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Discussione: La Battaglia di Stalingrado

  1. #1
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    La Battaglia di Stalingrado

    Nella primavera del 1942 il Fuhrer era fermamente deciso a riprendere l'iniziativa sul Fronte Orientale dopo il brusco arresto imposto dal generale inverno. Freddo, ghiaccio e neve, uniti ai contrattacchi sovietici avevano notevolmente indebolito la Wehrmacht, escludendo la possibilità* di una nuova offensiva di massa paragonabile a quella dell'estate precedente, (Barbarossa). Il 5 aprile il Fuhrer emanò quindi la Direttiva 41 con la quale definì nei dettagli gli obiettivi tattici della Operazione Blau. L'offensiva si sarebbe scatenata nella zona meridionale dell`unione sovietica, occupando il bacino del Volga per mettere fuori uso le industrie di Stalingrado, per poi puntare ai pozzi petroliferi del Caucaso, assicurandosi così le sufficienti risorse energetiche per proseguire la guerra. L'operazione, inizialmente prevista per i primi di maggio, subì notevoli ritardi a causa della tenace resistenza sovietica a Sebastopoli, e di fatto iniziò alla fine di giugno, ma il successo Tedesco fu subito travolgente. Occupate in poche settimane le regioni di Kharkov, Millerovo, Rostov e Voronezh, le truppe giunsero in agosto nei pressi della grande ansa del Don. Stalingrado, per la prima volta dall'inizio della Guerra Patriottica, fu realmente minacciata, ed iniziarono i preparativi all'ormai imminente battaglia.La guerra si manifestò per la prima volta agli abitanti di Stalingrado il 23 agosto 1942 quando la Luftwaffe eseguì il primo massiccio bombardamento a tappeto. Strenue fu la difesa di un gruppo di ragazze con un gruppo di armi contraeree, poi soprannominate Streghe di Stalingrado, la cui eliminazione richiese l'intervento di truppe di terra. Alla fine di agosto le truppe Tedesche conquistarono tutta l`ansa del Don e le prime avanguardie corazzate raggiunsero il Volga a nord di Stalingrado. Nel frattempo la difesa della città* venne affidata al generale Vasilij Ivanovi#269; #268;ujkov, ai cui ordini venne posta la 62^ Armata, mentre all`inizio di settembre anche la fanteria Germanica raggiunse la periferia della città*, ormai ridotta ad un cumulo di macerie dai bombardamenti. Iniziò così una lotta sanguinosa quartiere per quartiere, casa per casa, e persino stanza per stanza. A Stalingrado il tempo è sangue, divenne il detto di quei giorni, parafrasando il più famoso il tempo è denaro. La situazione da parte sovietica si fece decisamente più difficile sull`inizio di ottobre, quando la 6° Armata, al comando del Generale Paulus, (per molti è noto come Von Paulus ma in realtà* non ebbe mai questo titolo nobiliare), raggiunse il centro della città*, incuneandosi profondamente nel fronte sovietico ma, nonostante i prolungati sforzi, non riuscì ad eliminare i numerosi nuclei di resistenza che, agevolati dalla totale distruzione della città*, diventarono in pratica l'esca di continue trappole da parte dei sovietici. Capitava spesso che i panzer Tedeschi, formidabili in campo aperto, si ritrovassero vittima di imboscate negli angusti vicoli cittadini: i soldati dell'armata rossa si nascondevano nelle rovine degli edifici distrutti, distruggevano i cingoli dei carri armati e andavano all'assalto con le bottiglie molotov. Il mese di Novembre inizia con la progressiva riduzione dell'artiglieria sovietica dalla riva sinistra del Volga. #268;ujkov può solo intuire che la manovra è dovuta ad un preciso piano di controffensiva predisposto dall'alto comando sovietico, lo Stavka. Nel frattempo il Volga inizia a gelare, interrompendo quasi totalmente i collegamenti sovietici con la riva sinistra. Durante questo periodo grosse lastre di ghiaccio attraversano l'immenso fiume, rendendolo innavigabile per