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Discussione: Film: In quei giorni - Ricordi di un'automobile (1947)

  1. #1
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    Film: In quei giorni - Ricordi di un'automobile (1947)

    Titolo italiano: In quei giorni
    Titolo originale: In jenen Tagen
    Regia: Helmut Käutner

    Cast:
    Gert E. Schäfer
    Erich Schellow
    Winnie Markus
    Werner Hinz
    Karl John
    Erich Weiher

    Genere: Drammatico

    Nazionalità: Germania
    Anno: 1947
    Durata: 111 minuti
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    Trama
    Da qualche parte della Germania nel 1947. In uno sfasciacarrozze improvvisato tra le macerie di una fabbrica bombardata Willi e Karl, due giovani e amareggiati reduci di guerra, lavorano duramente recuperando dalle carcasse dei veicoli militari distrutti i pezzi di ricambio in buono stato. Rivenderli è per loro l’unico modo per sopravvivere nei tempi grami del secondo dopoguerra tedesco. Per caso in una pausa del lavoro i due amici affrontano un argomento molto serio, se nella Germania ormai sconfitta e occupata esistano ancora persone degne, e se ne siano mai esistite anche sotto il nazismo. Inaspettatamente nella loro discussione si intromette – inascoltata da loro ma ben udibile dagli spettatori – la voce di un oggetto inanimato, la macchina che stanno letteralmente smontando pezzo a pezzo in quel momento – una piccola Opel decappottabile mod.1933 – che da quel momento diviene la voce narrante del film e il raccordo tra i vari episodi che lo compongono. Quella specifica vettura è nata (o per meglio dire uscita dalla catena di montaggio) proprio il 30 gennaio 1933, giorno dell’insediamento di Hitler nella cancelleria di Berlino. E dunque può a suo modo raccontare le vicende accadute nei dodici anni del Reich millenario nazista ai molti proprietari che la guidarono in quel periodo drammatico. Si susseguono sei episodi ambientati nel recente passato, tutti legati in qualche modo alla presenza dell’automobile che li presenta e li commenta brevemente con la sua voce fuori campo.

    · Una donna mondana e aristocratica abbandona il giovane e facoltoso fidanzato per seguire un altro uomo più maturo, impegnato politicamente ma costretto a fuggire esule oltreoceano dopo la vittoria elettorale del nazismo.
    · Una ragazzina scopre per caso la relazione tra la madre ed un amico di famiglia celebre pianista e compositore, ma quando quest’ultimo subisce gli strali della censura nazista come autore di musica degenerata e gli viene impedito di lavorare, ne ha pietà e decide di non consegnare al padre le prove dell’avvenuto adulterio.
    · Una anziana coppia di coniugi – lui cristiano e lei ebrea – proprietari di un modesto negozietto, pur non essendo direttamente coinvolti nella notte dei cristalli rimangono sconvolti dalla marea montante delle persecuzioni antisemite. Prevedendone gli esiti tragici, si vedono proporre un divorzio consensuale pur di mettere al sicuro almeno il coniuge “ariano” e mantenere la proprietà dell’attività commerciale. Ma dopo trent’anni di vita in comune non ne hanno il coraggio e trovano l’unica via di uscita possibile per restare insieme, suicidandosi col monossido di carbonio.
    · La moglie di un giornalista misteriosamente svanito senza lasciare tracce gira in auto per la città, rivolgendosi invano alle autorità in cerca di notizie. Infine viene a sapere che l’uomo faceva parte di una rete di resistenza antinazista con legami all’estero ed era stato catturato e ucciso dalle SS dopo feroci torture. Coinvolta suo malgrado è costretta a sua volta a fuggire in cerca di scampo.
    · Durante un interminabile e pericoloso viaggio notturno in macchina lungo una pista nella steppa innevata infestata dai partigiani sovietici, un giovane e inesperto tenente appena trasferito in Russia dalla Francia ascolta i racconti del suo anziano autista. E si convince pian piano che la sconfitta tedesca nella campagna bellica all’est è ormai inevitabile.
    · Una giovane operaia, un tempo cameriera in casa di una anziana nobildonna, saputo che il figlio di costei è fra gli alti ufficiali fucilati per rappresaglia dopo l’attentato ad Hitler tenta di mettere in salvo l’ex padrona dalla vendetta nazista nascondendola presso amici in campagna. Ma le due donne vengono identificate per caso da un poliziotto troppo zelante.
    · Nel caos delle ultime settimane di guerra un portaordini infrange tutti i regolamenti pur di portare in salvo una giovane madre tedesca e il suo neonato, in fuga dalle regioni orientali ormai invase dall’Armata Rossa, ma rischia a sua volta di finire fucilato dalla Feldgendarmerie.

