Caporetto sta come rovinosa sconfitta al Regio Esercito Italiano, così come a mio parere, Canne sta all'esercito della I^ Repubblica Romana.
Due atroci sconfitte per il tributo di caduti, prigionieri e sbandati da parte dei vinti ma soprattutto per il pesante risvolto psicologico negativo che avrebbe potuto minare l'esito finale della guerra.
Ma ci sono dei momenti o delle fasi nelle guerre che se non vengono prontamente sfruttati dai vincitori, possono mandare all'aria la vittoria appena conseguita.
Se a Caporetto, però, il Regio Esercito fu in grado, in poche settimane, di consolidarsi in una efficace linea di difesa sul Piave, al prezzo di interi reparti sacrificati in battaglie di contenimento (vedi battaglie di Monte Ragogna e Pozzuolo del Friuli), dopo la battaglia di Canne, Roma era letteralmente al tappeto. Annibale, il cartaginese vincitore a Canne, pur esortato dai suoi comandanti, indugiò ad attaccare direttamente Roma e pagò a caro prezzo, anni dopo, questa tattica attendista.
Oggi è il 2 Agosto e ricorre appunto l'anniversario della battaglia di Canne, avvenuta nel 216 a.c. nel corso della II guerra punica. Non scendo nei particolari ma la tattica messa in campo dal condottiero cartaginese Annibale continua ancor oggi ad essere oggetto di studi alle scuole di guerra.
Roma mise in campo per la prima volta, un esercito di ben 8 legioni (4 erano di truppe alleate), oltre a cittadini romani, genti da ogni parte d'Italia, per fare una similitudine, come nelle trincee della 2^Armata sulle rive dell'Isonzo nel 1917, prima dell'offensiva austro-tedesca che la travolse.
Roma voleva uno scontro risolutivo contro l'esercito cartaginese di Annibale, che aveva dimensioni molto più ridotte, ma che aveva già riportato contro Roma tre significative vittorie al Trebbia, al Ticino e al Lago Trasimeno.
E nella piana di Canne, in Puglia, a pochi km da Barletta, Roma subì quella che passò alla storia come una delle più devastanti e sanguinose sconfitte, una vera e propria carneficina di legionari. Si parla tra i 50000 e 70000 uomini uccisi.Tra cui il console Emilio Paolo, 2 questori, 29 tribuni, 80 senatori o aspiranti tali (tutti questi volontari). Quelli che sopravvissero, rimpiansero tutta la vita di non essere stati ammazzati anche loro quel giorno, perchè portarono il peso di quella sconfitta per il resto della loro vita.
Furono chiamati i legionari cannensi, raggruppati in 2 Legioni V e VI, relegati poi in Sicilia, senza congedo, senza paga, senza licenze, con il divieto di tornare sul suolo italico e di essere impiegati in operazioni belliche.
Nel 1938, su un'altura che domina la zona degli scontri, fu eretta una colonna di 3 metri, sulla cui base sono incisi dei versi in greco di Polibio "Uomini valorosi e degni di Roma" e una frase in latino di Tito Livio "Nessuna altra stirpe non sarebbe stata annientata, da così grande peso di disfatta".
Tra i sopravvissuti alla battaglia, c'era un giovane tribuno romano, già scampato 2 anni prima alla sconfitta del Ticino, aveva 19 anni, cercò di organizzare il raggruppamento dei legionari scampati all'eccidio, a Canosa.
Nel 210 a.c. sarà inviato in Spagna e in soli 3 anni riconquisterà tutte le terre cartaginesi. Finchè nel 202, come console, andrà ad affrontare Annibale in terra d'Africa, a Zama, impiegando anche le legioni cannensi che gli tributarono ogni onore per aver dato loro quell'opportunità di riscatto che aspettavano da 14 anni.
Il nome di quel console ormai 35enne, scampato alla sconfitta di Canne, era Publio Cornelio Scipione detto poi l'Africano.
E del suo elmo, la terra italica, si cinge ancora la testa.
Perdonate forse le mie inesattezze storiche, mi premeva ricordare questa data e soprattutto volevo "condividerla" con voi.
Un abbraccio a tutti e apprezzo le eventuali correzioni a questo pezzo di storia militare romana.