i comuni natanti, senza però formare un manto spesso e stabile a sufficienza per garantire la posa di passerelle. Paulus e l'OKW attendono proprio questo momento per lanciare l'assalto definitivo; dalle retrovie e dai fronti laterali sono richiamate tutte le forze disponibili, lasciando alle truppe alleate, (Italiani, romeni, ungheresi, ecc.) il compito di presidiare i fianchi dello schieramento. Con un ridotto appoggio dell'artiglieria, con scarsi rifornimenti e con truppe logorate da mesi di combattimenti, #268;ujkov continua a comandare le operazioni di difesa dalla riva destra, posizionando la propria postazione in un burrone a non più di un chilometro dalla linea del fronte. Nel punto di minimo spessore il settore sovietico di Stalingrado, stretto per circa otto chilometri lungo il fiume, non supera i 300 metri. I Tedeschi dalle loro postazioni vedono il Volga ma non lo riescono a raggiungere, almeno non ovunque. In questa situazione, a pochi passi dalla vittoria, arriva però non imprevista reazione sovietica. I sovietici predisposero un piano, noto come Operazione Urano, molto semplice nella sua articolazione ma complesso in fattore dimensioni. Ovviamente per i sovietici si trattava di attaccare i due lati del saliente di Stalingrado determinato dal profondo incunearsi della 6° Armata nel fronte sovietico nel tentativo, non riuscito, di sfondare e raggiungere il Volga. La resistenza sovietica, a parte gli aspetti propagandistici legati al nome della città*, ebbe due importanti conseguenze: impedì all`esercito Tedesco di attestarsi sul Volga, interrompendo così i collegamenti sovietici con i campi petroliferi ceceni. In secondo luogo, diede allo Stavka, il tempo necessario a portare in linea le forze necessarie alla manovra programmata.
    Le divisioni corazzate affluite da oriente erano in maggioranza siberiane, celebri per la loro brutalità* ma idonee a uno sforzo bellico prolungato nel periodo invernale. I concentramenti per gli attacchi avvennero a 160 km a nord-ovest di Stalingrado sul Fronte del Don e a 70 km a sud. Anche la scelta dei punti d'attacco mostra che i sovietici scelsero le opzioni che offrivano le maggiori probabilità* di ottenere risultati positivi: infatti, il tratto di fronte compreso fra i suddetti estremi era tenuto dalle forze rumene, collocate fra il contingente Italiano, immediatamente a nord, e le truppe Tedesche a sud.
    L'attacco scattò il 19 novembre del 1942, sul fronte del Don, (il fiume era sufficientemente gelato da permettere il passaggio dei T-34), dopo una preparazione d'artiglieria con 3.500 pezzi che risultò di estrema violenza. Incidentalmente, il collasso dell'Armata rumena coinvolse le truppe Italiane dell`ARMIR dislocate sul tratto di fronte adiacente che, anche se investito marginalmente, era letteralmente tagliato fuori non esistendo più una qualsiasi linea di difesa da parte rumena.
    Nel frattempo, da sud-est, muoveva il secondo braccio della tenaglia per incontrarsi con le colonne corazzate del maresciallo Georgy Zhukov. Nelle brecce irruppero oltre un milione di soldati sovietici, con circa 1000 carri armati e 13000 cannoni.
    I ruoli furono improvvisamente ribaltati. Gli assedianti si erano ora trasformati in assediati ed i difensori in attaccanti. Si stima che in quella poi passata alla storia come "La sacca di Stalingrado" rimasero intrappolati tra i 120 ed i 180mila soldati delle forze armate Tedesche e loro alleati. In breve l'accerchiamento della 6° Armata fu completato e rapidamente consolidato rendendo così vani i tentativi di Von Manstein di intervenire in soccorso dall'esterno. Quando Von Manstein arrivò a 50km dalla sacca aveva già* esaurito tutta la sua forza propulsiva; a quel punto però il Fuhrer impedì a Paulus di andare incontro a Von Manstein e da quel momento il fronte Tedesco si allontanò sempre più da Stalingrado.
