In Colpevole ritardo ecco a voi la Mia Tesi di Laurea su Piccolo saturno (ci ho preso 102 per la cronaca :P) a parte qualcosa di italiano è basata principalmente sulle fonti sovietiche e vista da un punto di vista meramente militare


Introduzione


Normalmente trattata a margine dalla saggistica storica, più concentrata sul contemporaneo svolgimento dei fatti di Stalingrado, l`operazione "Piccolo Saturno" (benché raramente nota al pubblico con il suo nome) occupa un posto centrale sia nella memoria collettiva, che nella memorialistica in Italia.
"Piccolo Saturno" infatti non è altro che l`offensiva lanciata dall`Armata Rossa attraverso il Don contro l`ARMIR italiano, e che provocò la disfatta dell`intera armata italiana e che rievoca le immagini ormai ben conosciute di lunghe colonne perse nella neve presenti nelle foto di centinaia di libri e in alcuni film.
"Piccolo Saturno" fu una tragedia per le forze italiane, male armate e peggio equipaggiate per affrontare il combattimento invernale, nonostante l`esperienza maturata dallo CSIR già* l`anno prima, i dati sulle deficienze del nostro armamento sono un argomento ben noto e non lo analizzerò. basterà* solo dire che gli autocarri che vennero inviati sul Don avevano il mimetismo per il Nord Africa....
Ma a parte la percezione che noi "sconfitti" abbiamo di "Piccolo Saturno", quale ne è la percezione dei "vincitori"?
Per i sovietici fu un banco di prova essenziale fu un passo sulla strada che li condurrà* a Berlino e non tanto per i risultati materiali (che comunque non furono da disprezzare) quanto, e soprattutto, come banco di prova della "nuova Armata Rossa", che rinasceva dopo i disastri del 1941-1942 con l`apprendimento di nuovi metodi di combattimento ( anche se forse il termine corretto è "riapprendimento", dal momento che le tattiche impiegate erano già* state messe in pratica nel periodo precedente la grande purga ad opera di quel brillante stratega che era stato M. Tuchacevskii).
Fu quindi in questo cruciale periodo dal novembre 1942 al gennaio 1943, che vennero (ri)messe in pratica le operazioni in profondità* con le forze corazzate, che portarono al successo delle operazioni "Urano" (accerchiamento a Stalingrado) e "Piccolo Saturno"; per l`appunto, metodi che sarebbero stati approfonditi e migliorati fin al momento in cui, nel giugno del 1944, l`operazione "Bagration" portò alla distruzione completa del nucleo centrale tedesco, dimostrando definitivamente che l`Armata Rossa aveva appreso e fatto proprie le tattiche che inizialmente erano state applicate contro di essa.
Questa è l`importanza di "Piccolo Saturno".
Il Fronte Orientale è stato sempre per me estremamente interessante, fin da quando ho iniziato a interessarmi della seconda guerra mondiale, ho trovato i giganteschi combattimenti che si svolgevano ad oriente molto più affascinati della Normandia o della campagna d`Italia, e la mancanza di libri specifici sull`argomento non ha fatto altro che aumentare e solleticare il mio interesse. La scelta di occuparmi di occuparmi di Piccolo Saturno è arrivata per gradi, ma in retrospettiva è stata quasi obbligata, volevo un argomento poco trattato, almeno con l`utilizzo di fonti sovietiche, il che ovviamente escludeva Mosca, Stalingrado e Kursk, tuttavia non volevo qualcosa che fosse completamente avulso dalla storiografia nostrana, così la scelta di occuparmi della distruzione dell`ARMIR è diventata ai miei occhi piuttosto ovvia.
La storiografia in italiano, come accennavo prima, sul fronte orientale è sempre stata tremendamente lacunosa, i più importanti testi specifichi sull`argomento non sono mai stati pubblicati in italiano, si potrebbe parlare per ore delle cause ma non è questa la sede corretta per farlo.
In generale comunque, con la fine del sistema sovietico e la conseguente apertura di parte degli archivi, si è aperto un nuovo mondo agli storici, e pian piano anche da noi questi effetti iniziano ad arrivare, anche se fino ad ora piuttosto comprensibilmente, limitatamente ai rapporti del PCUS con il PCI o sulla sorte dei nostri prigionieri in Russia, tuttavia con l`oceano di prospettive spalancato davanti agli studiosi la speranza di nuove pubblicazioni in italiano non è mai stata così forte come oggi.














Capitolo 1: Premesse


Il 22 giugno 1941 la Germania Nazista attaccò l`Unione Sovietica con quella che sarebbe diventata la più grande invasione via terra della storia, 160 divisioni, di cui 30 corazzate, per un totale di tre milioni di uomini e tremila mezzi corazzati, più gli eserciti dei paesi alleati (Slovacchia, Ungheria, Italia, Finlandia, Romania) quasi i quattro quinti dell`intero esercito tedesco erano schierati ad oriente (3,2 milioni di uomini su un totale di 3, : tuttavia le divisioni alleate soffrivano di gravi mancanze soprattutto nel materiale. In risposta a questa minaccia l`Armata Rossa schierava un dispositivo di forze apparentemente imponente (4.000.000 uomini suddivisi in 170 divisioni) ,. Solo da poco erano entrati in servizio i carri T 34 e KV 1, nettamente superiori agli omologhi tedeschi: la maggior parte delle forze corazzate sovietiche era composta da vecchi carri leggeri del tutto inefficaci contro i Panzer III e IV della Wehrmacht . Inoltre le purghe avevano gravemente indebolito la catena di comando dell`Armata Rossa, e le grandi innovazioni di Tukhachevsii erano state completamente annullate per tornare ai dettami tattici e strategici della Guerra Civile. Questi fattori, unitamente alla cecità* di Stalin di fronte agli avvertimenti che da più parti arrivavano sulla sua scrivania, furono i fattori che condussero al disastro del 1941.
Ai primi di dicembre i tedeschi erano arrivati a meno di 30 kilometri dal Cremlino. Leningrado era circondata e la popolazione moriva di fame, Kiev e i distretti industriali dell`Ucraina, i più importanti del paese, erano caduti in mani tedesche, oltre tre milioni di soldati erano stati perduti nelle battaglie dell`estate.
Solo il sopraggiungere dell`inverno e la tenacia del combattente russo, guidato da un abile comandante come G. Zhukov, riuscì ad evitare il disastro.
Una prima controffensiva lanciata il 5 dicembre respinse i tedeschi tra i 100 e i 200 km ma Stalin pretese troppo dalle truppe, credendole sull`orlo della vittoria le lanciò in operazioni scoordinate senza appoggio dei carri e l`operazione si risolse in un fallimento. Tuttavia gli invasori erano stati respinti e per la prima volta l`esercito tedesco, che fino a quel momento era parso invincibile, era stato incontestabilmente battuto sul campo.
Hitler stabilì che la vittoria che era mancata nel 1941 sarebbe stata raggiunta nel 1942. Tuttavia, ben conscio che la Germania non aveva più le risorse per un attacco su tutti i fronti, decise di attaccare solo nel settore meridionale ed ordinò la pianificazione dell`offensiva a sud nonostante il parere contrario del generale Halder, Capo di stato maggiore, che avrebbe voluto attaccare al centro e rinnovare la spinta verso Mosca. L`attacco sarebbe avvenuto a sud e avrebbe avuto come obiettivo la conquista dei pozzi petroliferi del Caucaso: "senza i pozzi di petrolio del Caucaso sarò costretto a liquidare la guerra", fu la risposta di Hitler alle obiezioni del Capo di stato maggiore. Suo malgrado, Halder dovette stilare un nuovo piano, battezzato "operazione Blu" (Il nome originario era "Sigfrido", ma Hitler rifiutò di utilizzare nuovamente nomi di figure storiche, o mitologiche dopo il fallimento di "Barbarossa"). Il 28 marzo del 1942 il nuovo piano fu delineato: si trattava di un` operazione ambiziosa, che si proponeva di tagliare in due l`Unione Sovietica e annientare definitivamente l`Armata Rossa . Esso consisteva in una grande operazione a tenaglia in due fasi: nella prima, una ganascia, da nord dall`area Kursk-Kharkov, sarebbe penetrata verso sud est seguendo il corso del Don, e una ganascia da Sud, dall`area di Taganrog, si sarebbe mossa verso occidente. Le due branche si sarebbe chiuse immediatamente a ovest di Stalingrado, intrappolando le armate sovietiche e dando via libera alla fase due: un intero gruppo d`armate si sarebbe staccato dall`accerchiamento muovendo verso sud in direzione del Caucaso e dei pozzi di petrolio, mentre una puntata sussidiaria sarebbe stata eseguita contro Stalingrado per proteggere il fianco dello sforzo principale . Il 4 aprile l`incarico di eseguire la manovra fu affidato al Feldmaresciallo Von Bock, che aveva preso il posto di Von Rundstendt al comando del gruppo sud, ma Hitler rifiutò di firmare l`ordine. La crisi dell`inverno gli aveva tolto la fiducia negli ufficiali di stato maggiore, e la troppa libertà* che veniva concessa a Von Bock era esattamente ciò che voleva eliminare, l`elasticità* di manovra e la possibilità* di scelta degli ufficiali superiori.
