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Discussione: La Battaglia di Stalingrado

  1. #81
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    Citazione Originariamente Scritto da Die Nadel

    Beh, si aspettava una tua integrazione sui reparti antiaerei femminili sovietici Valchiria [][innocent][][innocent][]
    Grazie per i complimenti [:I][:I][:I].

    Saluti
    Die Nadel

    Mi spiace dettagli particolarmente interessanti non ne ho.
    Ho un'amica di vecchia data che abita a S.Pietroburgo,ma il padre era nell'esercito.
    Non ho mai accettato il suo invito ad andare la',ma forse quest'estate potrei fare ricerche in loco.
    Quando posso integro.
    I complimenti erano dovuti,il lavoro molto ben fatto.
    Ciao.
    Val
    VALCHIRIA76
    ad excelsa tendo
    ne' con speranza ne' con paura

  2. #82
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    ad integrare questo bel topic che vedo
    solo due notizie..
    ci fu nelle truppe tedesche (inizialmente si pensò ad un virus) una serie di morti inspiegabili..
    vennero trovati morti decine e decine (nel primo periodo, poi sempre di più..) uomini privi di ferite o forme di congelamento..
    col tempo e le analisi sui corpi si giunse alla conclusione che era la mancanza di proteine, unitamente al fattore termico (freddo) che consumava, nel vero senso della parola, gli uomini..insomma morivano di stenti..oltre che per tutto il resto..

    un'altra cosa..se fate caso alla famosa foto della resa tedesca, in cui l'uomo in mimetica bianca, l'unico che porta la bandiera attorniato da una massa di soldati inebetiti e angosciati..ebbene in quel frangente uno dei generali Russi che si distinguerà* poi nella presa di Berlino.. urlò a quella massa di uomini..anche Berlino diventerà* così! (riferito allo stato di distruzione della città* di Stalingrado)..come del resto avvenne!

    ciao
    digjo
    Ciao
    digjo

  3. #83
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    Ciao Digjo due notizie interessanti, si in un primo momento si credeva fosse un "virus".
    Quella della frase gridata non la ricordavo.
    [:253]
    luciano

  4. #84
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    Beh, la morte di stenti era risaputa nell'area di Stalingrado, ad assedio inoltrato, assieme alla fame, al freddo, al tifo(questo ne ammazzava forse più del freddo), alla dissenteria, al congelamento, alle infezioni non assistite, wcc.
    In sè i caduti di Stalingrado per la maggior parte morirono per queste cause piuttosto che per i proiettili sovietici, quelli che poi scamparono a tutto questo e si arresero non sopravvissero ai gulag in siberia, hai lavori forzati nelle miniere di piombo di Kolima, alle barbarie dei loro carcerieri.
    Ricordiamoci che solo 6.000 uomini rientrarono in patria della 6°Armata distanziata a Stalingrado.

    Saluti
    Die Nadel
    Komm mein Schatz, denn wir fahren nach Croce D’Aune

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  5. #85
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    Re: La Battaglia di Stalingrado

    Alla vigilia del 66° anniversario della fine dei combattimenti ricordiamo questo evento, tantopiù che un nostro caro amico che vi prese parte è venuto a mancare di recente.

    Saluti
    Die nadel
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  6. #86
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    Re: La Battaglia di Stalingrado

    Citazione Originariamente Scritto da Die Nadel
    Alla vigilia del 66° anniversario della fine dei combattimenti ricordiamo questo evento, tantopiù che un nostro caro amico che vi prese parte è venuto a mancare di recente.

    Saluti
    Die nadel

  7. #87
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    Re: La Battaglia di Stalingrado

    Queste sono alcune lettere tratte dal libro "Le ultime lettere da Stalingrado" che mi è stato prestato da qualche giorno
    Prima è necessaria una premessa:
    Queste lettere dal giorno della loro spedizione dalla sacca di Stalingrado, sono passatela tutte le stazioni della burocrazia tedesca.
    Da esse si voleva conoscere lo "stato d`animo nella fortezza di Stalingrado".
    L`ordine di sequestro partì dal quartiere generale del Fuhrer e venne trasmesso all`ufficio centrale della censura militare.
    Quando l`ultimo aereo proveniente dalla sacca si posò a Nowotscherkassk, furono subito sequestrati 7 sacchi di corrispondenza.
    Era il gennaio del 1943.
    Le lettere furono aperte e furono cancellati l`indirizzo ed il mittente, poi furono rimesse al comando superiore dell`esercito, suddivise secondo il contenuto e la tendenza, così il reparto informazioni provvide alla classificazione statistica "dello stato d`animo" formando 5 gruppi.

    Favorevoli alla condotta della guerra 2,1 %
    Dubbiosi 4,4 %
    Sfiduciati, contrari 57,1 %
    Decisamente contrari 3,4 %
    Senza opinione precisa, indifferenti 33,0 %

    Dopo il controllo e la rilevazione statistica, insieme a tutti gli altri documenti riferentesi a Stalingrado, in tutto 5 quintali di materiale, furono affidati ad un ufficiale con l`incarico di redigere un`opera documentaria sulla battaglia del Volga.
    Ma il linguaggio dei documenti consentiva una sola interpretazione, così il libro fu proibito come "insopportabile per il popolo tedesco" secondo la decisione del ministro della propaganda.
    Gli originali delle lettere passarono quindi nell`archivio dell`esercito a Potsdam, dove erano stati trasferiti per sicurezza pochi giorni prima della resa di Berlino e si salvarono in tal modo sino ai giorni nostri.
    Alcune lettere in sintesi.
    ----------------------------------------------
    .....così ora tu lo sai che non tornerò.
    Dillo con riguardo ai nostri genitori.
    Sono profondamente sconvolto e dubito veramente di tutto.
    Un tempo ero fiducioso e forte, ora sono piccolo e sfiduciato.
    Non mi si può far credere che i camerati muoiano con sulle labbra la parola "Deutshland" o "Heil Hitler".
    Si muore questo sì , non si può negarlo, ma l`ultima parola è per la mamma o per la persona più cara, oppure è solo un grido di aiuto.
    Ne ho già* visti cadere e morire a centinaia e molti appartenevano come me alla Hitlerjugend, ma tutti, se ne erano ancora capaci, chiamavano aiuto, o invocavano il nome di chi però non poteva aiutarli.
    Il Fuhrer ci aveva fermamente promesso di farci uscire di qui, ci è stato detto a voce alta e noi ci abbiamo creduto fermamente.
    Lo credo anche oggi, perché devo pur credere a qualcosa.
    Lasciami questa fede, cara Greta, io ho creduto tutta la mia vita o almeno 8 anni di essa, sempre al Fuhrer e alla sua parola.
    E` spaventoso come siamo incerti qui.
    Se non è vero ciò che ci fu promesso, allora la Germania è perduta, perché in questo caso nessuna parola potrà* mai più essere mantenuta.
    Oh, questi dubbi, questi terribili dubbi, se si dissolvessero presto!
    --------------------------------------------
    ................da questa maledetta città* ti ho già* scritto ventisei volte e tu mi hai risposto diciassette lettere ora ti scrivo ancora una volta e poi mai più.
    Ecco l`ho detto cercando di formulare questa frase in modo di non farti tanto male.
    Mi congedo da te perché la decisione è già* stata presa.
    Ci siamo rispettati e amati, ma la guerra ci ha diviso.
    E` il tempo che può rimarginare la ferita per il mio mancato ritorno.
    In gennaio avrai 28 anni, è ancora un`età* molto giovane per una donna tanto bella, ed io sono contento di averti sempre potuto fare questo complimento.
    Sentirai molto la mia mancanza, ma non sfuggirai gli altri per questo.
    Lascia passare un paio di mesi, ma non di più.
    Gertrud e Claus hanno bisogno di un padre.
    Non dimenticare che devi vivere per i figli, non darti tanta pena per il loro padre.
    I bambini dimenticano in fretta, soprattutto alla loro età*.
    Guarda bene all`uomo che scegli, stà* attenta ai suoi occhi e a come stringe la mano, come abbiamo fatto noi e non sarai delusa.
    Una cosa soprattutto: educa i bambini a diventare gente che può camminare a testa alta e che può guardare in faccia tutti.
    Ti scrivo queste righe con il cuore pesante.
    Del resto tu non mi crederesti, se ti dicessi che mi è facile scrivere così, ma non ti preoccupare , non ho paura di ciò che avviene.
    Ripetilo sempre e continuamente e anche ai bambini, quando saranno più grandi, che il loro padre non è mai stato un vigliacco e che anche loro non dovranno esserlo mai.
    -----------------------------------------------------
    .................Mia carissima, penso sempre a te.
    Anche oggi andando a prendere il rancio ho pensato a te, alle buone cosette che tu mi preparavi sempre.
    Anche le mie calze sono completamente a pezzi e non riesco a liberarmi da questa tosse.
    Non ci sono pastiglie.
    Forse potresti mandarmi dello sciroppo, ma non usare una bottiglia di vetro.
    Anche tu sei raffreddata?
    Copriti sempre bene.
    C`è abbastanza carbone? Vai da .............., lui ha avuto del legno da me per i suoi mobili, ora dovrebbe darti del carbone in cambio.
    Qui non ho festeggiato il Natale, ero fuori con il camion, ci siamo impantanati perché avevamo sbagliato strada.
    Ho fatto il proponimento di festeggiare il Natale insieme a te, l`anno prossimo e ti regalerò qualcosa di veramente bello.
    Attorno a noi non ci sono che russi e di qui non possiamo cavarcela, finchè non verrà* Hitler a tirarci fuori.
    Ma non devi dirlo a nessuno.
    Dovrà* essere una sorpresa.
    ---------------------------------------------------
    ..........Caro papà* la divisione è pronta per la grande battaglia, ma la grande battaglia non ci sarà*.
    Oggi ci hanno detto che possiamo scrivere.
    Per uno che conosce la situazione, significa che lo possiamo fare ancora per quest`ultima volta.
    Tu sei colonnello, caro papà* e dello Stato Maggiore, tu sai cosa significa tutto questo e mi risparmierai quindi spiegazioni che potrebbero sapere di sentimentalismo.
    E` la fine, penso che possa durare ancora circa 8 giorni, poi l`anello si chiude.
    Non voglio indagare sui motivi pro e contro la nostra situazione, sono del tutto insignificanti ora, ma vorrei dire soltanto: non cercate presso di noi le ragioni di questa situazione, ma presso di voi e presso colui che ne è responsabile.
    Tenete la testa alta! Tu papà* e quelli che sono della tua stessa opinione, state all`erta, che non succeda ancora di peggio alla nostra patria.
    L`inferno del Volga vi sia di ammonimento.
    Ma torniamo al presente.
    Della divisione siamo rimasti in 69 uomini abili.
    Bleyer è ancora vivo ed anche Hartlieb, il piccolo Degen ha perso tutte e due le braccia.
    Abbiamo ancora due mitragliatrici e 400 colpi e un lanciagranate con 10 granate.
    Per il resto, solo fame e stanchezza.
    Berg è uscito fuori con 20 uomini, senza aspettare l`ordine.
    Meglio sapere in tre giorni come va a finire, che in tre settimane, non si può dargli torto.
    Puoi essere certo che tutto finirà* in modo decente è un po` presto a trent`anni lo so.
    Niente sentimentalismi , una stretta di mano a Lydia e Melene, un bacio alla mamma e a Gerda.
    Per il resto saluti a tutti gli altri.
    Mano all`elmetto, papà*, il tenente........prende congedo da te.
    -----------------------------------
    .......noi le comparse della stupidità* personificata, cosa ne ricaviamo dalla morte eroica?.
    Ho impersonato la morte sulla scena una cinquantina di volte, ma era solo teatro e voi sedevate sulle sedie di velluto, lì davanti e la mia interpretazione della morte vi sembrava sapiente e veritiera.
    E` impressionante riconoscere come il teatro avesse poco a che fare con la morte.
    La morte doveva sempre essere eroica, entusiasmante, trascinatrice, per un fine grande e convincente.
    In realtà*, qui, cos`è?, un crepare, un morire di fame, di gelo, nient`altro che un fatto biologico.
    Cadono come mosche e nessuno pensa a loro, nessuno li seppellisce.
    Giacciono dappertutto qui attorno senza braccia, senza gambe, senz`occhi, coi ventri squarciati.
    E` una morte bestiale che poi un giorno sarà* nobilitata su zoccoli di granito con "guerrieri morenti", con la testa o il braccio fasciati.
    Si scriveranno inni, romanzi e si intoneranno canti gloriosi.
    E nelle chiese si diranno le messe.
    Io non voglio più averci a che fare con queste cose, perché non mi sorride affatto l`idea di andare a marcire in una fossa comune.
    ---------------------------------------------------
    .......stamattina sul campo Hannes mi ha persuaso a scriverti.
    Questa lettera l`ho sempre rinviata, pensando che l`incertezza fosse sì tormentosa, ma contenesse sempre un barlume di speranza.
    Pensavo anche alla mia sorte ed ogni notte sono entrato nel sonno portandomi dietro l`incertezza della nostra situazione.
    Già* tre volte avrei potuto giacere sotto terra, ma sarebbe stato sempre all`improvviso, di sorpresa, senza preparazione.
    Ora è diverso, da stamattina conosco il verdetto e mi sento tanto più libero e anche tu devi essere liberata da questa incertezza angosciosa.
    Mi sono spaventato, quando ho visto la carta, siamo completamente isolati, senz`aiuto dal di fuori, Hitler ci ha lasciati.
    Questa lettera parte ancora se l`aeroporto è ancora in nostre mani, siamo al nord della città*.
    Anche gli uomini della batteria lo intuiscono ma non lo sanno chiaramente e in modo certo come me.
    E` così dunque che si prospetta la fine.
    In prigionia Hannes ed io non ci andiamo, ieri ho visto quattro uomini fatti prigionieri dai russi, dopo che la nostra fanteria ha ripreso l`avamposto.
    No in prigionia non ci andiamo.
    Quando Stalingrado cadrà*, tu lo sentirai e lo leggerai e, allora saprai che io non ritorno
    luciano

  8. #88
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    Re: La Battaglia di Stalingrado

    molto toccante leggere queste lettere dove in alcune si può percepire una punta di amarezza dovuta al perchè sono stati abbandonati o perchè cosi giovani devono morire. anche quella che dice alla moglie di riaccompagnarsi x dare un padre ai bambini è molto ma molto emozionante, chi sa in quale stato d'animo erano sti poveri diavoli!!!!
    da quanto si può capire nella lettera sembrerebbe quasi che il papà* colonnello dello stato maggiore faceva parte della resistenza.
    affrontare l'impari lotta contro l'ocupante con tutte le conseguenze di sacrifici e di sangue che comportava, o rinunciare, per un lungo periodo di tempo, alla prospettiva di indipendenza nazionale e alla conquista di un regime democratico

  9. #89
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    Re: La Battaglia di Stalingrado

    Si Ivan anche a me ha dato questa impressione, che il padre comunque non condividesse certe decisioni prese molto in alto.
    Comunque mi lascia un pò perplesso che il figlio sapendo sicuramente che la posta veniva controllata, abbia scritto quelle parole.
    luciano

  10. #90
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    Re: La Battaglia di Stalingrado

    Ciao a Tutti,
    grazie all'aiuto di un mio caro amico dei tempi del modellismo, sono riuscito a recuperare il testo di un lavoro di ricerca su Stalingrado, che feci e scrissi (2001/2002) per il notiziario del club cui appartenevo e che questo amico ne gestiva l'aspetto informatico.
    Spero sia di interesse
    al momento posto la prima parte in due trance, per la seconda ci devo rilavorare sopra, percui ci vorrà* un pochino di tempo.

    Ciao
    Roberto

    La morte doveva sempre essere eroica, entusiasmante, trascinatrice, per un fine grande e convincente. In realtà*, qui cos`è ?
    Un crepare, un morire di fame, di gelo, nient`altro che un fatto biologico, come il mangiare e il bere. Cadono come mosche e nessuno pensa a loro, nessuno li seppellisce.
    Giacciono dappertutto qui attorno senza braccia, senza gambe, senz`occhi, coi ventri squarciati. Si dovrebbe girare un film per render impossibile "la più bella morte del mondo".
    E` una morte bestiale che poi un giorno sarà* nobilitata su zoccoli di granito con guerrieri morenti,
    con la testa o il braccio fasciati .

    Brano tratto da una lettera di un soldato tedesco impegnato nella battaglia di Stalingrado. Queste missive erano state sequestrate dalla censura militare perché considerate disfattiste e demoralizzanti, sono state ritrovate a guerra finita e pubblicate nel volume "Lettere da Stalingrado" Einaudi 1958.

    LA STORIA

    ï?ï?*Dall`invasione dell`Unione Sovietica a Stalingrado

    Già* al tempo in cui scrisse il Mein Kampf, Hitler individuava nei bolscevichi il nemico principale per il nazionalsocialismo e pensava ai territori dell`est come sacca di riserve alimentari, industriali e di mano d`opera, ridotta praticamente in schiavitù, tutto per sfamare il potente e glorioso Reich germanico.
    Pertanto già* dall`inizio del conflitto Hitler aveva le idee abbastanza chiare sul da farsi, prima di tutto riprendersi quei territori da sempre considerati parte integrante della Germania, vedi Danzica (Polonia), Austria, Cecoslovacchia.
    Poi portare il più lontano possibile il fronte occidentale dai confini tedeschi, stipulando un trattato di non aggressione con Stalin, al fine di operare con una certa tranquillità* e soprattutto con i rifornimenti garantiti (a tal proposito è bene rammentare che fino all`inizio dell`Operazione Barbarossa, i russi garantivano puntualmente alla Germania rifornimenti sia alimentari che petroliferi, del resto anche gli Stati Uniti d`America fino a Pearl Harbour rifornivano di petrolio la Germania, vedi la Esso).
    Unico, ma sostanziale intoppo al programma di Hitler furono i Balcani, idea partorita dall`alleato italiano Mussolini che ritardò di alcuni mesi l`Operazione Barbarossa, in quanto Hitler dovette accorrere in aiuto dell`esercito italiano trovatosi in serie difficoltà*, questo ritardo fu cruciale per i tedeschi, in quanto nella loro marcia verso Mosca si trovarono bloccati nel più brutto e freddo inverno che la storia registrò.
    Per la storia dell`Unione Sovietica il 22 giugno 1941 è l`inizio di una fase nuova, una data seconda per importanza solo all`insurrezione dell`ottobre ‘17. Alle quattro del mattino un poderoso schieramento di forze armate, centonovantuno divisioni, di cui centocinquantatre tedesche, investì l`intera frontiera occidentale dal Baltico al Mar Nero. L`URSS non aveva cercato quello scontro, semmai aveva fatto tutto il possibile per evitarlo. In Asia si combatteva dal 1937, in Europa dai primi giorni del settembre 1939, con l`invasione della Polonia. Francia e Inghilterra risposero dichiarando guerra alla Germania. Dopo la firma del patto sovietico-tedesco, l`URSS era invece rimasta in disparte. Stalin era troppo sospettoso per fidarsi di un qualsiasi interlocutore o di un documento diplomatico. Il motivo, della sorpresa dell`aggressione tedesca, è da ricercarsi nel fallimento della politica staliniana che nel patto con la Germania aveva trovato la sua espressione, il crollo del fragile schermo che essa aveva messo a protezione dell`URSS.
    Il disastro non si realizzo subito, si delineò gradualmente, ma con una progressione assai rapida. All`inizio quel patto sembrò un successo, almeno per quanto riguardava gli interessi dell`URSS. Questa era riuscita fino all`ultimo a tenersi fuori dall`incendio che era esploso in Europa e a regolare nello stesso tempo il conflitto che l`opponeva al Giappone sui suoi confini estremorientali, senza che le principali potenze capitalistiche dell`Europa non si erano schierate contro di essa, come si temeva a Mosca. Anzi, si affrontavano tra loro in uno scontro bellico che si annunciava logorante da ambo le parti. La rapida capitolazione della Polonia e l`accordo con Berlino avevano consentito all`URSS di riprendersi agevolmente quei territori che la Polonia le aveva strappato nel ‘21 e di ristabilire una propria presenza militare nei piccoli stati baltici alle sue frontiere.
    Con la Germania quello che all`inizio era un semplice patto di non aggressione divenne dopo un mese un più impegnativo trattato di amicizia e di frontiera. Tanto che i rapporti erano migliori con la Germania, che con Francia e Inghilterra. La prima seria incrinatura venne con la guerra di Finlandia che, mal concepita politicamente e militarmente, si saldò con un bilancio negativo per l`URSS. Dopo tre mesi di operazioni belliche tutt`altro che brillanti (dicembre ‘39 - febbraio ‘40) l`URSS concluse la pace accontentandosi di concessioni territoriali modeste, che sarebbero poi andate perdute in poche settimane con l`aggressione tedesca. Fu comunque molto più alto il prezzo pagato in termini politici dall`URSS, il conflitto con la Finlandia alimentò rancori e accrebbe il sentimento antibolscevico, l`espulsione dalla moribonda Società* delle Nazioni ne fu solo l`episodio meno grave. In Francia e in Inghilterra, nonostante il conflitto con la Germania, si discusse l`eventualità* di spedire un corpo di spedizione a fianco dei finlandesi o per attaccare i russi alle spalle bombardando i campi petroliferi di Baku. In parole povere si stava profilando "un fronte comune capitalista" contro l`URSS, minaccia temuta e che Stalin aveva sempre scongiurato. Vincolata dal patto e dalla guerra in occidente la Germania rimase in disparte. Si schierarono però con i finlandesi gli Stati Uniti e l`Italia fascista, alleata di Hitler. Tutto ciò accadeva mentre erano in corso sondaggi e verifiche di pace fra i tre maggiori belligeranti europei. La conclusione della guerra finnica giunse appena in tempo per sventare la minaccia di una vasta coalizione antisovietica.
    Ma un altro male era ormai fatto. L`URSS aveva dato a tutti una pericolosa impressione di debolezza militare. Stalin se ne rese conto, tanto da procedere a un rimpasto nei massimi gradi delle forze armate (il commissario della difesa Vorosilov lasciò il posto a Timosenko). Sostituì perfino il capo di stato maggiore Saposnikov, che non aveva alcuna responsabilità* nel conflitto finnico, aveva infatti suggerito un piano operativo diverso.
    La prima fase, apparentemente riuscita, della collaborazione con la Germania implicò per l`URSS numerose conseguenze negative. Ogni tipo di propaganda antifascista a Mosca cessò di colpo. Le aggressioni naziste non trovarono più condanne, se non quelle generiche che si potevano desumere dalla denuncia di tutti gli imperialismi e della natura rapace.
    Il colpo più duro alla neutralità* sovietica venne dalla capitolazione della Francia, dopo la prima grande offensiva tedesca nella primavera del ‘40, in occidente l`unica potenza contrapposta alla Germania rimaneva la Gran Bretagna, chiusa nella sua isola, dove Churchill aveva sostituito Chamberlain alla guida del governo. La "Battaglia d`Inghilterra" - la battaglia aerea dell`estate tra inglesi e tedeschi - fu seguita a Mosca con molto interesse e rispetto per la Gran Bretagna. Proprio in quelle settimane risalgono le prime manifestazioni segrete dell`intenzione hitleriana di volgere le forze naziste contro l`URSS. Pur non essendone al corrente, il governo sovietico si affrettò a consolidare le sue posizioni annettendo Estonia, Lettonia e Lituania, facendosi consegnare dalla Romania: Bessarabia e Bucovina settentrionale. Infine adottando all`interno del paese i primi provvedimenti di militarizzazione del lavoro.
    Fra l`agosto e il settembre 1940, in accordo con l`Italia fascista, che nel frattempo era entrata in guerra al suo fianco, il governo di Berlino ridisegnò la carta dei Balcani, assegnando la Dobrugia romena alla Bulgaria, gran parte della Transilvania all`Ungheria e offrendo le sue "garanzie" a ciò che restava della Romania, ben presto occupata dalle sue truppe. Le forze tedesche cominciarono a insediarsi anche in Finlandia. Un patto tripartito fu concluso fra Germania, Italia e Giappone - l`Asse Roma-Berlino-Tokio - il cerchio intorno all`URSS si stringeva.
    La situazione dei Balcani e in Finlandia fu l`aspro motivo di contesa durante la visita interlocutoria che Molotov fece a Berlino in novembre. Ribbentrop e Hitler cercarono di turlupinare il sovietico, presentandogli la Gran Bretagna come ormai spacciata e sollecitandolo a partecipare alla spartizione delle spoglie del suo impero, l`URSS doveva orientare le proprie ambizioni verso il Golfo persico e l`India. Molotov restò glaciale, non si interesso a quelle mirabolanti offerte, discusse solo dell`Europa orientale. Manifestò malcontento per le mosse tedesche, arrivò perfino a fare dell`ironia con Ribbentrop, quando entrambi furono costretti a scendere in un rifugio sotto la minaccia di un bombardamento aereo. Lanciò una delle sue poche battute che siano rimaste celebri: "Se l`Inghilterra è finita, perché noi ci troviamo qua sotto ?". La visita fu un completo insuccesso.
    Quando Molotov si recò a Berlino, Hitler in realtà* aveva già* deciso di attaccare l`URSS. Dietro le sue direttive, i progetti di invasione erano in fase avanzata di elaborazione. Il Fuhrer aveva comunicato ai suoi generali che dovevano continuare il lavoro indipendentemente dall`esito dei colloqui coll`esponente sovietico. Il piano di operazioni da lui approvato il 18 dicembre era il famoso "Barbarossa". I preparativi per l`aggressione dovevano iniziare subito, là* dove non erano già* cominciati, ed essere ultimati per il 15 maggio.
    Distruggere la Russia e il sistema sociale-politico che vi si era affermato era sempre stata un`ambizione di Hitler, come aveva anche scritto agli albori della carriera nel libro Mein Kampf. Non ne aveva mai fatto mistero nella sua propaganda di governo, neanche nel ‘39 vi aveva rinunciato, aveva solo accantonato il progetto per prudenza tattica. Ora riteneva di essere abbastanza forte per passare all`azione. I dirigenti sovietici avevano quindi di stare sul chi vive. A questo punto nascono una serie di domande. Furono informati dei piani tedeschi ? Seppero intuirli ? Dal 1956, cioè da quando l`operare di Stalin fu per la prima volta sottoposto a critica aperta, forse nessun problema dell`URSS è stato al pari di questo oggetto di appassionate polemiche. La discussione è stata costantemente rifuocata da contraddittorie testimonianze di protagonisti, oltre che dall`importanza che la questione aveva nella coscienza nazionale.
    La decisione di Hitler apriva nell`Europa in guerra una terribile partita a tre: la Germania all`apice dei suoi trionfi bellici, l`Inghilterra stretta in un assedio mortale, l`Unione Sovietica sempre più isolata. Noi non possiamo, è vero, pensare alle decisioni di allora con la nostra intelligenza di oggi, quando tutte le carte del gioco erano state scoperte. Fatta questa premessa, possiamo formulare ugualmente alcuni giudizi. La segretezza era una componente essenziale dei piani tedeschi, la sorpresa essendo condizione importante per un`operazione che doveva, secondo gli strateghi hitleriani, annientare la resistenza sovietica con un solo colpo nel giro di poche settimane, qualche mese al massimo. Non solo quindi le vere intenzioni di Hitler vennero nascoste, ma l`applicazione dei suoi ordini fu accompagnata da un`azione di mascheramento, così da lasciar intendere che la strategia nazista puntasse sempre su uno sbarco in Gran Bretagna. Autori sovietici hanno evocato questa campagna di "disinformazione" per spiegare i tragici errori di calcolo che furono commessi a Mosca. Giustificazione poco convincente. Hitler faceva il suo mestiere: stava alle sue future vittime sventarne i piani.
    Nascondere la preparazione dell`aggressione non era, del resto, cosa semplice. Irapporti fra Mosca e Berlino peggioravano. Note sovietiche che tentavano di prolungare il negoziato rimasto interrotto con la visita di Molotov a Berlino, restarono senza risposta. La tensione nei Balcani cresceva. Difficile soprattutto era occultare l`enorme concentramento di forze tedesche a oriente che era necessario per l`invasione. Quando dunque i sovietici ebbero sentore delle mosse hitleriane ? Secondo fonti importanti, tra cui il maresciallo Golikov, allora capo dei servizi segreti, sin dal 1940, cioè all`incirca alla stessa epoca in cui anche anche lo spionaggio americano raccolse le prime informazioni. A metà* di quell`anno seppero che il ministero dei Trasporti tedesco doveva presentare allo Stato Maggiore una relazione sulla capacità* delle ferrovie di trasferire truppe dall`ovest all`est. Il 25 dicembre ricevettero un primo rapporto circostanziato sui piani di attacco.
    Queste informazioni segrete si precisarono a partire dal febbraio ‘41, quando anche i preparativi nazisti divennero più intensi:


    ï?ï?*I piani tedeschi della campagna estiva 1942

    Dai memoriali del generale Paulus i piani delle operazioni e le tappe della campagna estiva del ‘42.
    Le osservazioni del generale Paulus sulla campagna estiva del ‘42.

    Anche se in seguito, le varie fasi delle battaglie e dei movimenti delle forze tedesche, saranno ripetute in uno scenario più ampio e complessivo, è bene in questo capitolo di cappello, dare un`idea dei piani bellici e dello schieramento tedesco, affinché la comprensione dell`offensiva primavera-estate del ‘42, che porterà* i tedeschi alle porte della città* di Stalingrado, risulti il più comprensibile possibile.
    Per lanciare un`offensiva decisiva nel settore meridionale del fronte russo, i tedeschi dovevano innanzitutto creare una base di partenza. I preparativi e l`esecuzione delle operazioni preliminari in vista dell`offensiva vennero affidati al comando del Heeresgruppe Suden - Gruppo di Armate Sud, con sede a Poltava e sotto il comando del feldmaresciallo von Bock. Lo schieramento di questo gruppo per l`avanzata, partendo da nord verso sud, era il seguente:
    2a e 4a Armata ungherese - area di Kursk.
    4a Panzerarmee - area di Charkov.
    6a Armata - area a sud-est di Charkov.
    1a Panzerarmee e 17a Armata - area di Stalino.
    8a Armata italiana e 3a Armata romena - in seconda linea dietro alla 1a Panzerarmee e alla 17a Armata.
    La 6a Armata era così composta:
    24° Corpo di Armata - generale von Obstfelder, con 336a e 75a divisione di fanteria.
    17° Corpo di Armata - generale Hollidt, con 384a e 79a divisioni di fanteria.
    7° Corpo di Armata - generale Heitz, con 376a , 389a e 113a divisioni di fanteria.
    XL Corpo di Armata corazzato - generale Stumme, con 3a e 23a Panzerdivision e 29a divisione motorizzata.
    LI Corpo di Armata - generale von Seydlitz, con 44a , 79a e 297a divisioni di fanteria.
    nel LI Corpo di Armata figurano anche due non meglio precisate 294a e 305a divisioni di fanteria.
    Era previsto che l` Heeresgruppe Suden nel corso delle operazioni sarebbe stato diviso in Heeresgruppe A - al comando del feldmaresciallo List e in Heeresgruppe B - al comando del feldmaresciallo von Bock. Il feldmaresciallo Wilhelm List assunse il comando del Heeresgruppe A il 7 luglio 1942 e fu destituito il 10 settembre 1942, non ebbe altri incarichi. Il feldmaresciallo von Bock comandò il Heeresgruppe B dal 7 al 15 luglio 1942 e fu sostituito dal generale von Weichs. La 6a Armata fece parte del Heeresgruppe B fino al 28 novembre 1942. Prima dell`inizio della grande offensiva, il Heeresgruppe Suden doveva creare nella grande ansa del Don una favorevole base di partenza mediante operazioni isolate.
    Il tempo occorrente per preparare e allineare le truppe destinate all`offensiva doveva venire utilizzato per annientare il maggior numero possibile di forze sovietiche e per superare, già* prima dell`inizio dell`attacco principale, i settori vicini al fronte, situati sulla direttiva di marcia a nord del Donez e di Oskol. E le pause fra l`una e l`altra di queste operazioni preliminari dovevano essere utilizzate per riordinare i reparti corazzati ponendoli in posizioni favorevoli.
    All`inizio della primavera 1942 vennero perciò eseguite le seguenti operazioni isolate:
    a) - Attacco della 2a Armata nella penisola di Kerc dall`8 al 20 maggio. Questa azione offensiva doveva creare la base di partenza per il successivo attacco che doveva essere eseguito da ovest in direzione di Temrjuk e Krasnodar in concomitanza con quello delle truppe avanzanti da Rostov verso sud per accerchiare le forze sovietiche a sud di Rostov.
    b) - Attacco della 1a Panzerarmee e della 6a Armata contro Barvenkovo, operazione denominata "Fridericus I", durata dal 17 al 28 maggio.
    Così doveva venire sventata innanzitutto la minaccia che incombeva sui collegamenti fra Dnjepropetrovsk e l`ala meridionale dello schieramento tedesco e sui depositi di materiale bellico costituiti a Charkov dalla 6a Armata.
    In seguito all`offensiva invernale sovietica, oltre il Donez ai due lati di Isjum, era avvenuta una profonda rottura fra la 17a Armata e la 6a Armata. In questa posizione "difensiva" il generale Paulus assume il comando della 6a Armata. Con lo sfondamento operato dai sovietici nel gennaio 1942 nel settore Charkov - Isjum - Barvenkovo e i susseguenti combattimenti, durati fino all`inizio della primavera e nei quali i tedeschi subirono gravi perdite, si creò una situazione difficile che ai primi di maggio fu resa ancora più precaria dagli attacchi russi a est e nord-est di Charkov. Questa città* rischiava di andar perduta.
    Perciò all`Heeresgruppe Sud non sembrò opportuno attendere l`arrivo di tutte le truppe destinate all`offensiva per lanciare l`attacco contro Barvenkovo - operazione "Fridericus I" - . L`intenzione originale di iniziare l`operazione "Fridericus I" soltanto verso la fine di maggio e di farla sfociare nel successivo grande attacco nel gomito del Donez fu quindi abbandonata. L`operazione "Fridericus I" fu iniziata già* il 17 aprile, essa aveva lo scopo di eliminare le penetrazioni sovietiche a sud di Charkov e di arrestare l`attacco delle truppe di Timosenko a est di Charkov. Inoltre doveva venir occupato il settore a ovest del Donez settentrionale nell`area a sud-est di Charkov in previsione del successivo attacco oltre il fiume verso oriente. A questo scopo, con un attacco concentrico da sud e nord, dovevano venir annientate le truppe sovietiche avanzate oltre il Donez in direzione di Barvenkovo.
    c) - Attacco della 6a Armata in direzione di Voltciansk, operazione denominata "Guglielmo", dal 10 al 14 giugno.
    d) - Attacco della 1a Panzerarmee e della 6a Armata contro Kupiansk, operazione denominata "Fridericus II" , dal 22 al 26 giugno.
    Questi due attacchi sfociarono praticamente uno nell`altro. Dovevano creare favorevoli posizioni di partenza sull`ala settentrionale della 6a Armata per il successivo attacco contro il fianco meridionale delle truppe sovietiche schieraste nella zona collinosa a est di Belgorod, e sull`ala meridionale della 6a Armata per l`avanzata del III° Corpo di Armata della 1a Panzerarmee oltre Kupiansk verso sud-est.
    Dopo l`esecuzione di queste due singole operazioni, l`Heeresgruppe Suden aveva il compito di raggiungere i seguenti punti, annientando le forze sovietiche schierate a ovest della linea Rostov-Voronez: con l`ala settentrionale il Don sui due lati di Voronez; con l`ala meridionale e al centro la linea Foce del Donez-Niscne Astachov-Vescenskaja, con una testa di ponte sul Don a sud di Rostov. L`attacco contro Voronez aveva innanzitutto lo scopo di conquistare un tratto del Don, all`incirca da Bogutciar fino alla zona a nord di Voronez, che avrebbe poi dovuto costituire il pilastro per l`ulteriore avanzata nella grande ansa del Don. A est di Voronez, inoltre, doveva venir formata una testa di ponte sul fiume Voromez per creare i presupposti per una successiva avanzata in direzione di Borissoglebsk, qualora gli sviluppi della situazione l`avessero resa necessaria. Per l`esecuzione di questo attacco erano previste le seguenti forze: la 4a Panzerarmee, la 2a Armata, la 6a Armata e la 2a Armata ungherese. In realtà* vennero impiegate solo una parte della 2a Armata ungherese e della 6a Armata. L`attacco fu lanciato il 28 giugno. Dopo che fu raggiunto il Don presso Voronez, la 4a Panzerarmee fu avviata, dietro il fronte della 6a Armata, verso sud, col compito di attaccare, insieme con la 1a Panzerarmee, le armate sovietiche impegnate a est di Rostov. La 4a Panzerarmee non poté però svolgere tempestivamente la propria missione, poiché nel frattempo i russi si erano ritirati da Rostov verso est.
    A metà* di luglio, l`Heeresgruppe Suden venne diviso in due gruppi contraddistinti: Heeresgruppe A e Heeresgruppe B. L`Heeresgruppe A, con la 17a Armata e la 1a Panzerarmee, ebbe l`incarico di raggiungere il Caucaso e di occupare i campi petroliferi di Maikop e Grosny. L`Heeresgruppe B ebbe il compito di proteggere il fianco delle truppe avanzanti verso il Caucaso raggiungendo il Volga ai due lati di Stalingrado, di sbarrare questo centro del traffico e di sottrarre ai sovietici le fabbriche di armamenti. A questo scopo vennero impiegate: la 6a Armata, che si mosse il 23 luglio dall`area a nord-ovest di Kalac per avanzare verso i settori centrale e settentrionale di Stalingrado; la 4a Panzerarmee, che partì da sud-ovest, oltre Kotelnikovo, verso il settore meridionale di Stalingrado. Nei piani iniziali la 4a Panzerarmee era destinata all`avanzata verso il Caucaso. Fu deviata verso nord e aggregata all`Heeresgruppe B con un ordine di Hitler del 30 luglio. Raggiungendo Stalingrado, l`Heeresgruppe B doveva assumere la difesa dell`intero tratto che andava dalla zona a sud di Stalingrado fino alla zona a nord di Voronez. L`Heeresgruppe B di von Weichs dovette infine assumere la difesa di un tratto lungo ottocento chilometri dalla steppa dei Calmucchi fino a Kursk. Per svolgere questo compito, l`Heeresgruppe B aveva a propria disposizione: la 4a Panzerarmee, la 6a Armata, la 2a Armata, la 3a Armata romena, l`8a Armata italiana e la 2a Armata ungherese. La 3a Armata del generale Dumitrescu, fu inserita nel fianco settentrionale della 6a Armata soltanto nell`ottobre del ‘42,
    Per quanto riguarda l`offensiva principale del 1942 nel settore meridionale del fronte, è significativa la conferenza tenuta da Hitler il 1° giugno 1942 nel quartier generale dell`Heeresgruppe Suden a Poltava. Arrivò col suo seguito in aereo dal suo quartier generale nella Prussia orientale per ripartire lo stesso giorno. Erano con lui il capo del OKW - Ober Kommando der Wehrmacht, feldmaresciallo Keitel, il capo del compartimento delle operazioni dell`OKH - Ober Kommando der Heer, maggiore generale Heusinger, l`intendente generale dell`esercito, tenente generale Wagner, nonché alcuni aiutanti di Hitler.
    Alla conferenza parteciparono il comandante in capo dell`Heeresgruppe Suden, feldmaresciallo von Bock, e il suo capo di stato maggiore, generale von Sodenstern. Erano presenti inoltre, per il futuro Heeresgruppe A: tenente generale von Greiffenberg - futuro capo di stato maggiore dell`Heeresgruppe A ; il comandante in capo della 1a Panzerarmee, colonnello generale von Kleist ; il comandante in capo della 17a Armata, colonnello generale Ruoff ; il comandante del 3° Panzerkorps, generale von Mackensen. Per il futuro Heeresgruppe B erano presenti: il comandante in capo della 2a Armata, colonnello generale von Weichs ; il comandante in capo della 4a Panzerarmee, colonnello generale Hoth ; il comandante in capo della 6a Armata, generale Paulus.
    Della Luftwaffe era presente il comandante in capo della 4a Luftflotte, colonnello generale von Richthofen. I comandanti delle armate alleate non erano ancora arrivati.
    Oggetto della conferenza era l`offensiva estiva 1942. Il feldmaresciallo von Bock espose i progetti per l`attuazione delle singole fasi dell`offensiva. Non fu fatto alcun cenno a Stalingrado come obiettivo. Hitler approvò l`esposizione del feldmaresciallo von Bock e dichiarò fra le altre cose: "Se non prendiamo Maikop e Grosny, devo liquidare la guerra". In quell`occasione Hitler mise ancora in evidenza l`energia, con la quale passava sopra a tutti i timori che venivano espressi. Per la campagna estiva del ‘42, in Germania e nei territori occupati, soprattutto in Francia, vennero costituite nuove divisioni e rimesse in sesto divisioni vecchie e logorate.
    Così, all`inizio della primavera e durante le operazioni, queste nuove formazioni entrarono a far parte della 6a Armata: le divisioni di fanteria contrassegnate con i numeri 305, 371, 376, 384 e 389 ; nonché la 23a e la 24a Panzerdivision. Alla 4a Panzerarmee fu assegnata la divisione motorizzata Grossdeutschland. Inoltre le varie forze partecipanti alla offensiva vennero completate in zona operativa con l`invio di riserve e di materiale. Tuttavia il loro numero rimaneva inferiore alle necessità* di conferire la forza necessaria per raggiungere gli obiettivi prefissati. L`OKW corse ai ripari impiegando le truppe degli eserciti alleati. Il problema del loro impiego emerse durante quella fase della campagna e doveva assumere un`importanza densa di conseguenze. In linea di massima dovevano difendere il terreno conquistato dall`esercito tedesco. Soltanto una notevole parte dei romeni, che costituivano il più cospicuo contingente di truppe alleate, fu impiegata in compiti offensivi. L`equipaggiamento e l`addestramento delle truppe alleate erano insufficienti per le esigenze di una grande guerra moderna, specie poi nelle durissime condizioni atmosferiche dell`inverno russo. Nei paesi alleati, inoltre l`invio di truppe sul Volga e sul Don aveva suscitato un profondo malcontento. D`altra parte non deve essere stato facile far capire, per esempio a un soldato italiano, la necessità* di combattere nella steppa in condizioni meteorologiche per lui particolarmente pesanti. Ma la stessa considerazione vale, più o meno, anche per gli altri alleati. La 2a Armata ungherese, comandata dal generale Gustav Jany, era stata costituita racimolando truppe qua e là* in tutto l`esercito magiaro e una parte dei suoi effettivi proveniva da territori annessi all`Ungheria soltanto da poco tempo, all`inizio della primavera del ‘42 la 2a Armata ungherese era formata da una divisione corazzata e nove divisioni leggere. A chiunque sia esperto di considerazioni militari appaiono subito evidenti i difetti di queste formazioni. Tuttavia, in considerazione di queste circostanze, meritano di essere messe in risalto il valore dei soldati e l`abilità* dei comandanti dei reparti romeni inquadrati sotto il comando della 6a Armata, cioè la 20a divisione di fanteria e la 1a divisione di cavalleria, rimaste accerchiate a Stalingrado insieme, appunto, con la 6a Armata. Dopo che ebbero ottenuto le armi pesanti, di cui in genere disponevano i soldati tedeschi, si batterono coraggiosamente, guidati con energia dai loro ufficiali e sopportando stoicamente ogni privazione. La maggior debolezza delle truppe alleate era data però dalla scarsità* degli armamenti, specie per quanto riguardava l`artiglieria, i carri armati e la difesa anticarro. Le promesse di forniture di armi non furono mai mantenute o lo furono solo in parte.
    Le esigenze militari avrebbero consigliato di impiegare i reparti alleati in settori del fronte tranquilli o poco minacciati, oppure nelle retrovie. Se ciò non era possibile, allora avrebbero dovuto affrontare le più agguerrite divisioni sovietiche in prima linea mischiati con reparti tedeschi. Nemmeno questo era possibile per motivi politici. Inoltre, per quanto riguardava rapporti di subordinazione e l`emanazione di ordini, bisognava di continuo tener conto del desiderio di prestigio delle nazioni più piccole e della suscettibilità* dei comandanti di truppa alleati, facili ad adombrarsi. Tutto ciò, oltre ai difetti delle operazioni, dimostra la debolezza della politica di alleanze di Hitler.
    Per legare, strettamente i romeni ai tedeschi nella guerra sul fronte orientale, Hitler progettò nell`autunno del 1942 di formare un Heeresgruppe "Don" al comando del maresciallo Antonescu. Dovevano far parte di questo gruppo: la 4a Armata corazzata, formata prevalentamente da reparti romeni, la 6a Armata e la 3a Armata romena. Il suo compito avrebbe dovuto essere quello di difendere il tratto di fronte fra l`area a sud di Stalingrado e quella a sud di Vescenskaja. L`organizzazione definitiva di questo Heeresgruppe fu abbandonata, quando il 19 novembre 1942, ebbe inizio la grande offensiva sovietica e il fronte del Don cominciò a vacillare.
    In compenso l`Heeresgruppe "Don" fu formato dallo stato maggiore dell`11a Armata comandata dal feldmaresciallo von Manstein e ad essero vennero aggregati la 4a Panzerarmee, la 6a Armata e un gruppo d`armata improvvisato nell`area fra il Don e il Cir. Giova ricordare che le armate alleate vennero impiegate in settori del fronte importanti, ad onta della loro debolezza e della loro scarsità* di artiglieria, carri armati e pezzi anticarro in loro dotazione. In fin dei conti tutto il fronte da Stalingrado a Voronez era importante dal punto di vista delle operazioni militari. Quanto si è detto a proposito degli alleati si spiega evidentemente col modo in cui l`OKW giudicò la situazione. Infatti, l`OKW valutò in modo errato la sistematica ritirata russa nel grande gomito del Don, considerandola un sintomo della diminuita efficienza bellica sovietica. Partendo da questa errata concezione, l`OKW puntò sul Caucaso e su Stalingrado, obiettivi lontani ed eccentrici che implicavano un enorme allargamento del fronte.
    A proposito dell`offensiva estiva 1942 sia detto infine che essa non portò il successo sperato dall`OKW. Le truppe sovietiche si erano ritirate in base ai piani strategici del loro comando sottraendosi all`accerchiamento.
    ï? Fall Blau - Caso Blu

    L`offensiva della primavera e estate del 1942 , l`invasione del Caucaso .
    La caduta di Charkov e Sebastopoli.
    Tra battaglie ed errori di valutazione si apre la strada verso Stalingrado.

    Il secondo anno di guerra si apri per l`URSS in modo infausto: due nuove sconfitte militari e un calcolo strategico errato si sommarono al pesante passivo lasciato dalle operazioni del ‘41.
    Quando la loro offensiva invernale si esaurì, i comandi sovietici capirono che con il ritorno della bella stagione i tedeschi avrebbero ripreso l`iniziativa.
    Prima di passare all`offensiva a sud, i tedeschi ottennero due grossi successi che diedero la misura della loro vitalità* e contemporaneamente dello stato di crisi in cui versavano i sovietici dopo lo sforzo invernale. Già* in un`azione locale, a metà* di aprile, il grosso della 33a Armata sovietica, accerchiato in una sacca fin dagli inizi di febbraio nel settore sud-est di Vjazma, era stato definitivamente annientato come ultimo atto dell`arresto dell`offensiva sovietica. A maggio i tedeschi dimostrarono di tenere ancora in pugno l`iniziativa. Il 7 maggio, infatti, attuando l` "Operazione Trappenjagd" , con la quale si doveva occupare la Crimea, e quindi proteggere il fianco destro dello schieramento tedesco, von Manstein lanciò l`11a Armata, costituita da una divisione corazzata, cinque divisioni di fanteria e tre divisioni romene, contro Kerc, con l`obiettivo di annientare il "fronte sovietico di Crimea" del generale Kozlov, tenuto dalle Armate 44a , 47a e 51a . Con l`appoggio dell`8° Fliegerkorps di von Richtofen, l`offensiva di von Manstein si sviluppò rapidamente e nel giro di dici giorni il "fronte di Crimea" venne travolto e annientato. In particolare, la 44a Armata, del generale Cernjak, e la 47a Armata, del generale Kolganov, subirono perdite ingentissime, lasciando nelle mani dei tedeschi oltre centosessantanovemila prigionieri, milletrecentonovantasette tra cannoni e obici e duecentottantaquattro carri armati. I russi furono estromessi dalla Crimea, a eccezione della penisola di Cherso e di Sebastopoli, battuta costantemente dall`artiglieria pesante.
    L` "Operazione Trappenjagd" era stata concepita per agevolare quella che sarebbe stata l`offensiva principale, permettendo alle forze tedesche di raggiungere la penisola del Kuban - la parte occidentale del Caucaso - e da li effettuare un`azione di leva atta a scardinare dal basso il fronte russo.
    I rapporti dei servizi di spionaggio segnalavano che questa volta l`attacco più massiccio sarebbe stato portato al sud, anziché al centro, come un anno prima. Ma una volta di più le loro informazioni non furono tenute nel dovuto conto: Stalin e i suoi massimi collaboratori continuarono a ritenere che il principale obiettivo dei tedeschi sarebbe rimasto Mosca. Non vi fu unanimità* fra i generali circa quella che doveva essere la risposta. L`esperto capo di stato maggiore Saposnikov proponeva che l`esercito sovietico passasse ovunque sulla difensiva, in modo da logorare i tedeschi e accumulare riserve per riprendere più tardi l`avanzata. Zukov suggeriva invece un attacco contro il raggruppamento nemico di Rzev e Vjazma, il più vicino a Mosca. Ancora più ambizioso il piano di Timosenko: egli chiedeva un`offensiva di tutto lo schieramento centromeridionale sovietico, che si sarebbe dovuto spingere sino a Gomel, Kiev e Nikolaev. Stalin esitò: capiva di non avere ancora forze sufficienti, come sosteneva Saposnikov, ma non voleva restare con le mani in mano. Ne risultò una decisione ambigua: una condotta difensiva, accompagnata da tutta una serie di operazioni offensive, parziali e limitate. In questa incertezza di propositi tra il difendere e attaccare i comandanti militari hanno poi ravvisato il più infausto errore di quel periodo. Ad esso contribuì una palese sottovalutazione della potenza nemica da parte di Stalin: nel suo "ordine del giorno" del 1° maggio egli propose di ottenere entro il 1942 la "definitiva sconfitta" delle truppe fasciste e la liberazione del territorio occupato.
    La situazione dello schieramento sovietico invece peggiorò. Le due sconfitte sopraggiunsero in maggio a pochissima distanza. Si cominciò dall`estremo sud. Dopo il riuscito sbarco invernale ingenti forze erano state concentrate nella penisola di Kerc col proposito di liberare la Crimea. Ma i tedeschi attaccarono per primi e sconvolsero in pochi giorni le unità* sovietiche che, mal comandate, si ritirarono in disordine e furono ributtate in mare con forti perdite. Là* dove si era sperato in un promettente successo arrivò invece una pesante sconfitta. Neanche Sebastopoli isolata poté più continuare a difendersi. Numerosi generali, a cominciare dal comandante del Fronte di Crimea, Kozlov, furono degradati. Lo fu anche quel Mechlis, epuratore staliniano del ‘37, odiato nell`esercito per i suoi metodi da inquisitore e poliziotto, che era stato mandato in Crimea come rappresentante dell`alto comando: il suo comportamento sul posto, a giudizio dello stesso Stalin, era stato nefasto.
    Subito dopo sopraggiunse il disastro di Charkov. Un`offensiva limitata per liberare questa città* era quanto rimaneva del più vasto progetto di Timosenko. Cominciata il 12 maggio da un saliente - la testa di ponte di Izjum sul Donetz - rimasto in mano sovietiche durante l`inverno, puntò direttamente su Charkov, dove la 6a Armata del generale Paulus stava muovendo, a sua volta, per eliminare il saliente russo di Izjum, essa sembrò dapprima procedere con successo. I sovietici penetrarono nelle difese di Charkov e dilagarono verso nord-ovest e sud-ovest, allungando minacciosamente le loro linee in profondità*. Ma proprio in quella zona i tedeschi andavano ammassando truppe per la loro campagna d`estate. Con una felice scelta di tempo Hitler ordinò alla 17a Armata e a Kleist - 1a Panzerarmee - di contrattaccare, il 17 maggio, sui fianchi i reparti avanzati e di isolarli dalle loro basi. Timosenko e Stalin sottovalutarono il pericolo, nonostante gli avvertimenti dello stato maggiore. L`ordine di sospendere l`offensiva fu dato solo la sera del 19 maggio, quando ormai era troppo tardi. Il 28 maggio la battaglia di Charkov era conclusa. Tre armate sovietiche - la 6a Armata del generale Gorodnjanski, la 57a Armata del generale Podlas, caduto in combattimento come il comandante della 6a, e il grosso della 9a Armata del generale Charitonov - furono accerchiate e decimate. Altri numerosi alti ufficiali persero la vita nella sacca. Ingenti quantità* di materiale bellico andarono perdute. All`inizio dell`estate l`esercito sovietico si trovò seriamente indebolito proprio in quel settore meridionale contro il quale i tedeschi si apprestavano a sferrare la loro offensiva.
    Dopo le ingenti perdite subite nel primo anno di guerra, Hitler non era più in grado di ripetere l`attacco su tre direttrici tentato nel giugno del ‘41. Libero da impegni bellici ad ovest, poteva però concentrare ancora sul fronte orientale la massima parte delle sue risorse belliche. Si propose quindi di conseguire lo stesso risultato strategico (eliminare l`URSS come valida forza belligerante) mediante un`operazione più selettiva. L`attacco doveva concentrarsi tutto nel meridione. Le truppe naziste ebbero l`ordire di spingersi sino nel Caucaso e al Basso Volga in modo da privare i sovietici delle loro principali risorse economiche: carbone e industrie del Donbass, grano del Kuban e del Volga, petrolio di Baku. Il controllo del grande fiume russo avrebbe consentito inoltre di togliere all`URSS la principale via naturale di comunicazione fra il centro e il sud.
    Anche così ridimensionato il piano nazista restava molto ambizioso. Hitler infatti non rinunciava neppure ad altre conquiste: voleva sempre Leningrado. In più teneva in serbo, per il momento in cui avesse vinto al sud, altri giganteschi progetti: una conversione delle sue armate da Stalingrado verso il nord, lungo il Volga sino a Mosca e una puntata verso il Medio Oriente in modo da insidiare l`impero britannico. Per riempire i vuoti nelle proprie file egli si fece dare dagli alleati (romeni, ungheresi, slovacchi e italiani) contingenti di truppe molto più numerosi di quelli dell`anno precedente.
