Il comandante Todaro sul suo sommergibile Cappellini
Il radiotelegramma del sommergibile Cappellini era inequivocabile: Sedici ottobre 1940 ho affondato il piroscafo belga Kabalo ho sbarcato i naufraghi a Santa Maria delle Azzorre "
Quest'isola distava 3 giorni di navigazione dalla zona d'agguato.
Quindi a Bordeaux base dei sommergibili italiani che operavano in Atlantico (il cosiddetto Betasom) fecero presto a capire che il Cappellini per salvare quei naufraghi aveva perso una settimana di attività* bellica.
Inoltre avendo dovuto attraversare zone dove incrociavano altri sommergibili italiani e tedeschi ignari della sua presenza, il Cappellini aveva rischiato di farsi mandare a picco.
Infine quell'azione avrebbe anche provocato un incidente diplomatico perché l'Italia non era ancora in guerra con il Belgio e la propaganda britannica di guerra avrebbe divulgato in tutto il mondo che selvaggi sommergibilisti italiani avevano affondato un piroscafo inerme e neutrale.
Ce ne era abbastanza e anziché ricevere complimenti fosse redarguito dall'ammiraglio.
Il capitano di corvetta Salvatore Todaro ascoltò disciplinatamente con quel suo abituale sorriso candido e ironico insieme.
Ma quando l'ammiraglio affermò che mai un comandante tedesco avrebbe anteposto la sorte dei naufraghi allo svolgimento della sua missione bellica, Todaro lo ammutolì con una battuta rimasta famosa nella nostra Marina
Un comandante tedesco non ha, come me, duemila anni di civiltà* sulle spalle
Questa frase d'altronde rispecchia l'eccezionale personalità* del comandante Todaro, una somma di grandi qualità* professionali e di limpide qualità* morali, su una base di profonde conoscenze spirituali.
Oggi diremmo che era un yogi, forse un guru con termini ormai noti a tutti, il motore segreto di ogni sua azione traeva potenza proprio da certe nozioni e discipline esoteriche accessibili a pochi.
Ma allora lo chiamavano più popolarmente "fachiro"
Certo che mangiava pochissimo, dormiva quasi niente e se ne stava il più possibile seminudo a piedi scalzi.
Fra l'altro aveva fermamente convinto il suo equipaggio a non aver mai timore sulla salvezza del sommergibile, purchè lui fosse sveglio ed anche per questa certezza egli dormiva pochissimo(E un fatto d'altronde che Todaro morì tre anni dopo ucciso da un colpo di mitraglia aerea, proprio una notte in cui affranto dalla stanchezza, si era addormentato profondamente.
Per buona pace degli inglesi torniamo al Kabalo, un piroscafo di 7.500 tonnellate che è vero che batteva bandiera belga, ma l'armatore lo aveva noleggiato alla Marina inglese e questa dopo averlo armato con un bel cannone da 102 lo aveva caricato di aerei smontati e lo aveva aggregato ad un grande convoglio diretto in America e gli aveva ordinato di distaccarsene in mezzo all'oceano per portare quegli armamenti a Freetown, base britannica sulle coste africane.
Per questi motivi il Cappellini lo aveva avvistato a 700 miglia ad ovest di Madera, pertanto Todaro lo inseguì per prenderlo a cannonate.
Questa di combattere in superficie con i cannoni era un'altra caratteristica di Todaro sia perché gli sembrava più leale sia perché in tutte le missioni di guerra i siluri erano falliti.
A colpi di cannone affondò il piroscafo armato Shakespeare e l'incrociatore ausiliario Eumaeus.
Quella notte dal Kabalo avvistarono il sommergibile e spararono per primi e la reazione di Todaro fu immediata e il piroscafo incassò una dozzina di colpi e il capitano Vogels ordinò l'abbandono.
Vi fu confusione e due scialuppe di salvataggio con 37 uomini scomparvero velocemente nel buio senza attendere altri 5 marinai che erano ancora a bordo, questi calarono un battellino che si capovolse.
Frattanto per affrettare la fine del piroscafo Todaro fece lanciare alcuni siluri e come al solito non scoppiarono.
Egli invece udì il sibilo disperato di un fischietto e fece spazzare le onde con il suo proiettore, erano i 5 belgi finiti in mare e il Cappellini andò a salvarli.
Il tenente Reclercq terzo ufficiale del Kabalo fu accompagnato da Todaro e rimase sorpreso credeva di trovarsi davanti uno di quei "biechi pirati tedeschi" che aveva visto in un film di guerra prima di partire.
Invece si trovò davanti un italiano dagli occhi nerissimi che indossava un maglione da marinaio, un berretto da sciatore e calzoncini corti su gambe e piedi nudi.