Hitler tolse la responsabilità* all`Ufficio operazioni e personalmente stilò gli ordini e le indicazioni, che vennero espresse nella direttiva numero 41 il 5 aprile.
Fin dall`inizio del testo venne immesso il germe della disfatta, una catastrofica sottovalutazione del nemico. Si affermava che "Il nemico ha subito gravissime perdite di uomini e materiali [...] L`avversario ha consumato in larga misura la massa delle sue riserve". Il resto del piano partiva da questo assunto, cioè che l`armata rossa fosse sull`orlo del collasso. Per questo venne stabilito che il lunghissimo fianco settentrionale fosse affidato alle unità* alleate. La decisione, che si rivelerà* disastrosa, stabiliva che "lo schieramento comincerà* al nord con gli Ungheresi, seguiti dagli Italiani e infine ai rumeni che costituiranno l`estremità* sud-est".
Ma l`Armata Rossa era veramente sull`orlo del collasso?
Ad un osservatore straniero non poteva che sembrare di si : l`Unione Sovietica aveva perso più di sei milioni di effettivi, la metà* dei quali erano prigionieri; con la perdita dell`Ucraina era andata perduta la principale fonte di grano e cominciava a diventare difficile nutrire la popolazione civile. La simultanea perdita del bacino del Donbass aveva fatto crollare di tre quarti la produzione pesante sovietica, così come di due terzi era scesa la produzione di quei metalli (manganese, alluminio, rame) che per la guerra moderna si rivelarono essenziali.
A ciò si aggiunsero le interferenze di Stalin nella conduzione della guerra. L`attacco ordinato contro Charkov, nell`errata convinzione che a sud vi fossero meno truppe tedesche e di minore qualità* rispetto al nord e al centro , condusse all`annientamento di tre armate . Uguale sorte ebbe l`offensiva in Crimea (soprattutto grazie all`incompetenza del colonnello Generale L. Mekhlis, un protetto di Stalin e capo del dipartimento politico dell`Armata Rossa), la sua convinzione che l`attacco sarebbe stato portato contro Mosca lo portò a sguarnire pericolosamente il fronte sud e questo causò il disastro dei primi giorni dell`offensiva.
L`offensiva scattò il 28 giugno, il fronte crollò immediatamente. La città* di Rostov cadde praticamente senza combattere, la sola resistenza fu offerta da reparti dell`NKVD . Lo scoramento si diffuse rapidamente tra le file dei soldati sovietici che si ritiravano e questo dette in seguito ai tedeschi l`impressione retrospettiva che in realtà* si fosse trattata di un immensa trappola predisposta da Stalin : come abbiamo visto le cose non stavano così.
A questo punto, colto dall`ebbrezza della vittoria, Hitler commise un errore fatale, ossessionato dall`idea della vittoria divise le sue armate: il Gruppo A guidato dal feldmaresciallo List con in più la Ia armata Corazzata di Von Kleist; e il gruppo d`armate B di Von Weichs, che attraversò il Don dirigendosi verso Stalingrado. Di questo secondo gruppo faceva parte la VIa armata, che era all`epoca la formazione più grande dell`intero esercito tedesco.
Con questa divisione Hitler si trovava tuttavia nella situazione di non avere uomini sufficienti per alcuno dei suoi due obbiettivi e compiva un altro passo sulla strada del disastro.
Nel disperato tentativo di porre freno alle ritirata, il 28 luglio Stalin emise l`ordine numero 227, meglio noto come "Non un passo indietro!" (Ni Shagu nazad!) . L`ordine recitava: "ogni posizione, ogni metro di territorio sovietico deve essere difeso con accanimento, fino all`ultima goccia di sangue. Dobbiamo aggrapparci ad ogni centimetro di suolo sovietico e difenderlo fino alla fine". L`ordine venne diffuso solo alle unità* al fronte e il resto del paese conobbe il suo testo solo nel 1988.
L`ordine 227 aumentò considerevolmente il livello della disciplina; vennero costituiti i "battaglioni punitivi (shtrafbat)", composti da coloro che non avevano compiuto il loro dovere in combattimento e che venivano utilizzati per le operazione più rischiose, al limite del suicido; ma la conseguenza forse più famosa (o famigerata) fu l`istituzione dei "reparti di sbarramento", che avevano l`incarico di costringere i soldati a combattere. Alle spalle dell`unità* avanzante veniva posto un reparto di mitraglieri con lo scopo di sparare a chi si ritirava. Essi vennero sciolti il 29 ottobre, perché in realtà* sottraevano uomini al fronte. Inoltre, il loro compito veniva già* assolto dagli uomini dell`NKVD, anche in mancanza di un ordine esplicito.
A prima vista si potrebbe pensare che ogni soldato dell`Armata Rossa combattesse perché aveva un fucile puntato alla schiena, ma la realtà* non è così. Sebbene l`importanza data all`ordine 227 sia stata sopravvalutata, esso fu indubbiamente uno scossone morale per i soldati, proprio per lo spirito che incarnava, spirito che proprio in quei mesi stava iniziando a smuovere le masse sovietiche: non si faceva appello ad una difesa del comunismo, bensì ai valori profondi dell`anima russa. Persino la chiesa ortodossa, prima di allora perseguitata, venne utilizzata a scopi bellici, e, mentre si diffondevano i primi resoconti sulle atrocità* commesse dal nemico, iniziava a diffondersi uno spirito di odio e di vendetta verso tutti i tedeschi, un fuoco alimentato da propagandisti come Il`ja Ehremburg. All`inizio di settembre una nuova determinazione si diffuse nel popolo, mentre, simultaneamente, al fronte la resistenza iniziò a indurirsi. Questo movimento avrebbe presto trovato un simbolo e un punto di applicazione, in una città*: Stalingrado.
A questo punto il fronte tedesco iniziava a formare un enorme ansa con la parte settentrionale che si estendeva in una maniera pericolosamente lunga seguendo il corso del Don. In pratica, l`operazione Blu aveva creato un enorme saliente che si estendeva dal Don al Caucaso e che aveva come punto focale Stalingrado, la città* che, come abbiamo visto, doveva essere in origine semplicemente un obiettivo sussidiario, ma che agli occhi di Hitler stava diventando il teatro principale di operazione. La sola idea di essere giunto fino al Volga gli fece dimenticare il vero obiettivo dell`operazione Blu: i pozzi petroliferi del Caucaso. Fu proprio il conseguente allungamento del fronte e il continuo risucchio di riserve da parte di Stalingrado a diminuire in maniera drammatica la quantità* di truppe che sarebbero state impiegabili in caso di necessità*.
In questo quadro si inserisce l`VIIIa armata italiana, meglio nota come ARMIR (Armata italiana in Russia) comandata dal generale Gariboldi, precedentemente governatore della Libia. L`ARMIR non era altro che l`ampliamento dello CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia),che era stato inviato l`anno precedente sotto il comando del generale Messe.
L`ARMIR venne schierato su un fronte lungo, in linea d`aria 170 km, tra Babka, dove iniziava la linea tenuta dalla IIa Armata ungherese, fino a Vesenskaja, punto di inizio della IIIa Armata romena. Ma in realtà*, dato il percorso tortuoso del Don, l`area da controllare risultava essere di 315 km.
L`ARMIR era suddiviso in quattro corpi di armate da Nord a Sud: il Corpo d`Armata Alpino (Divisioni Tridentina, Julia, Taurinense e, in riserva, la divisione Vicenza che non era una vera e propria unità* di combattimento ma di servizi) comandato dal generale Nasci; il II° corpo d`Armata (Divisioni Cosseria e Ravenna e il 318° reggimento granatieri tedesco) comandato dal generale Zanghieri; il XXXV° corpo d`armata, ex CSIR (298° divisione di fanteria tedesca e Divisione Pasubio) fino a novembre comandato dal generale Messe; infine il XXXIX° Corpo d`armata (Divisioni Torino, Celere e Sforzesca) comandato dal generale tedesco Obstfelder. In totale 230.000 uomini, 7.000 ufficiali, 25.000 muli, 16.700 automezzi, 1.130 trattori, 55 carri leggeri tipo L. Data la lunghezza del fronte, ogni divisione doveva tenere più di 30 kilometri di linea, contro i 15 considerati ottimali. Erano in riserva, oltre alla Vicenza, altre due divisioni tedesche: la 27a Panzer e la 385a di fanteria. Dopo non c`era nient` altro.
Di fianco al settore occupato dall`ARMIR si trovava il secondo obiettivo dell`offensiva: il gruppo di Armate Hollidt, formato da tre corpi d`armata (I°, II°, XVII°), da ciò che rimaneva della terza armata rumena e dalla quarta armata corazzata. In totale 110.000 uomini (60.000 tedeschi, 50.000 rumeni).
E` questo il dispositivo su cui sta per abbattersi "Piccolo Saturno".


















Capitolo 2: Preparazione


L`area di operazioni era una regione che aveva una forma grossomodo rettangolare con una profondità* di circa 210 km, delimitata da quattro fiumi ( il Don a nord, il Chir a Est, il Donets a sud e il Derkul a ovest) e caratterizzata da un terreno pianeggiante intervallato da alcune piccole colline e attraversato da molteplici torrenti che fendevano il territorio creando dei crepacci (balkas) piuttosto ripidi, in cui i difensori potevano ricavare eccellenti difese anticarro.
Dal punto di vista climatico, in quell`inverno le temperature non scesero mai sotto i meno 20°C e il terreno era coperto da un leggero strato di neve. Tuttavia il Don e il Donets erano ghiacciati, il che consentiva l`attraversamento alle forze attaccanti in maniera piuttosto agevole.
Come per tutto il territorio sovietico, la rete stradale era estremamente carente, limitata a piste tracciate nella steppa che univano i diversi villaggi. Di estrema importanza erano invece le reti ferroviarie: per i sovietici il nodo ferroviario di Kalach era essenziale per il rifornimento delle armate al fronte, mentre; per i tedeschi, centrale era la città* di Rossosh, da cui si diramava la ferrovia che andava verso sud fino a Likhovsii e poi, da qui verso est, fino a Tatsinkaia e alla regione a nord di Tormosin, linea che riforniva l`intera area operativa.
Ma prima di arrivare a Piccolo Saturno, bisogna fare un passo indietro e descrivere l`offensiva sovietica che porterà* all`accerchiamento della VIa armata tedesca a Stalingrado, di cui è una diretta conseguenza. Riportiamo, quindi, la nostra attenzione sulla tragedia che si svolgeva nella città* sul Volga.
Contrariamente a tutte le previsioni tedesche, Stalingrado non era caduta e le truppe sovietiche non avevano ripiegato dall`altra parte del fiume per continuare la propria ritirata attraverso le steppe asiatiche. L`Armata Rossa combatteva strenuamente difendendo ogni palmo di terreno. Hitler aveva rifiutato ripetutamente le analisi sulla consistenza delle riserve sovietiche, insistendo che tutto ciò era impossibile. La città* si era trasformata così in quello che era stata Verdun durante la prima guerra mondiale, un simbolo da conquistare ad ogni costo, una spaventosa battaglia di logoramento casa per casa. A difendere la città* era rimasta solo la 62a Armata guidata dal Generale V. Chuikov, che doveva essere continuamente rifornita dall`altra sponda del Volga di ogni cosa, dagli uomini alle armi. Ma erano i primi che scomparivano con una velocità* allarmante, persino per gli standard del fronte orientale: intere divisioni erano ridotte a meno di 800 uomini. Lentamente, pur contendendo ogni pietra ai tedeschi e infliggendo al nemico perdite elevatissime, l`Armata Rossa perdeva terreno. Tuttavia, anche se in maniera indiretta, Hitler dovette ammettere il fallimento della campagna estiva del 1942 e con l`Ordine operativo del 14 Ottobre, ordinò l`arresto di ogni operazione offensiva tranne che sul Volga e sul Caucaso, ponendo tutte le unità* sulla difensiva e ordinando che una difesa risoluta delle posizioni durante la campagna invernale avrebbe posto le basi per la vittoria finale del 1943.
La possibilità* di una controffensiva sovietica appariva fantascienza agli occhi del dittatore tedesco, ma lo stato maggiore dell`Armata rossa vi stava lavorando a partire dal 13 settembre, quando Zhukov propose a Stalin un offensiva contro il corpo principale tedesco. Le ricognizioni avevano rilevato che i fianchi della VIa armata erano tenuti da due armate Rumene dallo scarso equipaggiamento e secondo i dati raccolti dai servizi segreti, dal morale basso. La decisione di lanciare un offensiva lungo le due direttrici occupate dai rumeni fu così rapidamente presa.
Mentre i tedeschi continuavano a dissanguarsi, nella città* di Stalin, a Mosca la pianificazione procedeva e, proprio quando i tedeschi pensavano di avere ottenuto la vittoria, oramai giunti a pochi metri dalla riva del fiume, il 19 novembre l`Armata Rossa attraversò il fiume, dando il via all`operazione "Urano" e, dopo avere polverizzato le divisioni rumene, avanzò in profondità*; le due branche della tenaglia si chiusero: il 23 novembre la VIa Armata era circondata.
Ma un obiettivo molto più ambizioso aveva già* da tempo preso forma nelle menti dello stato maggiore sovietico: una "Super Stalingrado", l`accerchiamento e la distruzione dell`intero Gruppo di armate Sud.
Il progetto iniziò ad opera del generale A. Vasilievskij già* a partire da settembre, in concomitanza con la pianificazione per "Urano". Il piano coinvolgeva due "Fronti" (ovvero l`entità* operativa più grande in uso nell`armata rossa equivalente a un gruppo d`armate): il Fronte di Voronhez, comandato dal Generale F. Golikov, e il fronte Sud occidentale, comandato dal generale N. Vatutin, con l`obiettivo di distruggere l`VIIIa Armata Italiana ed effettuare un movimento in profondità* verso sud fino a giungere a Rostov sul Don. Una volta arrivati, oltre un milione di soldati tedeschi si sarebbe trovato circondato. L`intera Ucraina si sarebbe spalancata davanti all`Armata Rossa.
Dopo gli studi preliminari, il 26 novembre Vasilevskij sottopose a Stalin le sue proposte operative:


Per facilitare l`amministrazione delle forze da parte del Fronte Sud Occidentale, per la prossima operazione, suggerisco che, il più velocemente possibile, le truppe della 1a Armata della Guardia, che al momento sono incluse nel comando del Tenente Generale V.I. Kuznetov, siano riorganizzate [...] Le rimanenti truppe della 1a Armata della Guardia opereranno sulla linea dei fiumi Don, Drivaya e Chir e formeranno una 3a Armata della Guardia sotto il comando del tenente Generale D.D. Lelyushenko.
Il fronte da Chernyshevskaya alla foce del fiume Chir, che è la congiunzione con il Fronte di Stalingrado, verrà* assegnato primariamente alle unità* della 8a Armata Corazzata.
L`obiettivo più immediato dell`operazione sarà* la distruzione dell` VIIIa Armata Italiana, e del gruppo operativo Hollidt, per cui il Fronte sud occidentale dovrà* stabilire due gruppi di assalto, uno sul fianco destro con la 1a Armata della Guardia (sei divisioni di fucilieri, un corpo corazzato e rinforzi) che attaccherà* dalla testa di ponte a sud di Verkhnyi Mamon in direzione sud verso Millerovo per completare l`anello di accerchiamento; il secondo gruppo con la 3a Armata della Guardia (cinque divisioni. fucilieri e un corpo meccanizzato), schierata di fronte a Bokovskaya, attaccherà* simultaneamente verso ovest in direzione di Millerovo per chiudere l`accerchiamento.
Successivamente, dopo la distruzione dell`8a Armata italiana e dopo lo schieramento di forze mobili nel Nord Donetz, assicurato l`attraversamento nell`area di Likhaya, verranno stabilite posizioni favorevoli per rinnovare l`offensiva contro Rostov.
Per assicurare le operazioni da nord-ovest e ovest, un gruppo d`assalto della 6a Armata del Fronte di Voronhez (cinque divisioni fucilieri e due corpi corazzati) dovrà* attaccare da sud ovest di Verkhnyi Mamon in direzione di Kantemirovka – Voloshino.
