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Discussione: 65° anniversario della Battaglia di Nikolajewka

  1. #1
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    65° anniversario della Battaglia di Nikolajewka

    Il 26 gennaio saranno passati esattamente 65 anni da quel giorno che per molti significò la salvezza e purtroppo per altrettanti la fine della speranza; intendo inserire in questo topic, ovviamente con l'aiuto di chi interverrà*, il numero maggiore di informazioni su quello che accadde quel giorno; inoltre cercherò di seguire il più possibile il programma delle manifestazioni in modo da poter fare un bel reportage.



    Nella mia tesina di diploma descrissi così quel giorno:
    "Quando le avanguardie provenienti da Terinkina (a nord di Arnautowo) giunsero nei pressi di Nikolajewka eseguirono subito una ricognizione del terreno.
    Per arrivare al paese bisogna scendere lungo un vasto pendio privo di vegetazione, in fondo al pendio, il terrapieno ferroviario, poi il fiume Valuy (ovviamente gelato) ed infine il centro abitato. Al centro del terrapieno c`era un sottopassaggio, mentre a destra la stazione ferroviaria.
    Per giungere all`abitato si doveva in sostanza percorrere interamente allo scoperto il pendio, superare la ferrovia o attraverso il sottopasso o scavalcando le recinzioni ed infine salire il piccolo pendio dall`altra parte del vallone.
    Alle ore 9.30 del 26 gennaio ci fu il primo attacco: Il Verona da sinistra, il Vestone da destra e la 255a compagnia superstite del Val Chiese doveva puntare alla conquista della stazione; i nostri Alpini scesero lungo il pendio, bersagliati dalle armi automatiche e dalle artiglierie nemiche, ma riuscendo ad arrivare al terrapieno riparandosi; subito dopo proseguì l`avanzata, conquistando importanti posizioni e distruggendo alcuni centri di fuoco: il Verona arrivò al principio del paese, il Val Chiese giunse nei pressi della Chiesa e conquistò la stazione, mentre il Vestone si trovò alle prese con un`intera batteria controcarro che venne poi distrutta dai genieri.
    Dopo un paio d`ore di resistenza in cui tra l`altro la colonna venne bersagliata da ripetuti sorvoli di caccia russi, il Tirano, reduce vittorioso ma decimato dalla battaglia di Arnautowo, venne inviato come appoggio al Vestone; in seguito arrivarono d`appoggio anche la cp. Comando dell`Edolo ed i superstiti del Morbegno e del Gruppo Conegliano.
    Vedendo questo massacro, il Capo di Stato Maggiore del C.A.A. Gen. Martinat, al grido "Edolo!" (da recluta fu assegnato al Btg. Edolo) partì con un piccolo gruppo di uomini all`assalto, ma venne ferito mortalmente ai piedi del terrapieno.
    Col passare delle ore si capiva sempre più che servivano nuove forze, ma l`arrivo del Btg. Edolo e del Gruppo Valcamonica, che erano di retroguardia, era fortemente ritardato dall`enorme massa di sbandati, che evitava di abbandonare le piste per non finire nella neve alta; una volta che le tre compagnie dell`Edolo giunsero nell`area dei combattimenti, il Gen. Reverberi, comandante della Tridentina, disse al Magg. Belotti comandante dell`Edolo: "Se l`Edolo non ce la fa a rompere, resteremo qui inchiodati e finiremo tutti assiderati".
    Partì impetuoso l`attacco dell`Edolo: la 51a cp a destra, la 50a a sinistra e la 52a di rinforzo con l`appoggio della 110a cp armi d`accompagnamento, del Bergamo e del Valcamonica.
    I reparti avanzarono, ma conquistare il paese con così pochi uomini era impossibile; l`ora del tramonto si avvicinava e passare una notte gelida all`addiaccio e circondati dai russi avrebbe voluto significare la fine.
    Fu allora che il Gen. Reverberi, salito su uno dei pochi semicingolati tedeschi rimasti attivi lanciò quel grido che divenne poi il simbolo dell`epico ripiegamento dalla Russia: "TRIDENTINA AVANTI!".
    Fu così che quel grido riecheggio nelle bocche di tutti che, seguendo l`esempio del loro valoroso comandante, partirono all`assalto, mentre l`Edolo continuava a combattere impetuosamente e senza mai indietreggiare.
    Partirono all`attacco tutti, la relazione del Gen. Reverberi su quei fatti dice testualmente:
    " Questo nuovo rabbioso impeto ha dell`epico perché chi non ha più cartucce combatte con le bombe a mano, chi non ha più bombe combatte all`arma bianca; perché l`artigliere lascia il pezzo che non ha più munizioni per essere Alpino fra gli Alpini, perché il conducente lascia il mulo per sostituire il compagno caduto ed imbraccia il fucile ".
    I russi asserragliati nella città* ebbero sgomento nel vedere quell`immensa massa scendere verso di loro e sentendo le urla dei soldati decisi a sfondare l`accerchiamento anche a costo di perdere la vita.
    Dopo dieci ore di accaniti assalti, i nostri soldati riuscirono a sfondare, costringendo il nemico ad una disordinata ritirata, lasciando sul posto armi, mezzi e vettovagliamento: l`accerchiamento era stato rotto.
    Dopo la conquista dell`abitato scesero verso le case anche tutti gli sbandati che occuparono immediatamente il paese.
    I giorni successivi alla battaglia furono caratterizzati da sparuti attacchi di partigiani, fino quando ai primi di febbraio si arrivò nelle nostre linee arretrate, dove i nostri soldati poterono trovare medicamento ed almeno un minimo di cibo.
    Le Divisioni Vicenza, Julia e Cuneense, o meglio i loro resti, seguirono un tracciato alternativo a quello della colonna della Tridentina, ma le loro speranze di rientro in Italia furono vanificate a Valujki, dove lo stesso sbarramento che proseguiva a sud di Nikolajewka, impedì loro di passare."