Todaro visto che Reclercq tremava di freddo si tolse il maglione rimanendo a torso nudo e lo porse al naufrago.
Tutti e cinque naufraghi furono ristorati.
Poi si mise alla ricerca delle due imbarcazioni.
Ne rintracciò una con 21 uomini fra cui il capitano Vogels, (che fece salire a bordo) e si assicurò che la barca fosse ben fornita di acqua e viveri.
Vi rendete conto che non posso prendervi tutti a bordo?
disse Todaro e Vogels rispose
Lo capisco bene comandante tratterrò a bordo solo i due marinai che non ce la fanno a reggersi.
Alcuni uomini del Kabalo sul Cappellini e Todaro che parla con loro
Poi domandò
sperate di farcela ad arrivare fino a Madera?
Vogels rispose
"No. Sono più di 700 miglia
Todaro tacque pensieroso poi annunciò
Vado a cercare l'altra lancia ve la porto qui così navigando insieme potrete aiutarvi.
Ma i naufraghi della lancia erano stati già* salvati da un piroscafo panamense, a questo punto i belgi pensarono che sarebbero rimasti soli in mezzo all'oceano.
Ma Todaro li sbalordì dicendo
Vi rimorchierò sino a Madera forse sino a domattina
Alcune fasi del rimorchio della lancia
Durante la notte un'ondata strappò il cavo, ma il Cappellini tornò indietro e passò un altro cavo.
Il tempo intanto peggiorava e all'alba il cavo si strappò nuovamente e compiendo una difficile manovra li riprese a rimorchio.
Ma un'altra onda danneggiò la lancia e Todaro li accolse a bordo.
Il momento della salita a bordo dei naufraghi
Ventisei nemici da sistemare e questo era un grossissimo problema ma il capitano li fece sistemare nella falsatorre , purtroppo stipati in piedi come sardine in più se il Cappellini avesse dovuto immergersi all'improvviso i naufraghi sarebbero inesorabilmente annegati, meglio questo rischio comunque che quello di essere buttati a mare.
Passavano le ore e quella sistemazione diventava un supplizio, squassati dal mare agitato e inzuppati dalle onde, stremati dal freddo e dalla stanchezza nonostante che i marinai italiani li rincuorassero passando vettovaglie, sigarette, liquori.
Ogni tanto però si mettevano ad urlare, allora compariva Todaro a dire qualche parola d'incoraggiamento con una pietà* tanto calda e viva che quelli si calmavano.
Passarono due notti e un giorno, fino all'alba del 19 ottobre quando il Cappellini si arrestò davanti a una calanca di Santa Maria delle Azzorre e così i naufraghi furono sbarcati.
Prima di andarsene a nome di tutti il tenente Caudron ringraziò Todaro per quel salvataggio senza uguali nella storia dei mari e disse
Dopo aver visto come vi siete comportato con i nemici, mi chiedo</fon come voi siate con gli amici e che stima questi debbano avere di voi
Todaro non rispose gli strinse la mano con il suo solito bonario sorriso l'altro allora domandò
Diteci almeno il vostro nome comandante.
A che servirebbe sono un uomo di mare come voi e credo che al mio posto avreste fatto lo stesso
Caudron incalzò
Ho 4 figli vorrei che nelle loro preghiere ricordassero il nome di chi salvò il loro padre
A queste parole Todaro sorrise con una dolcezza tale che, come poi scrisse Caudron
mai ne vidi simile negli occhi di un uomo .
Poi mormorò
Dite ai vostri figli di pregare per Salvatore Bruno
nella sua innata modestia Todaro aveva rivelato solo i due nomi di battesimo tacendo il cognome.
Erano questi tratti di calda umanità* che lo facevano adorare da tutti quelli che lo conoscevano.
Todaro non volle che i suoi uomini divulgassero le vicende del salvataggio e anche in Marina l'episodio fu presto dimenticato o del tutto ignorato.
Fu solo dopo 10 anni che venne alla luce, quando La Gazette de Bruxelles pubblicò un minuzioso racconto del tenente Gaudron e le testimonianze di altri superstiti del Kabalo in quanto saputo che il Comandante era morto durante la guerra avevano sentito il dovere di onorarlo con quella narrazione.
Soltanto allora la vicenda ebbe larga risonanza (più all'estero che in Italia) e una ignota signora portoghese sentì l'impulso di scrivere al nostro Ministero della Marina una lettera in cui diceva
"Fortunata la Nazione che ha figli come questo. C'è un eroismo barbaro, ma ce ne è un altro davanti al quale le anime si inginocchiano: il suo"
Todaro a destra con a fianco Valerio Borghese, a sinistra è Aimone di Savoia Aosta, al centro Ernesto Forza
fonte cartaceo cocis49