Le truppe dovranno essere pronte per l`operazione a partire dal 10 dicembre; per allora sarà* necessario completare il movimento dei rinforzi assegnati dalla Stavka al fronte Sud Occidentale, costituiti da cinque divisioni fucilieri, tre corpi corazzati, un corpo meccanizzato, sei reggimenti corazzati indipendenti, sedici reggimenti di artiglieria e mortai.
La 5a Armata Corazzata dovrà*, nell`immediato futuro, distruggere le forze nemiche nell`area di Chernyshevskaya – Tormosin – Morozovsk per ottenere, a sud-ovest, il definitivo isolamento di quelle circondate a Stalingrado, in vista di sviluppare ulteriormente l`offensiva verso Tatsinkaya per terminare sulla linea del Donetz settentrionale. [VIZ, 1966 (1) p. 19]


L`effettiva stesura del piano venne affidata da Stalin a Vatutin e Golokov, che dovevano predisporre tutti i dettagli operativi per i primi di dicembre affinché vi fosse poi il tempo di eventuali modifiche.
La macchina della preparazione si mise immediatamente in moto.
Una volta stabiliti i piani generali, l`ordine di Stalin prevedeva di pianificare la distruzione della sacca di Stalingrado e, contemporaneamente, l`operazione Saturno, in modo che il successo ottenuto con l`accerchiamento della VIa Armata potesse essere completato con la riduzione del gruppo di armate Sud.
Vasilevskij iniziò ad assegnare ad ogni comandante di Fronte le disposizioni e gli ordini da eseguire nel quadro della nuova operazione.
Inizialmente, il Fronte del Don e tre armate del Fronte di Stalingrado dovevano occuparsi della distruzione della sacca, mentre il fronte sud occidentale e due armate del Fronte di Stalingrado dovevano proteggerne il bordo esterno, impedendo ai tedeschi di lanciare un offensiva volta alla liberazione della VIa Armata.
Il 25 novembre Vasilevskij si incontrò con il tenente generale Vatutin, comandante del fronte sud Occidentale, con il quale stabilì che per raggiungere l`obbiettivo, ovvero la distruzione dell`8a Armata italiana e del raggruppamento Hollidt, sarebbero stati impiegate due armate d`assalto. Durante la prima fase operativa un`armata sarebbe stata formata da un corpo meccanizzato e da cinque divisioni fucilieri che sarebbero stati tratti dalla 3a Armata della Guardia. Questa unità* avrebbe dovuto muoversi dalla posizione di partenza, ad est di Bokovskaya, nella direzione del fiume Chir. Il secondo nucleo d`assalto sarebbe stato formato da tre corpi corazzati e sei divisioni fucilieri, tratti dalla 1a Armata della Guardia. Il movimento sarebbe partito dalla testa di ponte di Verkhny Mamon in direzione sud verso Millerovo. Un'altra armata, la 6a, avrebbe coperto il fianco destro del fronte, mentre, alla sua sinistra, la 5a Armata Corazzata sarebbe avanzata oltre Chir dirigendosi verso Tatsinkaya e Tormosin; infine i due nuclei d`assalto avrebbero proceduto fianco a fianco verso Likhaya.
Questa sarebbe stata la prima fase del piano. Successivamente, sarebbe stata impiegata la 2a Armata della Guardia, un` unità* fresca e una delle più grandi dell`Armata Rossa, che avrebbe dato la spallata finale con l`ausilio di quattro corpi corazzati, procedendo verso Sud nella direzione di Rostov.
Il piano, nei suoi dettagli definitivi, venne approvato dalla Stavka (ovvero il comando supremo delle forze armate sovietiche) il 2 dicembre e l`inizio venne fissato per il 10 dicembre. Contestualmente, alla 5a Armata della Guardia fu ordinato di continuare i suoi attacchi di disturbo nella zona del basso Chir.
Tuttavia, a Stalingrado la resistenza non accennava a diminuire: pesanti attacchi vennero lanciati dai sovietici tra il 28 e il 30 novembre senza ottenere alcun risultato degno di nota. Solo adesso, a causa della pesante resistenza incontrata, i sovietici si resero conto della quantità* delle forze tedesche catturate. Ma la riduzione della sacca doveva avere la priorità*, così Vasilevskij iniziò a pianificare il trasferimento della 2a armata della guardia al fronte del Don al fine di partecipare alla sua distruzione con un attacco che avrebbe dovuto iniziare il 18 novembre.
Nonostante questo privasse il fronte sud occidentale del secondo scaglione, in questa fase la Stavka ritenne che sarebbe stato lo stesso possibile il raggiungimento degli obiettivi. Così gli ordini rimasero immutati; tuttavia, il conseguente rallentamento nel flusso dei rifornimenti costrinse a posticipare l`inizio dell`offensiva inizialmente al 14 dicembre, e infine al 16 dicembre.
Mentre i piani subivano queste modifiche, la 5a Armata Corazzata del tenente generale P. Romanenko iniziò il 2 dicembre l`operazione offensiva prevista, quale passo preliminare necessario per il lancio di Saturno, ovvero, come abbiamo visto, la distruzione delle unità* tedesche (nella fattispecie il XXXXVIII Panzer Korps che il giorno prima aveva cambiato il comandante con il Generale Von Knobelsdorff), obiettivo che doveva essere completato per il 5 dicembre per poi procedere in direzione dell`area compresa tra Morozovsk e Chernyshkovskii.
Per raggiungere questo obiettivo, Romanenko poteva schierare sei divisioni fucilieri, due divisioni di cavalleria, un corpo corazzato, una brigata corazzata separata e otto reggimenti di artiglieria. A queste forze vennero in seguito aggiunte altre quattro divisioni fucilieri fino a raggiungere un totale di 70.000 uomini con 182 carri armati.
L`attacco fu lanciato come previsto, ma i progressi furono lenti. Per la sera del 3 i sovietici avevano creato, a prezzo di forti perdite, una testa di ponte sul Don a Nizhnaya Kalinovka. Ma la testa di ponte tedesca a Rychovskii non era stata eliminata e le forze sovietiche apparivano tremendamente provate dopo soli due giorni di combattimento. Romanenko dovette così ordinare di fermare l`offensiva per riorganizzare le unità*.
L`attacco fu rilanciato il 7 dicembre, ma, nonostante il successo iniziale, un massiccio contrattacco tedesco riportò le forze sovietiche sulla linea di partenza. Il 10 dicembre l`attacco era fallito. La Stavka, tuttavia, ordinò la formazione di una nuova armata di Assalto che avrebbe assistito Romanenko nei suoi nuovi tentativi di sfondamento, ma senza successo.
Il fallimento di Romanenko ebbe anche altre conseguenze: la Stavka approvò la decisione di Vasilevskij di ridurre la sacca di Stalingrado (operazione Koltso), attacco che avrebbe visto impiegata la 2a Armata della Guardia che sarebbe così stata definitivamente tolta all`operazione Saturno.
Tuttavia, le azioni tedesche avrebbero portato ad un ulteriore modifica al piano.
Già* subito dopo la chiusura della sacca, i tedeschi formarono un nuovo gruppo di Armate battezzato "Don", che venne affidato al miglior generale che Hitler avesse, cioè il feldmaresciallo Von Manstein,. Scopo principale di questo gruppo di armate in questa prima fase era liberare la VIa Armata dalla sacca di Stalingrado. Per questo venne rapidamente redatto un piano battezzato "Tempesta d` Inverno", che prevedeva, appunto, il perforamento della sacca e la congiunzione con la sesta armata. Il compito dello sfondamento venne affidato alla IVa Panzerarmee del generale Hoth, cui era stata assegnata la 6a divisione panzer, appena giunta dalla Francia e quindi al completo dei mezzi, tra cui alcuni nuovissimi carri Tiger.
Hitler approvò il piano, ma pose dei paletti: lo scopo dell`operazione non era consentire il ritiro della VIa Armata, ma rifornirla, affinché la città* sul Volga fungesse da "pietra angolare" per l`offensiva del 1943. Manstein, tuttavia, non si faceva illusioni sulla sopravvivenza della VIa Armata durante l`inverno. Venne così stilato un secondo piano, denominato "Rombo di Tuono", che prevedeva un attacco convergente della VIa Armata verso Hoth e la sua conseguente fuga fuori dalla sacca..
Il 12 dicembre, dopo una breve preparazione di artiglieria, il LVII Panzer Korps attaccò nell`area di Kotelnikovo, riuscendo a sfondare la prima linea sovietica e a penetrare in profondità* in direzione di Stalingrado.
Proprio per impedire una ulteriore avanzata tedesca, su proposta di Vasilievskii, la Stavka decise di posporre l`operazione Koltso e di deviare la 2° Aarmata della Guardia in supporto della 51a e 57a Armata per bloccare il LVII Panzer Korps.