    Inquadramento geografico fatto con l'ausilio di Google Earth



    Foto di Livenka e del più famoso sobborgo di Nikolajewka trovate su un sito russo















    Altre foto relative alla battaglia prese qua e là* in rete.

    Al centro il Col.Signorini (Comandante del 6° Rgt Alpini che morì di crepacuore al rientro nelle linee amiche), a destra la MOVM Gen.Div. Luigi Reverberi)


    Il celebre sottopassaggio del terrapieno ferroviario



    ...CONTINUA...
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  2. #2
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    Attendo impaziente![8D]
    Al mondo ci sono persone che sanno tutto. E purtroppo, questo è tutto quello che sanno.

  3. #3
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    Stupendo Alpino X,aspetteremo le tue integrazioni.

  4. #4
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    Molto bella la tesina e altrettanto bello il servizio.
    Bravo.
    [ciao2]
    luciano

  5. #5
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    Complimenti,Alpino X.Inoltre è una battaglia molto importante nella storia del R.E.I.,e come tale bisogna giustamente tributarle il giusto e doveroso tributo.Purtroppo in quella battaglia persero la vita molti nostri compratrioti,ma purtroppo la guerra è anche questo.Attendo ansioso come tutti le integrazioni con le quali vorrai integrare il topic.
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  6. #6
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    Un piccolissimo contributo sperando possa andare bene.
    Quella di Nikolajewka non è una battaglia, ma il lugubre canto di morte di 55.000 uomini su 65.000 effettivi, spietatamente distrutti nell`atroce freddo della steppa russa nel gennaio 1943, in una vicenda insensata ed altissima che nessuna penna riuscirà* mai a rendere del tutto a chi non c`è stato.
    E` probabile che la somma di sofferenze, la terribile varietà* di morte incontrata dagli alpini della Tridentina Julia, Cuneense e dai fanti della Vicenza, non abbia alcun riscontro in altre guerre, recenti o remote e che nessun gruppo di armati, mai, abbia dato altrettante prove di una così ostinata volontà* di sopravvivere, in condizioni altrettanto spaventose.
    A Seliakino si sfonda, ma non sempre succede così,
    L`intero comando della Julia o quel che ne rimane viene catturato a Valujki meta del ripiegamento da Podgornoje assieme ad un considerevole nucleo di soldati della divisione,
    Il comando dell`8° Armata durante la tragica marcia apprende che Valujki è occupata da ingenti forze nemiche e cerca di indirizzare la colonna su Nikolajewka.
    La Tridentina, Cuneense e Vicenza naturalmente quel che ne rimane obbediscono, la Julia invece non riceve l`ordine e continua nella vecchia direzione.
    Il resto maggiore della colonna deve ancora aprirsi la strada, dopo Seliakino, a Nikolajewka, Warwarowka e Malakejewa; tre "cancelli" che falciano vite umane senza pietà*.
    A Warwarowka, e nel giro brevissimo di un`ora nel gelo di una notte infame, il Morbegno con altri aggregati, viene sorpreso e completamente sterminato da un potente nucleo di carri sovietici.
    Ad Arnautowo. Il 26 gennaio il Tirano corre la stessa sinistra avventura, l`intero battaglione carica alla disperata perde 360 dei 700 uomini andati all`attacco di un costone in salita con la neve a mezza gamba e riesce a passare.
    Per quasi tutti Nikolajewka è l`ultima battaglia forse la più dura, senz`altro la più sanguinosa.
    Secondo Egisto Corradi vi morirono da quattro a seimila soldati, ossia da un terzo alla metà* di tutti coloro che vi parteciparono attivamente .
    In realtà* fu una carneficina , solo pochi minuti iniziali il comando potè avere un relativo controllo poi fu il caos più disperato nel quale potè accadere che Rigoni Stern " il sergente nella neve" entrasse in un`isba di Nikolajewka, nel pieno della battaglia trovandovi sette od otto soldati russi a sedere qua o là* ognuno con la sua scodella di zuppa.
    Rigoni Stern rimase di pietra esattamente come gli altri, poi disse "Ho fame datemi un po` di zuppa", gli venne tesa mangiò probabilmente con lo stomaco contratto, ed uscì senza che nessuno degli altri fiatasse e appena fuori della porta ricominciò a sparare contro altri russi che correvano lungo il canalone.
    Si cercò di imbastire un attacco coordinato essenzialmente con i resti dei battaglioni alpini Val Chiese, Vestone, Edolo e Tirano: ben misera cosa di fronte alle forse tre divisioni sovietiche che avevano chiuso il "cancello".
    Ma in realtà* narra Corradi , Nikolajewka non fu una battaglia da testo militare.
    Dopo le sue prime fasi organiche sul piano tattico, essa divenne una carica, una grandiosa carica a piedi, una carica gonfia d`impeto, ma anche estremamente disordinata e sanguinosa.
    Fu praticamente l`ultima delle sette o otto maggiori battaglie combattute nella sacca.
    Nikolajewka può veramente essere definita l`ultimo "cancello" di fuoco, l`ultimo cancello prima della libertà*.
    Questo anche se la sacca durò diversi altri giorni e almeno un paio di volte la colonna dei superstiti rischiò ancora di essere definitivamente intrappolata.

    Cartina


    A destra il Generale Luigi Reverberi e con lui il colonnello Paolo Signorini.


    Fra le case in fiamme del villaggio di Seliakino gli alpini della Tridentina transitano nella lunga e disperata marcia verso la salvezza ad occidente


    Italiani a Nikitowka il 25/1/43 il corpo alpino che difendeva il Don aveva ricevuto il 16 gennaio l'autorizzazione a iniziare il ripiegamento


    Alpini durante la ritirata. Dei circa 60.000 uomini accerchiati nella sacca di Nikolaiewka soltanto 10.000 riuscirono a sfuggire il 31/1/1943



    Alpini della Tridentina feriti o con gli arti congelati.


    ....e non è finta qui dopo alpinox comunque....
    luciano

  7. #7
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    Bel topic Alpino x! un ottimo lavoro, e con un ottimo seguito direi, ottimo Luciano!
    DANIELE
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  8. #8
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    Grazie a tutti per i complimenti ed a cocis per l'integrazione [^].
    La prima immagine postata da cocis secondo me ha la didascalia errata, infatti quella rappresenta lo schieramento nostro sul medio Don prima del dicembre '42, infatti da dicembre, con il ripiegamento delle Divisioni di Fanteria Torino, Pasubio, Celere, Sforzesca, Ravenna e Cosseria, la Julia fi spostata a sud del Corpo d'Armata Alpino, per abbozzare una specie di fianco difensivo, nella zona Novo Kalitva-Selenij Jar, mentre il suo posto in linea fu preso dalla sgangherata Vicenza.
    L'ordine ufficiale di ripiegamento per il Corpo d'Armata Alpino fu dato il 16 gennaio '43, fino ad allora nessun reparto russo era riuscito a sfondare nel suo settore, la Julia si confermò "Divisione di ferro" e le sorelle Tridentina e Cuneense con la Vicenza non cedettero di un metro. Mi va di proporvi ciò che mi racconta spesso mio nonno (51^cp dell' "Edolo") di quel giorno: "Era il 16 gennaio ed il tenente arriva al caposaldo e ci dice che iniziamo a ripiegare, però a me ed alla mia squadra venne affidato il compito di retroguardia e mascheramento per proteggere la colonna in ripiegamento: tutte le "fortune" le ho avute io... Quella notte fu una cosa fuori di testa, io dico che a mettere in piedi una pertica l'avrebbero colpita proiettili da tutte le parti, cambiammo più volte la canna al Fucile Mitragliatore Breda, sento ancora il caldo dei bossoli che mi picchiavano sulla coscia. Verso mattina avvenne il dramma: dal troppo calore (nonostante la temperatura esterna) la canna si era fusa ed era impossibile cambiarla, dovemmo continuare con i '91 e le bombe a mano. Finalmente qualche ora dopo arrivò il tenente e ci disse che potevamo ripiegare anche noi; raggiungemmo il grosso a Podgornoje."
    Lì iniziò per la Tridentina la anabasi furibonda che la portò a vincere una serie impressionante di battaglie fino alla tragica e gloriosa Nikolajewka.
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  9. #9
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    Quanto dici può essere e se lo dici tu lo è certamente sei molto più a conoscenza di me anche se io ho avuto un piccolo dubbio iniziale infatti non ho tagliato di proposito la scritta.
    Interessante il racconto del nonno.
    Bravo ottimo topic.
    [ciao2]
    luciano

  10. #10
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    Ottima integrazione,Cocis ed ottimo Alpino X che sta dimostrando per l'ennesima volta tutta la sua passione competenza e dedizione verso gli Alpini.Bravi entrambi!!!
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