid Tokyo-Londra rivestiva una importanza non trascurabile per l’opinione pubblica mondiale. Oltretutto l’esercito imperiale aveva tutto l’interesse a verificare sul campo robustezza e affidabilità di motore e cellula realizzati per uso militare con metodi industriali allora innovativi per l’industria nipponica. Il Ki 15 venduto alla Asahi Shimbun era addirittura il secondo prototipo uscito dalle catene di montaggio della Mitsubishi nel mese di marzo del 1937, alla cui consegna l’esercito aveva appositamente rinunciato. La preparazione al raid e il decollo avvennero presso l’aeroporto militare Tachikawa, sede dagli anni trenta di una unità valutativa della tecnologia aeronautica nemica che rimase attiva fino al 1945 studiando e volando aerei catturati a cinesi, russi, francesi, olandesi, britannici e statunitensi. Pilota e navigatore prescelti per l’impresa erano essi stessi esperti collaudatori passati per l’occasione nei ruoli dell’aviazione civile. Vista la scarsa autonomia il piano di volo prevedeva numerosi scali tecnici per il rifornimento di carburante lungo la rotta Tokyo-Taipei-Hanoi-Vientane-Calcutta-Karachi-Bassora-Baghdad-Atene-Roma-Parigi-Londra. Il Mitsubishi Karigane Ki 15, che recava sulla livrea argento/blu la immatricolazione civile J-BAAI e i simboli del gruppo editoriale Asahi Shimbun, era stato ribattezzato Kamikaze cioè Vento Divino. Si involò dall’aeroporto di Tachikawa, presso Tokyo, alle ore 17.12 di lunedì 5 aprile 1937 con a bordo il pilota Maasaki Iinuma e il navigatore Kenji Tsukagoshi ed prese terra felicemente all’aeroporto di Croydon, presso Londra, alle ore 15.30 di venerdì 9 aprile 1937. La distanza di 13.357 km venne coperta in poco più di 94 ore totali, circa 51 delle quali di volo effettivo. Lo straordinario evento aviatorio fece scalpore soprattutto nel mondo anglosassone in quanto il primo nel suo genere concepito e realizzato da una nazione asiatica – il Giappone – la cui popolazione per quanto avesse alle spalle una civiltà millenaria era in quanto “colored” assimilata agli abitanti delle colonie e dunque disprezzata dai bianchi. Il giornalista aeronautico della rivista specializzata britannica In Flight che ebbe modo di osservare attentamente le caratteristiche tecniche del velivolo da primato, espresse apertamente nell’articolo pubblicato sul numero del 15 aprile 1937, il suo stupore per le tecniche costruttive avanzatissime adottate dagli ingegneri giapponesi. Particolarmente sconcertante per la mentalità dell’epoca fu il fatto che il Ki 15, non fosse una copia su licenza di aerei coevi di produzione americana, ma bensì di produzione totalmente nipponica. Lo stesso motore stellare da 550 h.p. Nakajima Kotobuki III, pur mostrando superficiali somiglianze tecniche con i Pratt & Withney Wasp o Wright Cyclone, era stato concepito e realizzato in Giappone con materiali di qualità non inferiore a quella occidentale. Oltretutto anche la radio e gli apparati di navigazione in dotazione al velivolo erano di produzione totalmente nazionale. Nonostante il crescente allarme tra gli addetti ai lavori, le autorità militari statunitensi e britanniche mostrarono all’epoca un supremo disinteresse per le implicazioni belliche del grande balzo in avanti realizzato dall’industria nipponica. Continuarono a crogiolarsi nel radicato pregiudizio che riteneva i sudditi del Sol Levante una razza inferiore e semi-scimmiesca, capace solo di copiare malamente le realizzazioni occidentali. Si svegliarono dal loro sprezzante torpore solo dopo l’attacco a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, ma ci vollero due durissimi anni di guerra nel Pacifico contro i Mitsubishi “Zero” e