Ma questa decisione che la Stavka aveva preso piuttosto a malincuore condusse inevitabilmente ad un riesame di tutte le operazioni pianificate e, soprattutto, di Saturno che, a questo punto, non era più realizzabile.
Tuttavia, venne stabilito un piano alternativo che, essendo una versione ridotta di Saturno, venne battezzata "Piccolo Saturno"
Il messaggio che, a questo proposito, Stalin inviò ai suoi comandanti era il seguente:

Ai Compagni Voronov,Golikov,Vatutin
Primo: L`operazione Saturno, con obiettivo l`asse Kamensk-Rostov, era stata concepita quando la situazione era in nostro favore, quando i tedeschi non avevano più riserve schierate nella zona di Bokovsk-morozovsk-Nizhne Chirskaya; quando la (5a) Armata Corazzata avesse attaccato con successo nella direzione di Morozovsk, e quando sembrava che un attacco da nord sarebbe stato contemporaneamente supportato da un offensiva da Est con obiettivo Likhaya.
In queste circostanze, fu proposto che la 2a Armata della Guardia potesse muoversi nell`area di Kalach ed essere usata per sviluppare con successo un`avanzata verso l`asse Taganrog – Rostov.
Secondo: Recentemente la situazione non si è sviluppata in nostro favore:, Romanenko e Lelyushenko (comandante della 3a Armata della Guardia) sono sulla difensiva e non possono avanzare da quando il nemico ha fatto affluire da Ovest un gran numero di forze di fanteria e di corazzati che stanno contenendo le forze sovietiche.
Di conseguenza, un attacco da Nord non avrebbe alcun supporto proveniente da est ad opera di Romanenko, per cui un offensiva in direzione di Kamensk - Rostov non avrebbe possibilità* di successo.
Devo dire che la 2a Armata della Guardia non potrà* essere più usata per l`operazione Saturno, dal momento che sta operando con un altro fronte.
Terzo: Perciò è essenziale rivedere l`operazione Saturno, dal momento che il principale attacco non avverrà* più in direzione sud ma verso Nizhnii-Astakhov a sud-est,, per concludersi a Morozovsk, con lo scopo di prendere il nemico radunato nell`area Bokovsk-Morozovsk in un movimento a tenaglia, di rompere nelle sue retrovie e di distruggere queste forze con un attacco lanciato simultaneamente da est, dalle forze di Romanenko e Lelyushenho, e da nord-ovest, dalle forze di Kuznetov e dalle formazioni mobili poste sotto il suo comando.
Filippov [Fronte di Voronhez guidato da Golikov] ha il compito di fornirgli assistenza.
Kuznetov dovrà* liquidare gli italiani, attraversare il fiume Boguchar nell`area di Kremenkov e schierare il maggior numero possibile di forze di copertura per affrontare un possibile attacco nemico proveniente da ovest.
Quarto: Lo sfondamento dovrà* procedere in quei settori in cui erano stati pianificati per l`operazione Saturno. Dopo lo sfondamento, il colpo si volgerà* verso sud-est nella direzione dell`Asse Nizhnii Astakov – Morozovsk, irrompendo nelle retrovie delle forze che fronteggiano Romanenko e Lelyushenko. L`operazione inizierà* il 16 dicembre con il nome in codice di Piccolo Saturno.
Quinto: Voi dovrete ora operare senza il sesto corpo Meccanizzato, ma, reggimenti corazzati sono in marcia per unirsi a voi. Questo perché il 6° Corpo Corazzato è stato assegnato al fronte di Stalingrado per essere usato contro la concentrazione nemica nell`area di Kotelinikovskii. Al posto del 6° Corpo Meccanizzato, potrete prendere con voi un corpo corazzato da Filippov, il 25° o il 17° [Corpo Corazzato)
Vasil`yev(Stalin)


L`obiettivo adesso era mutato: al posto della grande cavalcata verso il mar Nero e dell`annientamento dell`intero nucleo meridionale delle forze di invasione tedesche, si era optato per la distruzione di due armate, con lo scopo più importante di impedire alle truppe tedesche di giungere in soccorso della VIa Armata accerchiata a Stalingrado. Era evidente, infatti, che una tale minaccia sul fianco settentrionale avrebbe richiamato nella zona le riserve tedesche, che sarebbroe, quindi, venute a mancare al LVII Panzer Korps, rendendo vano il suo tentativo offensivo.
Seguendo le nuove direttive, i comandanti dei fronti vennero posti sotto la guida di N. Voronov per stendere un nuovo piano operativo. Ne fu stilato uno dettagliatissimo in cui si stabiliva dove ogni unità* avrebbe dovuto trovarsi giorno per giorno. Fu stabilito un termine di tre giorni per il raggiungimento degli obiettivi più vicini e di sei per quelli più lontani. Questa maniacale pianificazione è sintomatica del livello di dettaglio che i comandi sovietici attuavano in fase pianificatrice in questa fase della guerra.
La profondità* di azione assegnata ai corpi corazzati variava tra i 250 km del 25° Corpo Corazzato e i 150 km assegnati al 17°; tuttavia questa distanza avrebbe dovuto essere coperta rispettivamente in quattro e due giorni, mentre i reparti di fucilieri avrebbero provveduto a coprire i fianchi e a distruggere le principali unità* nemiche che, inevitabilmente, i corpi corazzati si sarebbero lasciate indietro. Non era altro che l`applicazione della Blitzkrieg tedesca e un ritorno alle idee di Tuchacevskii sull`offensiva in profondità* da parte di forze meccanizzate.
In totale la Stavka assegnò a Piccolo Saturno 370.000 uomini con 1.170 carri armati che dovevano affrontare 210.000 italiani, tedeschi e rumeni con 120 carri, con un rapporto di forze che era di 1,8 a 1 per gli uomini e addirittura di 10 a 1 per i carri armati.
Oltre alle unità* di prima linea i sovietici assegnarono all`operazione due armate aeree (2a, Maggiore generale Smirnov e 17a, Maggiore generale Krasovsky) con l`incarico di fornire supporto aereo al fronte di Voronhez e a quello sud-occidentale. In totale avevano a disposizione 309 aerei da combattimento (tra caccia e bombardieri) e oltre 106 aerei per la ricognizione, che avrebbero potuto servire agevolmente anche come bombardieri notturni.
In più, la difesa dell`asse era rigida, molto forte nelle zone in cui dovevano contenere le teste di ponte sovietiche nell`area tra Boguchar e Novaya Kalitva.
Qui era stato creato un potente sistema difensivo scaglionato in profondità* per 6 km, che garantiva una certa solidità*. In questa zona, ogni divisione aveva da coprire 25 km di terreno; tuttavia, le retrovie erano completamente sguarnite di qualsivoglia sistema difensivo e, data l`estensione del fronte, anche le riserve scarseggiavano.
Il punto più debole era rappresentato dalla zona meridionale dell`ansa del Don, poiché le posizioni mancavano di profondità* e le riserve erano completamente assenti, dal momento che i tedeschi e i romeni avevano occupato queste posizioni solo alla fine di novembre, a seguito della distruzione della IIIa armata romena: era quindi mancato il tempo di costruire un efficace sistema difensivo.
La sicurezza che l`alto comando Sovietico diede a questa operazione fu maniacale: solo i comandanti e il personale chiave erano stati messi al corrente e nessun ordine venne dato per iscritto. Gli ufficiali dello Stato Maggiore comunicavano oralmente ai sottoposti. Furono i capi di Stato Maggiore stessi a scrivere in singola copia e a mano gli ordini operativi.
Ogni comunicazione via filo fu proibita e agli operatori radio al fronte fu consentito solo di ricevere le trasmissioni.
I movimenti di raggruppamento furono compiuti durante tempeste di neve, o durante la nebbia e nessuna luce poteva essere accesa.
Ovviamente non tutti i preparativi poterono essere celati: i tedeschi e gli italiani sapevano che si stava preparando un`offensiva, ma non sapevano dove né quando. Il successo ottenuto in questa opera di "maskirovka" fece si che il sistema venisse ripetuto per tutte le successive operazioni della guerra.
Inoltre, nei giorni che precedettero il via dell`offensiva, le truppe furono sottoposte ad un intenso programma di addestramento, volto a migliorare soprattutto la collaborazione tra fanteria e mezzi corazzati e tra mezzi corazzati e forze aeree e, aumentato il livello di efficienza nelle comunicazioni radio essenziali, per ottenere la coordinazione necessaria per attacchi combinati. Tutti i comandanti, indipendentemente dal loro rango, compirono ricognizioni nella loro area di operazioni, con lo scopo di impratichirsi del terreno su cui avrebbero dovuto agire. Vennero anche costituite speciali squadre d`assalto, che dovevano infiltrarsi nelle linee nemiche e colpire i comandi e i depositi, creando il massimo grado possibile di confusione per ostacolare l`afflusso di rinforzi dalle retrovie italo-tedesche.
Ma, il punto debole del sistema offensivo sovietico era l`intero impianto logistico: tutti i rifornimenti dovevano essere radunati e quindi inviati al fronte a partire dal nodo ferroviario di Kalach, oltre 70 km dietro la linea di partenza. Inoltre, il nodo di Kalach era basato su una sola linea ferroviaria che quindi risultava pesantemente ingolfata e rallentava l`afflusso dei rifornimenti.
Da Kalach tutto doveva venire caricato su camion (generalmente studebaker, di produzione americana) e, quindi, inoltrato alle truppe al fronte, attraverso le poche strade fangose disponibili. In esse si veniva così a creare un caos enorme che riduceva, di conseguenza, la quantità* dei rifornimenti che riuscivano ad arrivare a destinazione.
Proprio per cercare di ovviare al problema, il fronte sud-occidentale costruì una serie di depositi avanzati, ognuno dei quali era servito da tre armate ferroviarie dell`esercito.
Ad ogni armata, sul campo, veniva data la priorità* nell`uso di una delle linee ferroviarie. Operando in questo modo, divenne possibile radunare la quantità* di rifornimenti necessaria all`avvio dell`operazione.
Tuttavia, il problema si sarebbe inevitabilmente presentato nel corso dell`offensiva, il che avrebbe potuto provocare conseguenze catastrofiche.
In ogni caso, tutti i preparativi furono portati a termine entro la data stabilita e l`11 dicembre l`Operazione Piccolo Saturno poteva iniziare la sua prima fase.




















Capitolo 3: Esecuzione, Prima Fase.


L`offensiva si articolò in quattro fasi: la ricognizione, la penetrazione, lo sfondamento e il consolidamento.
Andando per ordine, iniziamo con la prima fase: la ricognizione.
Il suo scopo era di verificare lo status delle difese nemiche e di determinarne la posizione e la forza,e, inoltre, serviva a confondere il nemico sul punto in cui sarebbe scattata l`offensiva.
Per fare ciò, a partire dall` 11 dicembre, compagnie e battaglioni tratte dal primo scaglione delle divisioni fucilieri, vennero impiegate per creare nuove teste di ponte al di là* del Don e per allargare quelle già* esistenti.
L`atto iniziò alle ore 5 con uno sbarramento di artiglieria, che durò mezz`ora, a cui fece immediatamente seguito l`attacco della fanteria. Un battaglione della 195a divisione fucilieri (1a Armata della Guardia) attraversò il fiume e attaccò le posizioni fortificate a est di Krasmoye Orekhovoye, nell`area difesa dalla divisione Ravenna.
Dopo avere occupato la posizione, il battaglione respinse i contrattacchi nemici e fu, in seguito, raggiunto da due reggimenti. Per le ore 5.00 del 16 dicembre erano pronti a lanciarsi nuovamente all`attacco.
Questo schema si ripeté in maniera più o meno simile in tutti gli altri settori del fronte, provocando, ovviamente, un immediato cambiamento nello schieramento nemico. A partire dal 13 dicembre, due divisioni tedesche, di cui una corazzata, vennero fatte muovere nell`area difesa dalla divisione Cosseria per rinforzarne le posizioni, mentre altre unità* tedesche si stavano radunando nella zona di Kantemirovka. Il raggruppamento Shuldt, con due battaglioni di polizia delle SS, e il raggruppamento Fegelein (questo è lo stesso Hermann Fegelein che più tardi sposerà* la sorella di Eva Braun e finirà* fucilato per ordine di Hitler) , più numeroso, con due battaglioni di SS, un reggimento di polizia e, soprattutto, una batteria di cannoni d`assalto
Nel frattempo gli italiani assumevano nuove posizioni nelle retrovie, al fine di potere lanciare agevolmente contrattacchi, qualora lo sfondamento sovietico si fosse verificato.
In questa fase, benché lentamente e a prezzo di gravi perdite, l`Armata Rossa guadagnava terreno, intaccando in profondità* le difese italiane, pur senza effettuare alcun vero e proprio sfondamento, sia perché il loro compito era solo di "assaggio", sia per la difesa che gli italiani offrivano sulla linea del fronte.
Terminata il 15 dicembre la fase di ricognizione, i comandanti sovietici diedero il via alla seconda fase del piano: la penetrazione delle linee nemiche.
L`attacco iniziò con 90 minuti di fuoco d`artiglieria a partire dalle ore 8:00, nel settore che era stato affidato alla prima armata della guardia.
Ma le condizioni del tempo, nella fattispecie una spessa coltre di nebbia che si era alzata dal Don, impedivano agli osservatori d`artiglieria di individuare bene i bersagli; così il fuoco, benché intenso, risultò disperso area per area, dovendo basarsi sulle coordinate di tiro prese nei giorni precedenti, lasciando molti depositi e fortificazioni nemiche praticamente intatti. Per lo stesso motivo, nella zona della 3a Armata della Guardia, lo sbarramento era durato solo 50 minuti. Le condizioni meteorologiche impedivano agli aerei di decollare: essi sarebbero giunti sul campo solo a partire da mezzogiorno, non appena la nebbia si fosse dissipata.
D`altronde, il rumore dei carri in movimento dall`altra parte del fiume e gli altoparlanti per la guerra psicologica, piazzati dai sovietici, avevano di fatto impedito qualsiasi velleità* di dormire, unitamente ad una continua opera di commando, che aveva intaccato le difese nel corso della notte, assalendo gli avamposti isolati o scarsamente guardati.
Data la mancanza pressoché completa di un supporto di artiglieria per le forze italiane, venne a mancare il fuoco di controbatteria, salvo qualche colpo sparato da cannoni isolati.
A differenza della fase di ricognizione, in questa fase l`attacco viene compiuto dai carri armati seguiti dalla fanteria.
La 6a Armata e la 1a Armata della Guardia attraversarono il fiume sul ghiaccio e in parallelo dalle teste di ponte stabilite a Samodurovka e Osetrovka.
Nonostante l`accanita difesa, in tre ore la 6a Armata aveva occupato parte di Novaya kalitva e Dezerovka, avanzando di 2 o 3 kilometri.
Ma non fu possibile sfruttare il successo, in quanto l`unica riserva mobile disponibile, il 17° Corpo Corazzato, era stato destinato alla 1a Armata della Guardia.
Questa armata stava incontrando una violentissima opposizione da parte delle forze nemiche: solo un reggimento, il 564° fucilieri, riuscì a raggiungere il suo obiettivo, avanzando per un kilometro, ma a prezzo di gravissime perdite. Un altro reggimento, il 604th, era rimasto inchiodato al suolo dopo 100 metri, ma, grazie al supporto dell`artiglieria, riuscì a completare l`avanzata e occupare la prima linea difensiva tedesca per mezzogiorno.
Nel pomeriggio vennero attaccati da venti carri tedeschi. La situazione sembrava disperata, ma il provvidenziale intervento di un battaglione controcarro permise ai due reggimenti di mantenere la linea e, per la fine della giornata, l`avanzata aveva anche in questo settore raggiunto i tre kilometri di profondità*. Più a est, la resistenza che le altre divisioni della 1a Armata della Guardia incontrarono fu ancora più tenace e le unità* sovietiche vennero bloccate dopo una penetrazione, che oscillava tra i 300m e i 2km di profondità*.
Per risolvere la situazione, Vatutin diede ordine a tre corpi corazzati (18°, 25° e 17°) con una forza di 488 carri, di penetrare le linee nemiche e consentire alla fanteria di uscire dalla pericolosa situazione di stallo che si era venuta a creare.
Questo attacco iniziò alle 11 del 17 dicembre, ma venne a mancare un`adeguata ricognizione e il supporto di genieri, così, già* nella prima ora, quasi trenta carri erano stati perduti a causa delle mine, e, quindi, le unità* dovettero fermarsi per dare modo ai genieri di bonificare l`area. Si era però perso tempo prezioso, per cui l`attacco venne rinviato al giorno seguente. .La 3a Armata della Guardia aveva attaccato dopo il bombardamento che, come abbiamo visto, era stato notevolmente abbreviato; in più l`attacco avvenne senza ulteriore supporto dell`artiglieria e, come sappiamo, delle forze aeree. Inoltre, la posizione che dovevano attaccare era tenuta da due divisioni tedesche (62a, 194a divisione di fanteria) che avevano pesantemente fortificato l`area, trasformando ogni edificio dei due villaggi di Krasnokutskaya e Bokovskaya, che rappresentavano i cardini del sistema difensivo della zona, in altrettante fortificazioni pesantemente difese.
L`obiettivo di questo attacco era occupare la stazione ferroviaria e intaccare in profondità* le difese tedesche.
Dopo 50 minuti di preparazione, due reggimenti vennero lanciati attraverso il fiume, e, con la copertura delle mitragliatrici pesanti, entrarono a Krasnokutskaya, iniziando un feroce combattimento casa per casa e riuscendo, infine, a raggiungere la ferrovia con un battaglione .
Nel frattempo, un altro reggimento si era attestato poco a est del villaggio sulla posizione dominante, rappresentata da una piccola collina. Per tutta la giornata respinse gli attacchi portati dai tedeschi con supporto di carri armati e aerei. Tuttavia, la situazione si fece drammatica verso le 16.00, quando alcune unità* fuggirono di fronte al nemico; poichè diventava sempre più critica, il Comando di Divisione richiese il supporto di artiglieria per bloccare l`attacco tedesco. Questo, però, non fu possibile in quanto anche le divisioni vicine erano sotto pesante attacco e, per le 21, si fu costretti a ripiegare attraverso il Don. fino alle posizioni di partenza.
Questo esempio è parecchio illuminante sulle difficoltà* che l`Armata Rossa ebbe nell`area: la debolezza del fuoco di sbarramento (unitamente ad alcune carenze nella ricognizione che non rilevarono la status delle fortificazioni nemiche e a problemi nel rifornimento delle unità* sul campo) impedì di fatto lo sfondamento immediato delle linee tedesco-italiane.
Già* durante questo primo giorno, le unità* nell`area erano gravemente indietro sulla tabella di marcia.
In ogni caso, alla luce di queste difficoltà*, i comandanti dei fronti impegnati rividero gli ordini e prepararono, per il giorno seguente, l`utilizzo di una massiccia quantità* di carri armati per effettuare lo sfondamento.
Il giorno seguente, quindi, con l`appoggio di tre corpi corazzati (17°, 18° e 25°) e dopo un massiccio fuoco di artiglieria, ricominciò l`attacco contro le linee italo tedesche. Tuttavia, il fuoco d`artiglieria fu nuovamente debole, dal momento che la 9a divisione di artiglieria non era ancora giunta sul campo di battaglia. Il problema venne risolto solo nel pomeriggio, quando l`aviazione poté intervenire fornendo il supporto ravvicinato necessario.
In questa fase, sul fianco sinistro dell`avanzata, dopo avere facilmente eliminato le posizione nemiche, nei pressi di Golyi fu incontrata una resistenza piuttosto debole, quindi i tre reggimenti impegnati poterono procedere verso est. Ben diversa la situazione a Dubovikovka, dove i tedeschi riuscirono a respingere i primi assalti, costringendo ad un'altra battuta di arresto, ma, dopo alcune ore di aspri combattimenti, grazie alla combinazione di un attacco da parte di fanteria montata su sci e dei T 34, il paese fu alla fine occupato. A questo punto, la linea italo-tedesca appariva sfondata in più punti: unità* di due armate d`assalto (1a e 6a) avevano sfondato il settore centrale del fronte, giungendo sul fiume Boguchar.
Anche nei settori di Krasnokutskaya e Bokovskaya venne lanciata l`offensiva, ma non fu possibile prendere i villaggi; tuttavia furono poste le premesse affinché anche in questo settore lo sfondamento potesse avvenire il giorno seguente, con l`occupazione di Staryi Zemstoc, un kilometro ad est rispetto a Bokovskaya, aprendo così una via all`accerchiamento delle forze nemiche.
Nel complesso, la sera del secondo giorno, le armate corazzate di Vatutin avevano ottenuto lo spazio di manovra necessario per l`assalto finale, che venne infatti ordinato per il mattino seguente.
L`attacco iniziò all`alba, ottenendo i maggiori progressi sempre nel settore centrale del fronte, con l`attraversamento del Boguchar, la cattura di Taly e Shurinovka. Nel settore settentrionale, la 385° divisione tedesca (insieme ad elementi della 27a divisione Panzer del 14° reggimento di polizia delle SS e della Divisione Julia, che era stata spostata verso sud dalla posizione del Corpo Alpino Italiano) riuscì a respingere i violenti attacchi sovietici nell`area di Novaja Kalitva, ma, più a sud, lo sfondamento sovietico, ad opera delle divisioni corazzate nel settore di Taly, li minacciava di accerchiamento: per questo motivo, le unità* tedesche, insieme ai resti della Ravenna, si schierarono con il fronte a Sud.
Entro sera, in tutti gli altri settori, lo sfondamento era stato effettuato, in particolar modo nel settore centrale, dove rimanevano, come forza combattiva, solo i resti di alcune formazioni italiane; ma, anche queste furono rapidamente annientate da tre corpi corazzati (18°, 24°, 25° Corpo Corazzato) e dalle unità* di fanteria che iniziarono immediatamente la marcia verso sud.
Anche nel settore della 3a Armata della Guardia, lungo il fiume Chir, le difese tedesche venivano intaccate in profondità*: un corpo di fucilieri (il 14°), con il supporto di un corpo meccanizzato (il 1° Corpo Meccanizzato della Guardia), era riuscito ad allargare la piccola penetrazione che era stata effettuata a nord-est di Bokovskaya e, dopo pesanti combattimenti era stata ripulita dalle residue forze tedesche. Contemporaneamente, approfittando del collasso di ciò che restava del I° Corpo d`Armata Rumeno, le unità* del 1° Corpo meccanizzato della Guardia avanzarono lungo il Chir a nord Ovest.verso Kruzhilin, che era già* sotto attacco ad opera della 197a e 178a divisione Fucilieri.
Tuttavia, la mancanza di progressi nella zona di Krasnokutskaya consentì ai rinforzi, provenienti da sud. di schierarsi e alle truppe nell`area di ripiegare ordinatamente e costituire una linea nella zona di Morozovsk, impedendo che il distaccamento d`armata Hollidt venisse circondato da Nord.
Più a sud, il 5° Corpo Meccanizzato e la 321a divisione Fucilieri attraversarono il fiume e, dopo pesanti combattimenti contro il XXXXVIII Panzer Korps, riuscirono a creare una testa di ponte profonda 5 kilometri, nei pressi di Dal`nepodgorovskii; ma, nonostante i tentativi, fallirono nel compiere un ulteriore penetrazione nelle linee tedesche.
Aveva termine così la fase di penetrazione.
Il giorno seguente, il 19 dicembre, avrebbe avuto inizio la fase principale dell`offensiva, quella dello sfondamento.
Durante i duri combattimenti dei gironi precedenti, l`Armata Rossa era penetrata per una larghezza di sessanta kilometri e una profondità* di 40 nel settore della 6a e della 1a Armata della Guardia, mentre, nel settore della 3a Armata della Guardia, la penetrazione era stata di 15 kilometri in profondità* e 20 di larghezza.
Il 19 dicembre, per consentire un maggiore controllo delle operazioni, la 6a armata venne posta sotto il comando del Fronte Sud occidentale di Vatutin.
La Stavka fu inoltre d`accordo con Vatutin di occupare e rendere sicure Millerovo e Voloshino, per creare una linea sicura a ovest che coprisse la 1a Armata della Guardia. Vennero inoltre riviste da Vatutin le missioni assegnate alle singole armate al suo comando.
La Sesta armata doveva occupare e rendere sicura Kantemirovka e una linea a ovest della cittadina entro e non oltre il 21 dicembre; mentre, per il 20, il 17° Corpo Corazzato doveva raggiungere Millerovo, per assicurare questa area, come ordinato dalla nuove disposizioni dello Stava; in quello stesso giorno, il 4° Corpo Fucilieri della Guardia doveva raggiungere Degtevo.
Il compito più importante continuava ad essere affidato al 24° e al 25° Corpo Corazzato, che dovevano continuare la marcia verso sud, in direzione delle basi da rifornimento tedesco; mentre il 18° Corpo Corazzato doveva distruggere tutte le unità* nemiche presenti nell`area di Meshkov e di Michailovsky, per proseguire la marcia in direzione sud ovest.
Nella zona della 6a Armata, il 17° Corpo Corazzato e alcune unità* di fanteria si mossero verso Kantemirovka da est e da sud est.
La città* (un importantissimo nodo ferroviario che congiungeva il nord e il sud dello schieramento tedesco, vitale quindi per i tedeschi) era difesa da unità* delle SS e della polizia e dai resti di alcune unità* Italiane che si erano qui radunate.