    Nel frattempo i sovietici avevano in dotazione nuovi armamenti come i pezzi controcarro da 45 e 76mm . L`artiglieria in genere raggiunse una consistenza di quarantatremilaseicentoquarantadue bocche da foco, mentre i carri armati in linea assommavano a fine giugno a quattromilasessantacinque unità*, l`aviazione aveva a sua volta tremilacentosessantaquattro velivoli da combattimento. Sul piano numerico la situazione della Panzerwaffe era molto meno brillante, all`inizio dell`offensiva del 28 giugno, essa poteva contare su millequattrocentonovantacinque mezzi corazzati, di cui solo centotrentatre armati con il cannone da 75mm L48, capace di impegnare i T-34 sulla lunga distanza. Questi mezzi erano distribuiti tra dieci divisioni corazzate - panzerdivision - e cinque motorizzate, con una media di centoventisei carri per le prime e cinquanta per le seconde. Queste unità* non erano tuttavia raggruppate in forti complessi omogenei com`era accaduto all`inizio della guerra, ma suddivise tra le varie armate, dove esisteva una forte preponderanza di unità* di fanteria. La 4a Panzerarmee del generale Hoth, ad esempio, era costituita da appena quattro divisioni, di cui una soltanto corazzata, mentre la 1a Panzerarmee di Kleist, che allineava tre divisioni corazzate, aveva undici divisioni di fanteria - sette tedesche e quattro romene -, con uno squilibrio fanteria-carri notevolissimo. Nonostante ciò, l`offensiva lanciata il 28 giugno travolse le posizioni sovietiche con una rapidità* che sembrava ripetere i successi dell`estate precedente.
    L`offensiva tedesca scattò il 28 giugno in direzione di Voronez, due giorni dopo le truppe tedesche sfondarono più a sud. I contrattacchi sovietici, guidati sempre dall`idea che l`obiettivo nemico restasse Mosca, vennero portati soprattutto dal nord in modo da impedire la temuta spinta verso la Russia centrale, i sovietici riuscirono a contenere l`avanzata tedesca nel settore di Voronez, ma non a spingere indietro le forze attaccanti. Queste d`altra parte non puntarono su Mosca, ma in direzione sud-est lungo il corso del Don. Massima preoccupazione del comando sovietico divenne da quel momento evitare nuovi catastrofici accerchiamenti delle proprie truppe nel settore meridionale; ai primi di luglio fu dato quindi ordine al fronte sud-occidentale di ripiegare combattendo all`interno della grande ansa che il Don fa nel suo corso meridionale prima di volgersi verso ovest e andare a sfociare nel Mar d`Azov.
    Alle 02,15 del mattino del 28 giugno, l`Heeresgruppe B - von Weichs - passò all`attacco muovendo dal settore di Kursk, contro il "fronte di Brjansk". Costituito dalla 2a Armata del generale von Weichs, dalla 4a Panzerarmee del generale Hoth e dalla 2a Armata ungherese del generale Jany e comprendente complessivamente ventuno divisioni di fanteria, tre divisioni corazzate e tre motorizzate, l`Heeresgruppe B effettuò profondi sfondamenti nel settore sovietico tenuto dalla 13a Armata del generale Puchov e dalla 40a Armata del generale Persegov. Con l`apporto costante dell`8° Fliegerkorps, i tedeschi avanzarono rapidamente, incuneandosi nello schieramento sovietico. Contemporaneamente, muovendo dal settore a sud-est di Belgorod, la 6a Armata del generale Paulus attaccò con sedici divisioni di fanteria, due divisioni corazzate e una divisione motorizzata, le truppe della 21a Armata del generale Gordov e della 28a Armata del generale Rjabyzhev. Queste unità* costituivano l`ala meridionale del "fronte sud-occidentale", che venne sottoposto all`incessante martellamento degli aerei del 4° Fliegerkorps. Intanto Sebastopoli, ultima roccaforte russa in Crimea veniva espugnata da von Manstein. Bombardata con i pesantissimi mortai da 450 e 600mm - Morser Karl - montati su affusti cingolati, Sebastopoli capitolò sotto gli attacchi della 11a Armata tedesca nei primi giorni di luglio e con la conquista della penisola di Cherso, completata il 4 luglio, tutta la Crimea era nelle mani dei tedeschi. Negli stessi giorni anche la 4a Panzerarmee di Hoth sferrò l`attacco, dopo aver raggiunto la ferrovia Kastornoje-Stary Oskol, aveva intrappolato l`ala sinistra della 40a Armata sovietica di Persegov.
    Tra il 2 e il 12 luglio, la 9a Armata tedesca, al comando di Model, attaccò il fronte a ovest di Sycevka, dopo un primo tentativo di resistenza le forze sovietiche si sfaldarono; gran parte della 39a Armata di Maslenikov e dell`11° corpo di cavalleria furono annientati.
    La ritirata è sempre un`operazione assai difficile, tanto più lo era per un esercito e per un popolo passati attraverso le terribili esperienze del ‘41, non vi fu dunque un ripiegamento ordinato. Certo, le forze sovietiche continuavano a resistere, come dimostrano le cifre delle perdite tedesche, ma nell`insieme per i sovietici i combattimenti furono pesanti e infelici. Il panico si impadroniva facilmente delle truppe e lo scoramento dei comandi. Interi reparti si ammassavano in disordine ai guadi dei fiumi, facile obiettivo per la Luftwaffe. Si incontravano nelle steppe unità* sbandate che non sapevano dove andare, preoccupate soprattutto di sfuggire a un nemico incalzante. Misti ai soldati c`erano gruppi di profughi in cerca di salvezza verso l`est. Le divisioni sovietiche arrivavano sulle nuove linee di difesa assai provate e indebolite.
    A metà* di luglio (quando i tedeschi stavano per arrivare all`arco estremo dell`ansa del Don, là* dove questo fiume si avvicina al punto più occidentale del Volga, che è Stalingrado) l`alto comando sovietico dovette prelevare tre intere armate (62a , 63a , 64a) dalle sue riserve strategiche per schierarle a difesa di Stalingrado. Ma in previsione di un`offensiva più a nord, queste forze erano state per lo più concentrate assai lontano dal settore ora più minacciato: verso Tula e Saratov. Trasportate d`urgenza, ma con difficoltà*, esse dovettero entrare in azione a scaglioni successivi, man mano che arrivavano al fronte.
    Merita una menzione la scalata del monte Elbrus, a metà* estate, dove un piccolo gruppo di Alpenjager - alpini tedeschi - issò la bandiera nazista sul picco più alto del sistema montagnoso dell`alto Caucaso, considerato dai russi come invalicabile, in realtà* questa azione era più simbolica che altro.
    Deprimente fu l`effetto della ritirata sulla popolazione. Si abbandonavano fertili regioni nel cuore più profondo della Russia, dove nemmeno l`anno precedente gli invasori erano riusciti a spingersi. Inoltre un anno prima l`attacco nazista aveva effettivamente colto il paese di sorpresa, dopo dodici me si di guerra questa attenuante non aveva più valore.
    "Non ci sono più cosacchi... i nostri padri non avevano mai lasciato arrivare il nemico fino al Don" si sentì rinfacciare in un villaggio il generale Batov. Il giovane tenente Nekrasov, che diverrà* poi un noto scrittore, ricordò a lungo come lo scrutassero gli sguardi muti delle contadine che lo vedevano allontanarsi verso l`est. Anche per chi viveva distante da quelle terre l`amara estate del ‘42 sembrò più terribile di quella del ‘41, il sentimento opprimente di una "minaccia mortale" pervase il paese perfino più di quanto fosse accaduto l`anno precedente.
    L`ansia divenne angoscia quando i tedeschi, attraversato anche il basso Don, il 24 luglio occuparono nuovamente Rostov per dilagare poi nelle vaste pianure a nord del Caucaso senza più incontrare ostacoli naturali sul proprio cammino. La seconda perdita di Rostov è uno degli episodi della guerra sul quale tutte le ricostruzioni storiche sovietiche sorvolavano. Anche in quella zona fu evitato un accerchiamento che era nei piani dei comandi tedeschi. Ma all`epoca, a proposito dell`abbandono della città*, si parlò in modo allusivo se non proprio di tradimento, certo di smarrimento, di comandi imbelli e di fuga dei reparti prima ancora che arrivassero gli ordini di ripiegamento. Non sono mai state portate prove a conferma di una simile versione infamante. Il problema in realtà* non riguardava solo Rostov. Tutta la ritirata rischiava a quel punto di trasformarsi in rotta.
    Anche Stalingrado era sul punto di fare la stessa fine. La grande città* del Volga era minacciata quanto Rostov. Gli stessi dirigenti locali erano incerti sul suo destino. Da Mosca erano già* arrivati gli incaricati del governo per accelerare l`evacuazione delle industrie. Il comando del distretto militare era partito per Astrachan, sempre su istruzioni giunte da Mosca. Voci lugubri circolavano fra la popolazione civile, dove cominciava a serpeggiare il panico. Ma a Stalingrado si profilò la prima salutare reazione. Nella notte fra il 18 e il 19 luglio Stalin telefonò a Cujanov, segretario dell`organizzazione regionale del partito: era ora di smettere di pensare solo a ritirarsi; non bisognava più parlare di evacuazione, le fabbriche dovevano restare sul posto e lavorare più alacremente per il fronte; pena il deferimento alla corte marziale, i comandanti del distretto dovevano essere di ritorno a Stalingrado entro ventiquattro ore; occorreva impegnare una lotta spietata contro i seminatori di panico; la città* non doveva cadere.