gli Nakajima “Oscar” per far comprendere la superiorità tecnica degli aerei nemici e prendere drastiche contromisure. Al razzismo antigiapponese allora imperante può essere attribuito il fatto che i due piloti nipponici all’arrivo a Croydon non trovarono a stringer loro la mano come d’uso il ministro britannico competente Sir Philip Sassoon, bensì un grigio funzionario in sottordine dell’Air Ministry di nome J.C. Galpin, che si limitò a consegnare un breve messaggio di congratulazioni scritto dal suo superiore. Nonostante la stampa dell’epoca sia in Gran Bretagna che in Giappone desse ampio risalto al primo record aeronautico raggiunto dagli aviatori nipponici Iinuma e Tsukagoshi, la Fédération Aéronautique Internationale (FAI), unico organo ufficialmente preposto a comprovarlo, si guardò bene dal farlo e nei suoi archivi non vi è traccia del record, dei nomi dell’equipaggio, della sua nazionalità, del tipo di velivolo, della sua sigla di immatricolazione o della data del volo. Oltretutto la lista dei record aeronautici ottenuti nel corso dell’anno 1937 pubblicata all’epoca dalla FAI non fa cenno alcuno del volo Tokyo-Londra. Tale congiura del silenzio è da attribuirsi esclusivamente al fatto che la federazione aeronautica era allora monopolizzata dei bianchi. Comunque sia i due aviatori si trattennero in Gran Bretagna fino a dopo l’incoronazione di Giorgio VI e poi intrapresero il viaggio di ritorno verso il Giappone, seguendo a ritroso la rotta dell’andata. Il 23 aprile 1937 il Mitsubishi Ki 15 J-BAAI fece tappa all’Aeroporto del Littorio (rinominato nel secondo dopoguerra Roma-Urbe), dove l’equipaggio ricevette le felicitazioni dell’ambasciatore giapponese presso il Regno d’Italia, Sugimura, delle autorità aeronautiche italiane e di una rappresentanza della comunità giapponese residente a Roma. Dopodiché i due aviatori nipponici passarono in rassegna uno schieramento di equipaggi e velivoli della Regia Aeronautica. Vista la vicinanza ideologica tra l’Italia fascista e il Sol Levante, sfociata nell’adesione del Giappone al Tripartito in funzione antisovietica, l’evento venne ampiamente documentato dall’Istituto Luce. Una volta giunti in patria, Iinuma e Tsukagoshi vennero festeggiati come eroi nazionali e ricevettero una decorazione dall’Imperatore Hiro Hito per la positiva riuscita dell’impresa aeronautica. L’aereo J-BAAI fu utilizzato in seguito come corriere postale per l’Asahi Shimbun tra le varie zone dell’Impero, finché di ritorno dalla Cina venne colto dal maltempo a Taiwan e costretto a un atterraggio di fortuna. Considerato non riparabile, fu riportato a Tokyo ed esposto nell’atrio del palazzo dove aveva sede l’Asahi Shimbun, finché nel 1944 fu distrutto dalle bombe americane. A sostituirlo nella propria flotta aerea privata, utilizzata anche per gli spostamenti dai vari fronti dei corrispondenti di guerra, il colosso editoriale nipponico acquistò un secondo velivolo dello stesso tipo, immatricolato J-BAAL. Anche i due aviatori protagonisti del raid Tokyo-Londra non sopravvissero alla 2^ guerra mondiale. Il pilota Maasaki Iinuma morì accidentalmente in Cambogia l’11 dicembre 1941, maciullato dalle pale dell’elica di un aereo in rullaggio sull’aeroporto di Phnom Penh. Il navigatore Kenji Tsukagoshi scomparve invece nel 1943, precipitando con l’aereo sul quale era imbarcato, durante un volo di guerra sull’Oceano Indiano.
    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    • Per poter visualizzare questa immagine devi essere registrato o fare il login


    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

Permessi di scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •