La polizia nazionale nipponica (da non confondersi con la famigerata polizia militare Kempeitai) dopo la firma del trattato di resa e l’occupazione americana dell’arcipelago giapponese nell’agosto 1945, passò sotto la giurisdizione del nuovo governo militare di occupazione. Mantenendosi generalmente salda e disciplinata in obbedienza alla richiesta dell’imperatore Hirohito di “sopportare l’insopportabile” disonore della sconfitta, continuò ad esercitare le proprie funzioni di tutela dell’ordine pubblico e polizia giudiziaria, favorendo una transizione il meno traumatica possibile da un orientamento sociopolitico ad un altro radicalmente differente. Come già avvenuto alle formazioni di polizia di Italia e Germania, dopo una rapida epurazione dei vertici più compromessi, gran parte della truppa rimase al servizio degli occupanti venendo riqualificata come polizia civile in attesa di reclutare e addestrare personale ideologicamente affidabile. Le prime istruzioni date via radio e gli ordini dati da MacArthur alla delegazione giapponese che si recò in aereo sull’isola di Le Shima per concordare le modalità di sbarco dei primi contingenti di Marines sul suolo del Giappone, mirarono a rendere ben riconoscibili le forze di polizia differenziandole dalle FF.AA. imperiali destinate ad essere rapidamente disciolte. Per evitare malintesi o incidenti, in tutte le Prefetture vennero rapidamente prodotti in proprio bracciali bianchi con stampate in rosso le lettere CP, che significavano CIVIL POLICE. L’urgenza di fornirli ai dipendenti causò in alcune Prefetture la difformità dei caratteri europei utilizzati allo scopo. Inizialmente vi furono alcune reticenze perché non tutti gli ufficiali e gli agenti in servizio ritennero opportuno indossarli, considerandoli una imposizione lesiva del proprio onore, ma dopo lo sbarco in forze degli americani in territorio metropolitano e l’insediamento del governo militare, il tradizionale senso dell’obbedienza ebbe la meglio. Disciplinatamente gli agenti cercarono subito di comunicare con i vincitori mediante un frasario bilingue giapponese-inglese stampato in gran numero dal Comando Generale di Tokyo. Quasi da subito disimpegnarono pattugliamenti, servizi di guardia e operazioni a tutela della popolazione civile affiancandosi alle varie unità di MP. Già verso la fine del 1945 si aprirono i reclutamenti del nuovo personale, con metodo e ideologia radicalmente rinnovati. In quella occasione fu introdotto un nuovo bracciale bianco (stavolta con scritta bilingue in nero) recante la dicitura CIVIL POLICE sormontata dagli ideogrammi aventi lo stesso significato. Nei primi mesi del 1946 il processo di rinnovamento anche uniformologico fece un deciso passo in avanti, con la proibizione di indossare la bustina da campo (identica nella forma a quello del disciolto Esercito Imperiale), sostituita dal berretto rigido. Poco dopo fu imposto anche l’abbandono della tradizionale giubba coi gradi sulle controspalline – ritenuta troppo militaresca – in favore di una nuova giacca a collo aperto di taglio civile, dando così vita alla nuova uniforme di servizio, che con successivi aggiornamenti viene indossata ancora oggi dai poliziotti del Sol Levante. Il bracciale bianco bilingue fu abbandonato solo nel 1952, dopo la ratifica del Trattato di San Francisco che pose termine all’occupazione militare da parte degli Stati Uniti del territorio metropolitano (escluse Okinawa ed Iwo Jima, isole strategiche sedi di basi militari), restituendo finalmente al Giappone lo status di nazione pienamente indipendente.
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