    Vani furono anche i tentativi da parte della Luftwaffe di rifornire la 6° Armata.
    Non va trascurata la circostanza che favorì la riuscita del piano sovietico:il Fuhrer, fermamente convinto che l`unione sovietica non disponesse di ulteriori riserve da impiegare in operazioni di rilievo rifiutò qualsiasi rettifica del saliente perché avrebbe comportato l'abbandono di Stalingrado. Non acconsentì infatti alla richiesta di Paulus di ripiegare per evitare l'accerchiamento e anzi ordinò un attacco ad oltranza, con la famosa frase: «Dove il soldato Tedesco mette piede, là* resta!». Occupare Stalingrado avrebbe anche sancito il controllo sugli importanti pozzi petroliferi Caucasici.
    Paulus dunque obbedì e, anche se circondato dal nemico, continuò a combattere; quando furono terminate le munizioni la difesa proseguì all'arma bianca. Intanto però l'alto comando sovietico stava progettando una nuova operazione, tesa originariamente a colpire il fronte Tedesco attestato sul Don per poi raggiungere Rostov ed intrappolare quindi le armate ancora presenti in Caucaso. Nonostante l`operazione saturno fosse sostenuta da stalin, alla fine si optò per una controffensiva decisamente più contenuta dal punto di vista degli obiettivi e delle forze in campo. Con piccolo saturno l'obiettivo era quello di allontanare ulteriormente il fronte Tedesco dalla sacca di Stalingrado: Von Mainstein fu costretto ad abbandonare le posizioni più avanzate verso la città* sancendo di fatto la fine delle speranze anche di una eventuale sortita delle truppe di Paulus.
    Il 3 gennaio 1943, la 6° Armata ormai agonizzante, i sovietici spediscono due ufficiali in ambasciata per trattare la resa. Il primo tentativo non ha effetto. Il giorno seguente i sovietici vengono ricevuti. Offrono l'onore delle armi, dignitose condizioni di prigionia per tutti i soldati e non solo per gli ufficiali, e soprattutto cibo. L'offerta è però rifiutata. L'armata rossa fissa un ultimatum per la resa incondizionata per il 10 gennaio, data nella quale lancia l'ultimo grande assalto per riprendere Stalingrado, scaduto l`ultimatum non verrà* più concesso quartiere alle truppe Tedesche. A fine gennaio la battaglia è ormai finita. Un tenente sovietico, il 31 di quel mese, nei pressi dei grandi magazzini di Stalingrado, scende nel bunker dello Stato Maggiore Tedesco catturando il comandante della 6° armata. Ancora in divisa da Generale, Paulus si scusa per non aver avuto il tempo di indossare il grado corrispondente a cui lo ha appena promosso il Fuhrer, Feldmaresciallo. Paulus fu portato allora al quartier generale. Gli ufficiali sovietici, increduli che un Feldmaresciallo fosse caduto prigioniero, chiesero a Paulus come mai si non fosse ritirato via aria. Paulus li ammutolì dicendo che secondo l'usanza militare tedesca un comandante deve condividere la sorte dei suoi uomini. Anche per questa risposta il Feldmaresciallo si guadagnò un'immensa stima da parte dei sovietici. L'ultimo nucleo di resistenza Tedesca si attesta a nord della città*, nei pressi delle grandi fabbriche. L'inevitabile conclusione per la 6° Armata fu la resa, avvenuta il 3 febbraio 1943. Spento anche l'ultimo nucleo di resistenza, nel pomeriggio un aereo da ricognizione della Luftwaffe sorvolò la città*, non riportando alcun segno di combattimento. La grande battaglia era finita, con esiti disastrosi per le truppe Tedesche.
    Solo da parte sovietica vi furono circa un milione di morti. Dei circa 100.000 soldati Tedeschi caduti in prigionia ne sopravvissero solo 6.000. In tutto morirono quasi un milione e mezzo di persone, a cui si aggiungono la perdita di oltre 2000 carri armati e 3000 aeroplani.
    Un altro "motto" che divenne celebre durante questa battaglia fù "Stalingrado fossa comune, ogni minuto muore un soldato Tedesco".