    Il governo centrale si era reso conto che bisognava ormai tracciare una linea di resistenza a ogni costo. Quando Rostov andò ugualmente perduta, Stalin firmò il 28 luglio il severo prikaz, due giorni dopo esso fu letto in tutte le unità* militari. Il documento, che ad anni di distanza molti combattenti ricordavano ancora con un brivido, non è mai stato pubblicato integralmente. Dal testo reso noto sappiamo che cominciava con un elenco delle gravi mutilazioni territoriali già* subite dal paese: "Abbiamo perduto più di settanta milioni di abitanti, più di ottocento milioni annui di pud di grano, più di dieci milioni annui di tonnellate di metallo. Non abbiamo più superiorità* in risorse umane, ne in riserve di cereali. Ogni lembo di terra abbandonato rafforzerà* il nemico e indebolirà* la nostra difesa; bisogna quindi troncare le chiacchiere secondo cui avremmo la possibilità* di ritirarci senza fine perché disponiamo di molto territorio, il nostro paese è grande e ricco, c`è tanta gente e ci sarà* sempre grano in abbondanza... Se non smettiamo di ritirarci, resteremo senza pane, senza combustibile, senza metallo, senza materie prime, senza fabbriche, senza ferrovie". Ogni posizione, "ogni palmo di terra" andava ormai difeso "sino all`ultima goccia di sangue". L`ordine era tutto scritto in questi toni altamente drammatici. Il nemico, aggiungeva, poteva essere sconfitto. Bastava resistere ancora per qualche mese. Per questo occorreva però instaurare "l`ordine e la disciplina più severi" in tutti i reparti. "Codardi e seminatori di panico" andavano "fucilati sul posto". A tutti era data una rigida consegna: "Non un passo indietro senza ordine del comando superiore". "Ne sagu nazad - Non un passo indietro" , fu appunto il motto con cui quel testo rimase famoso.
    Grande fu l`effetto del prikaz. La sua lettura fu accompagnata da un`intensa opera di propaganda per risollevare lo spirito degli ufficiali e dei soldati, infondere loro una nuova determinazione. La stampa assunse un tono grave, in cui vecchi accenti giacobini si mischiavano all`esaltazione della fierezza nazionale. Ritirarsi senza un ordine esplicito fu ormai considerato un crimine, oltre che un disonore. Là* dove le esortazioni non sembravano bastare si fece ricorso a quelle che oggi la storia ufficiale chiama con un eufemismo "misure di eccezione": vi furono numerose esecuzioni sommarie di militari di diverso grado. Nel Caucaso Stalin mando Berija, il capo della polizia, che operò con metodi a lui familiari. Come già* era accaduto nell`estate del ‘41, dopo la fucilazione di Pavlov, l`applicazione delle nuove consegne avvenne all`inizio con mano troppo pesante, tanto che poco dopo si rese necessario correggere questa tendenza: occorreva più persuasione e meno repressione. Nell`insieme tuttavia l`ordine di Stalin, rispondendo allo stato d`animo di una popolazione che non voleva ancora darsi per vinta, ebbe il valore di una sferzata che provocò conseguenze positive, anche se non fu certo l`unico fattore della riscossa.
    Nei primi giorni di settembre, il feldmaresciallo List volle mettere "le carte in tavola" con l`OKW: le forze di cui disponeva non erano sufficienti per raggiungere gli obiettivi nel Caucaso e si rendeva necessaria una completa riorganizzazione del fronte. Ma la sua opinione, anche se appoggiata dal feldmaresciallo Jodl, non fece breccia nei convincimenti di Hitler, e anzi il 10 settembre ne provocò un inasprimento che portò al "licenziamento" dello stesso List e del capo di stato maggiore della Wehrmacht, generale Halder. Hitler manifestò addirittura il proposito di liberarsi di Jodl e Keitel e di sostituirli con Paulus e Kesselring, un provvedimento, che a detta di vari storici, avrebbe forse potuto evitare la catastrofe di Stalingrado.
    Il petrolio del Caucaso era divenuto ormai un chiodo fisso per la sfera dirigenziale tedesca, e le forze stremate del Gruppo di Armate A, di cui Hitler aveva assunto il direttamente il comando, furono lanciate nell`ultimo decisivo assalto. Dai limiti settentrionali e occidentali del Caucaso, dove l`Heeresgruppe A era schierato, venne ripresa l`offensiva oltre il fiume Terek, nel tentativo di raggiungere Tiflis e Baku attraverso le antiche strade militari. Per varie settimane la 1a Panzerarmee sostenne accaniti combattimenti per allargare la testa di ponte sul Terek verso sud e ovest. Nel frattempo il 52° corpo d`armata venne rinforzato con elementi del 40° Panzerkorps, ai quali veniva aggregata anche la 13a Panzerdivision sottratta al 3° Panzerkorps. Ma in pratica, il Gruppo di Armate A, avendo dovuto restituire all`Heeresgruppe B la 4a Panzerarmee, si trovava ridotto a venti divisioni, di cui quindici tedesche. Le sue tre divisioni corazzate contavano in totale solo trecento carri armati.
    Il 20 settembre la 13a Panzerdivision attraversò il fiume Terek a sud-est di Mosdok e continuò a spingersi innanzi; nonostante la resistenza dei russi l`azione procedette a ritmo abbastanza sostenuto. Il 25 settembre, il 3° Panzerkorps, guidato da Von Mackensen, attaccò in direzione di Ordzonikidze sulla strada di Tiflis, e mentre la 23a Panzerdivision e reparti della 111a divisione di fanteria guidavano l`avanzata, più a sud la divisione Panzergrenadieren SS Wiking riusciva a installarsi sulla vecchia strada militare per Tiflis. A dar manforte a questa unità* giunse il Kampfgruppe corazzato del reggimento SS Nordland, proveniente dalle pendici del Caucaso, e venne effettuato uno sfondamento nella parte settentrionale della zona petrolifera di Grosnji, che permise di sbarrare in due punti la strada militare georgiana. Subito dopo, un battaglione di volontari finlandesi inquadrato nella SS Wiking, conquistò la Quota 711, un`altura di enorme importanza tattica, e la mantenne nonostante i ripetuti contrattacchi sovietici. Ora i pozzi petroliferi erano veramente a portata di mano, ma la consistenza delle truppe tedesche imponeva una pausa riorganizzativa, soprattutto per rimpinguare le scorte di carburante e munizioni.
    Dopo quattro settimane di pausa riorganizzativa, il 25 e 26 ottobre il 3° Panzerkorps riprende l`azione offensiva. Il 3° Panzerkorps mosse dalla testa di ponte sulla sponda occidentale del fiume Terek per sfondare in direzione sud-est. La 37a Armata sovietica del generale Koslov abbandonò Nalcik, e le sue tre divisioni - 2a fucilieri della Guardia, 295a e 392a fucilieri - vennero sbaragliate, vennero fatti settemila prigionieri. Cacciatori romeni provvidero a bloccare le valli che portavano a sud. La 13a e la 23a Panzerdivision puntarono a sud-est, il 1° novembre conquistarono di slancio Alagir e sbarrarono la strada militare alle due estremità* della città*. La 13a Panzerdivision, guidata dal generale Herr, proseguì l`avanzata e il 5 novembre arrivò a soli cinque chilometri ad ovest di Ordzonikidze.
    A questo punto i tedeschi avevano esaurito tutte le forze disponibili. Contrattacchi sovietici da nord tagliarono il collegamento delle divisioni con le retrovie. Il comando della 1a Panzerarmee in un primo momento non fu in grado di intervenire e diede ordine, contro il parere dell`OKW, di tentare una sortita. il Kampfgruppe più avanzato delle SS Wiking arrivò giusto in tempo per andare incontro alla 13a Panzerdivision, ristabilire il collegamento e farli rientrare nelle linee tedesche. Nella notte del 12 novembre la 13a Panzerdivision ristabilì il collegamento con il Corpo d`Armata, quindi insieme alla SS Wiking dovette sostenere tutta una serie di aspri ed estenuanti combattimenti per contenere i sovietici che incalzavano. Un repentino peggioramento delle condizioni atmosferiche alla metà* di novembre mise fine a tutti i tentativi di rimettere in moto l`operazione.
    L`attacco contro i giacimenti petroliferi e contro Baku, Tiflis e Batum, tutti obiettivi a portata di mano, erano falliti. Tutto il fronte era bloccato, i tedeschi non erano riusciti ad accerchiare i russi tra il Don e il Donetz, come era nelle loro audaci intenzioni. I sovietici, dopo la tattica dei ripiegamenti, avevano ripreso il controllo delle loro formazioni sfuggite dal corso inferiore del Don verso il Caucaso, nel frattempo i rifornimenti americani, che dall`Iran attraversò il Mar Caspio, giungevano loro potenziandone l`efficacia.

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