Prima dell`assalto, i sovietici effettuarono una preparazione di artiglieria di tre ore alle prime luci dell`alba. Per le 10, i T 34 erano penetrati in città*, ma i combattimenti durarono per tutto il giorno, fino a quando l`arrivo della 67a brigata corazzata Da Taly completò l`accerchiamento e assicurò la città* ai sovietici.
In città* venne trovato un ingente quantitativo di carburante e di rifornimenti; circa 600 prigionieri di guerra vennero liberati dal campo di prigionia tedesco e immediatamente inseriti in alcuni reggimenti di fucilieri.
Il 21 dicembre, la 267° divisione fucilieri prese il posto del 17° Corpo Corazzato a Kantemirovka, liberando così l`unità* dai compiti difensivi e consentendole, quindi, di riprendere le operazioni offensive verso sud.
La 66a brigata corazzata, che formava la punta avanzata dell`intero corpo, percorse oltre 110 kilometri in poco più di 24 ore, sorprendendo le unità* di retrovia tedesche che difendevano Voloshino. Fu raggiunta il giorno seguente dal resto del corpo che così assicurò definitivamente la città*, impadronendosi inoltre di una grande quantità* di rifornimenti.
I tedeschi cercarono di riprendere la città* facendo convergere unità* provenienti da ovest, per cui il 17° Corpo stabilì un perimetro difensivo, sia per difendersi dai nemici sopraggiungenti, sia per consentire alle restanti unità* della 6a Armata di prendere posizione e consolidarsi.
Contemporaneamente, la 31a brigata motorizzata venne inviata a Est con l`incarico di assistere la 1a Armata della Guardia nella presa di Millerovo e di tagliare le linee di comunicazione nemiche a ovest della città*.; città* che era stata da tempo posta in stato di massima allerta dal comando tedesco che vi aveva inviato la 3a divisione da montagna, che aveva disposto una serie di capisaldi lungo tutto il perimetro della città*.
Il successo del 17° Corpo Corazzato fu agevolmente sfruttato nello stabilire una effettiva linea di sicurezza a Kantemirovka. Tuttavia, i progressi a sud della città* furono enormemente limitati dall`indurirsi della resistenza tedesca nell`area; per lo stesso motivo anche gli sforzi della 172a e della 350a divisione fucilieri vennero bloccati a sud est di Ivanovka dalla 385a e 387a divisioni tedesche.
I Tedeschi, per parare la minaccia, fecero affluire due divisioni corazzate (27a,alla quale però rimanevano solamente 10 carri armati, e 19a Panzer) e una divisione di fanteria (387a) nei dintorni di Kantemirovka, per cercare di riprendere la cittadina e di recuperare le unità* tedesche e italiane che erano circondate in sacche a Chertkovo e Gartmashevka.
Nella principale zona offensiva del Fronte Sud Occidentale, la 1a e la 3a Armata della Guardia dovevano distruggere le forze nemiche nella zona e completare, così, lo sfruttamento dello sfondamento effettuato dalle unità* corazzate. A questo scopo, il 18° Corpo Corazzato e il 1° Corpo Meccanizzato della Guardia dovevano operare in stretta collaborazione con il 6° Corpo Fucilieri della Guardia e con il 14° Corpo Fucilieri per completare l`accerchiamento nell`area a sud del Don e, quindi, muoversi insieme alle altre unità* mobili in direzione di Millerovo e di Morozovsk.
il 19 dicembre il 24° e 25° Corpo Corazzato si mossero verso sud, distruggendo e aggirando le unità* italiane e tedesche in ritirata e i reparti non combattenti italiani che le seguivano. Le due unità* si allontanarono sempre più dal supporto di fanteria e di artiglieria, e, mentre gli aerei tedeschi colpivano ripetutamente le avanzanti colonne corazzate, nonostante le azioni nemiche provocassero gravi danni, queste continuarono la loro avanzata incontrando, ovviamente, crescenti problemi logistici, essendo oramai lontane oltre 300km dai depositi. Inoltre, non potere effettuare le riparazioni in maniera adeguata, sul campo provocò un calo nel numero dei mezzi corazzati di circa il 50%.
La sera del 23 dicembre il 24° corpo corazzato, benché ridotto a meno di 100 carri, aveva raggiunto la linea tedesca a Skorsyskaya e il suo comandante, il maggiore generale V.M. Badanov, si preparava a colpire, il giorno seguente, sia Skorsyskaya che Tatsinkaya.
Il 25° Corpo Corazzato comandato dal maggiore generale P.P. Pavlov aveva raggiunto Kashary all`alba del 19 dicembre; nel corso della sua avanzata fu impegnato in duri e continui scontri con le unità* italiane in ritirata verso Millerovo e Morozovsk. La continua frequenza e la violenza di queste battaglie di incontro ridussero in maniera significativa la forza del corpo di Pavlov che, tuttavia, già* la sera del 20 dicembre potè riprendere l`avanzata verso sud ovest, aggirando le posizioni nemiche, quando queste offrivano una dura resistenza, fino a Uryupin. La cittadina era difesa da alcune unità* della 306a divisione di fanteria e dall`8a divisione da campo della Luftwaffe.
Pavlov, dopo durissimi scontri, il 24 dicembre strinse di assedio la città*, ma la grande usura che i suoi mezzi avevano riportato impedì di proseguire l`offensiva
Più indietro, il quarto corpo di fucilieri della guardia seguiva a ruota i due corpi corazzati, con l`obiettivo di assicurarsi l`area tra Chertkovo e Millerovo e quindi estendere la linea che proteggeva il fianco della sesta armata verso sud est.
A questo scopo, una divisione fucilieri (la 195a) guadò il Boguchar, incontrando pochissima resistenza, e occupò facilmente gli abitati di Titarevka e Popovka.
Il maggiore problema che la divisione affrontò fu la grande massa di prigionieri che dovevano essere rastrellati e mandati sotto scorta nelle retrovie. Nonostante questo "inconveniente", la divisione proseguì verso sud, incontrando una dura resistenza il 20 dicembre a Gartmashevka, importante centro ferroviario e grande base per i rifornimenti.
Dal momento che la tabella di marcia era tassativa, venne lasciato un reggimento con il compito di occupare la città*; mentre il resto del corpo procedeva la sua marcia verso sud ovest, tagliando la principale arteria di rifornimento che andava ad ovest partendo da Certkovo, circondando la città* con due reggimenti e, infine, raggiungendo il fiume Derku. Su questo venne stabilita una linea difensiva per respingere gli attacchi che i tedeschi avrebbero sicuramente tentato per salvare le guarnigioni circondate a Gartmasehevka e Certkovo. A questo scopo venne occupata la sponda del fiume, seguendo una linea fino alla cittadina di Streltskova, utilizzando due divisioni (195a Divisione Fucilieri e 41a Divisione Fucilieri della guardia). Allo stesso tempo, vennero reiterati i tentativi di prendere Chertkovo che, però, era difesa da una guarnigione di circa 10.000 uomini. Questo compito, unitamente ai tentativi da parte della 19a Divisione Panzer di portare soccorso alla guarnigione, di fatto tenne bloccate le unità* nell`area per tutto il resto di "Piccolo Saturno"
Nel frattempo, alla 35a Divisone Fucilieri della Guardia (appartenente alla 1a Armata della Guardia), era stato affidato il compito di proteggere il fianco sinistro del 4a Corpo Fucilieri della Guardia dalle unità* nemiche che si stavano ritirando verso ovest, mentre il resto del corpo avrebbe attaccato e occupato Chertkovo e Millerovo.
La 35a Divisione Fucilieri si trovò ben presto ad affrontare frequenti scontri con i resti delle divisioni Pasubio, Torino, Ravenna, Sforzesca, Celere e della 298a divisione tedesca che si muovevano in unità* combattive dalla forza variabile ( e che si trascinavano dietro un consistente numero di sbandati). I successivi calcoli effettuati dai servizi segreti sovietici stabilirono che vi erano circa 27.000 uomini (25.000 italiani e 1500 tedeschi più un numero imprecisato di rumeni) che si muovevano verso ovest; queste unità*, nonostante fossero in ritirata e la loro forza combattiva fosse alquanto altalenante, costituivano un enorme minaccia per le forze sovietiche che si muovevano verso ovest. A questo scopo, i reggimenti della 35a Divisione Fucilieri vennero sparpagliati quasi a formare una rete per intercettare le varie direttrici di manovra del nemico.
Da questo momento e per due giorni, vi furono aspri combattimenti con le unità* dell`Asse che, oramai spinte solo dalla