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  2. #2
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    Questo è uno dei pochi cinegiornali della DW riferenti alla battaglia

    http://it.youtube.com/watch?v=gpsjn1RGJbQ

    E qui possiamo vedere Paulus che firma la capitolazione della 6° Armata, (foto proveniente da Wikipedia, da notare come sia una foto "tarocca", cioè rifatta a scopo propagandistico).



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  3. #3
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    Mammamia Fritz,mi sono emozionato,davvero un ottimo spezzone di storia e,penso,obiettivo e senza fronzoli.
    Hai parlato di 100.000 soldati tedeschi caduti prigionieri e,in precedenza,ci 120.000/140.000 soldati tedeschi caduti......a quanto ammontava in totale la 6a armata di Paulus,comprensiva degli alleati?
    Io pensavo che ci fossero circa 280.000 unità*,ma i miei dati stridono con i tuoi....[innocent]

  4. #4
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    La 6° Armata tra tedeschi, Italiani, Austriaci, Ungheresi e romeni arrivava sul milione di uomini circa quando arrivarono nella zona del Volga a settembre del 42...


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  5. #5
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    E di 1.000.000 ne tornarono 5800 a casa?????

  6. #6
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    si e cara grazia che tornarono almeno quelli, perchè a stalin già* ad ostilità* finite aveva rifiutato di rilasciare i prigionieri di guerra Tedeschi, la Croce Rossa però negli anni continuò la campagna per la loro liberazione, morto stalin continuarono con krushov, che solo nel 1955, dopo l'ennesimo appello pubblico, si decise a rilasciare i soldati fatti prigionieri durante la guerra, c'è un filmato molto commovente di un treno di ex prigionieri di guerra Tedeschi che torna a casa, nell'allora Germania ovest, che riabbracciano le lro famiglie e che hanno ancora indosso la divisa di quando vennero catturati dieci/dodici anni prima, lascio immaginare lo stato d'igene di quei poveretti...
    La cosa più riprovevole è che durante il processo di Norimberga, (945/946), venne chiamato al banco dei testimoni per l'accusa sovietica proprio Paulus, terminato il suo compito venne intervistato dai giornalisti occidentali che gli chiesero che fine avessero fatto e come stessero i soldati della 6° Armata, Paulus rispose "...dite alle famiglie che tutti i soldati di Stalingrado sono vivi e stanno bene..."

    Saluti
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  7. #7
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    Ovviamente ti metterai a caccia del filmato,vero Fritz?
    Avevo letto dei 5.800 e che vennero rilasciati a piccoli scagliani a partire dal 53 più o meno,ma non sapevo dell'esistenza di un filmato.

  8. #8
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    Beh, non è proprio riferito ai sopravvisuti di Stalingrado, è riferito al rilascio dei prigionieri di guerra nel 1955 in generale, credo che dopo i filmati di propaganda fatti a battaglia terminata dai sovietici che mostrano i Tedeschi arrendersi, (l'abbiamo visto tutti almeno una volta il filmato di una massa di soldati Tedeschi che vengono avanti, in una strada ingombra ai lati di macerie, con in testa uno in tuta bianca che sorregge una bandiera anch'essa bianca, c'è perfino nella sigla d'apertura del film "La Croce di Ferro"), nessuna cinepresa o macchina fotografica abbia più immortalato i superstiti della 6° armata, poi posso sbagliarmi...

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  9. #9
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    Beh,io vado a cercare questo filamto di cui c'hi parlato....ma il mago dei filamti sei tu,quindi se riesci a metterlo ad integrazione del topic non sarebbe male.....sia quello della resa che del ritorno!

  10. #10
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    Complimenti per tutta la spiegazione.. un'altro bel Topic.. Viper 4
    Gigi "Viper 4"

    "...Non mi sento colpevole.. Ho fatto il mio lavoro senza fare del male a nessuno.. Non ho sparato un solo colpo durante tutta la guerra.. Non rimpiango niente.. Ho fatto il mio dovere di soldato come milioni di altri Tedeschi..." - Rochus Misch dal libro L'ultimo

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