    Il film si finisce con i due reduci Willi e Karl che concludono che in fondo più che essere persone degne conta impegnarsi meglio che si può per tentare almeno di esserlo, e con rinnovata lena si rimettono al lavoro, terminando la demolizione della Opel decappottabile, primo passo sulla via della ricostruzione postbellica tedesca.
    _____
    La pellicola risale al 1947 ed è uno dei primi film prodotti nella Germania postbellica, più propriamente in questo caso dalla società Atlantis, operante nel territorio di occupazione francese. Non si tratta propriamente di un film di guerra, quanto di un film con un evidente sottotesto politico che avrà nei decenni successivi ampio spazio nella futura Germania Ovest cioè quella della giustificazione assolutoria del popolo tedesco “moralmente sano” dalle gravissime responsabilità politico-militari, di fatto addossate esclusivamente ai nazisti dipinti in modo postumo come una banda di pazzi degenerati. Impostato in modo classico, si presenta come un film a episodi slegati tra loro (nonostante alcuni degli attori presenti in un episodio a volte compaiano brevemente in un altro) ed è di conseguenza molto meno dirompente e drammatico nel raccontare il difficile periodo postbellico a differenza per esempio del quasi coevo Germania anno zero di Rossellini, troppo crudo, realistico e disturbante per lo spettatore medio tedesco. Anche l’espediente di utilizzare un elemento inanimato come la vetturetta Opel per farne la voce narrante delle storie degli esseri umani che con essa interagirono anche brevemente non è nuova. Si inserisce nella corrente detta “macchinismo” teoria che attribuiva ad oggetti inanimati, proprio perché realizzati col sudore la fatica e la dedizione degli uomini, la possibilità di assorbire da essi proprio come un fluido vitale i valori morali, politici ed etnici tipici del popolo che li creò, fino a raggiungere una qualche forma di autocoscienza. Tale concetto presente in embrione dagli anni venti in alcuni autori futuristi e dell’avanguardia sovietica, fu ripreso varie volte in vari paesi in opere letterarie, teatrali e cinematografiche. In Italia citerò il caso del dramma epico 18 BL portato in teatro da Forzano nel 1936, dove la voce narrante era appunto l’omonimo autocarro che narrava in scena le vicende del popolo italiano viste dalla sua prospettiva. Dalla nascita in Fiat all’epopea coloniale in Abissinia, passando per la grande guerra, la marcia su Roma, le bonifiche pontine, il 18 BL narrava sentimenti emozioni e ideologie da lui condivise negli anni col popolo italiano. Se ne doveva fare un film ma la cosa non ebbe seguito perché l’opera innovativa non fu compresa e venne ripetutamente contestata e fischiata dal pubblico teatrale italiano, evidentemente troppo impreparato e tradizionalista.
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    Nonostante sia del 1947 e sembri lento ai nostri occhi e recitato con uno stile espressivo un po’ troppo da commedia “telefoni bianchi” che era in voga anche in Germania nel decennio precedente, il film ha comunque un suo perché nell’espressività degli attori e nel cast ben azzeccato. Poi il fatto di essere stato realizzato in economia nell’immediato dopoguerra significa che è possibile rivedere le architetture (e le macerie) tipiche delle città tedesche originali dell’epoca bellica, prima dei grandi sbancamenti della ricostruzione e senza l’intervento posticcio di arredatori o effetti speciali. Belle sequenze di automobili ed automezzi funzionanti, sia civili che militari, come nuove e con targhe originali oppure ridotti a rottami ma sempre riconoscibili (Ford, Opel, Horch, BMW, Renault, Citroen, Henschel, Volkswagen e molto altro). Ma originali sono anche divise, vestiti, accessori, acconciature femminili, semplicemente perché non c’erano soldi per farne copie ad uso cinematografico e si ricorreva a materiale vero dato che erano passati solo due anni dal crollo del regime. Solo qualche minimo inserto filmato (la catena di montaggio Opel) proviene da cinegiornali d’epoca nazista, tutto il resto è girato in presa diretta. L’ideale da rivedere col fermo immagine, se ami le quattro ruote d’epoca, o meglio ancora sei un modellista. Se vuoi sapere com’erano fatte in periodo nazista una periferia industriale, una stazione di servizio o una cabina telefonica, com’era lo stile delle insegne dei negozi, dei cartelli indicatori, dei pali della luce e di mille altre minuzie, allora questo è il film ideale. Reperibile in DVD della Beta Film GmbH e distribuito dalla Koch Media con doppiaggio dell’epoca in italiano e opzione sottotitoli in italiano.
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  2. #2
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  3. #3
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  4. #4
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    FOTO 1: La vettura protagonista del film che con voce femminile non udibile dagli umani narra agli spettatori i vari episodi che la coinvolsero tra il 1933 e il 1945
    FOTO 2/3: I due reduci amareggiati che la stanno smontando
    FOTO 4/5/6: La fabbrica bombardata e le carcasse di automezzi (molti dei quali di origine francese)
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