Grazie per le risposte di cocis49 ed MPCOUGARS. Preciso che le perdite canadesi del 10 luglio furono di 7 caduti e 25 feriti, senza contare le perdite dei due battaglioni di royal marines aggregati (8 caduti e non ricordo quanti feriti). Nei rapporti e nei testi che ho letto, di provenienza canadese, si scrive che il primo scontro serio affrontato da quelle truppe fu a Grammichele il 15 luglio. Ecco, qui di seguito, il brano tratto da mio romanzo-diario "La cresta a coltello" che parla di quell'episodio:
La battaglia di Grammichele. La 1^ divisione di fanteria canadese avanza sulla SS 124 con avanguardia il reggimento "Hastings e Principe Edoardo" del tenente colonnello Bruce Sutcliffe. I soldati delle quattro compagnie del reggimento provengono dalle due omonime contee a sud del lago Ontario, in un mondo di rocce, alberi e acqua. I fanti canadesi, dopo quasi un mese di vita sedentaria di bordo, non sono più avvezzi alla fatica, ma hanno marciato a piedi per quattro giorni sotto una calura brutale, dopo la scaramuccia del 10 luglio durante lo sbarco sulle spiagge di Capo Passero. Con un tremendo sforzo hanno percorso un centinaio di chilometri, sopportando un sole rovente ed una polvere densa e palpabile. Ieri sono arrivati gli automezzi, così, finalmente, gli uomini viaggiano motorizzati, riposando le loro membra affaticate ed indolenzite. E` una calda giornata tropicale, ma ai soldati appare piacevole, non più costretti ad andare a piedi sotto il peso dello zaino e del fucile.
La colonna ha in avanti una parte di uno squadrone di Sherman del reggimento "Three Rivers" e la compagnia "Baker". Seguono le compagnie "Able", "Charlie" e "Dog", a bordo di una fila eterogenea di mezzi di trasporto, compresi i cingolati. Ai lati della strada bianca e tortuosa si ergono aride colline e, lontano a nord, si nota alto il cono dell`Etna o Mongibello. Nei campi biondi di grano gruppetti di anziani e rugosi contadini alzano le schiene e danno un`occhiata distratta alla colonna militare straniera, piegandosi subito dopo per continuare il gravoso lavoro.
L`atmosfera è esaltante e i soldati sono ansiosi di entrare in azione dopo quasi quattro anni di faticoso addestramento. Improvvisamente, intorno alle 8, all`altezza del bivio per Mineo e sotto un singolo albero, la testa della colonna si arresta per osservare cosa c`è dentro quel nuvolone di polvere che si avvicina da nord. Ora s`intravede la sagoma sconosciuta di un camion che marcia a velocità sostenuta e frena quando sta per finire sul carro armato di testa. Quando la polvere si dirada, saltano dalla cabina del camion due spaventatissimi soldati tedeschi con le mani ben alzate e gli occhi sgranati per il panico. I due poveretti hanno letto male la loro cartina sbagliando strada.
Presi i due prigionieri, la colonna continua la sua marcia, giungendo in una vasta e piatta pianura, da cui, alla fine di essa, si vede un costone irregolare, sulla cui cresta si erge un villaggio che appare abbandonato. Nella pianura deserta e priva di presenza umana tutto sembra immobile. Solo due grandi rapaci, forse due poiane, volteggiano nel cielo terso.
Dai bastioni di Grammichele il maggiore Hahm osserva col suo binocolo Zeiss quel reparto motocorazzato nemico che imprudentemente e sfidando le regole della guerra avanza nella vasta conca, senza mandare avanti alcun reparto esplorante. La colonna si snoda per un chilometro e mezzo e l`ufficiale tedesco si sfrega le mani, convinto della riuscita della trappola e della distruzione di quei novellini. Hahm, in ottemperanza all`ordine del XVI Corpo d`Armata ricevuto con tele n° 01/9280/op alle 3,30 della notte appena trascorsa, si sta ritirando sulla SS 124 verso Piazza Armerina, per schierarsi sull`alto corso del torrente Gornalunga. Il gruppo di combattimento Hahm ha lasciato indietro una retroguardia formata da una compagnia di fanteria, da una batteria da 88 mm e dalla 7^ compagnia del reggimento panzer, schierata sulle colline di Grammichele, con l`ordine di ritardare l`avanzata nemica.
Il tenente colonnello Sutcliffe, coraggioso e generoso ma ancora inesperto, monta su un fuoristrada Rover osservando col suo binocolo il profilo dentellato di quel povero villaggio. E` sospettoso, ma non abbastanza da fermare la colonna ed inviare degli esploratori. La colonna canadese raggiunge il centro abitato. Il carro armato di testa svolta a destra, entrando nel corso principale. Accovacciati dietro lo scudo corazzato del cannone da 88, sette serventi tedeschi non riescono ad aspettare oltre e fanno partire un colpo. Il grosso proiettile perforante penetra lo Sherman di testa, attraversandolo da cima a fondo. Dal motore zampillano fiamme, mentre l`ufficiale in torretta spalanca il portello, facendo sovrumani sforzi per uscire. Il proiettile gli ha tranciato una gamba all`altezza del ginocchio, così i suoi sforzi risultano vani e le fiamme lo avvolgono, spegnendo le sue angosciose urla e la sua vita. Dietro lo Sherman in fiamme c`è il Bren Carrier del caporale Ernie Madden che, spinto dalla disperazione di quella visione infernale, lancia il suo piccolo corazzato verso il cannone. I tedeschi sono sorpresi mentre ricaricano e vengono schiacciati sul posto. Dalla cresta della collina aprono un fuoco serrato gli altri cannoni e diverse mitragliatrici sulla colonna canadese nella pianura sottostante. Sotto una pioggia di proiettili e di schegge il tenente colonnello Sutcliffe si rende conto che ha poche probabilità per disimpegnare i veicoli di testa. Forse l`unica possibilità di salvezza per il reggimento è la fuga verso oriente, abbandonando tutto ciò che non può essere salvato. Sutcliffe è un veterano del reggimento, ma non ha mai avuto un`esperienza al fronte, così gli manca la prontezza decisionale. Paradossalmente è proprio l`inesperienza del reggimento ad evitare una precipitosa ritirata, poiché gli uomini non si rendono conto della reale gravità del pericolo. Essi si sono trovati sotto il fuoco svariate volte solo nel corso di esercitazioni ed hanno ripetuto continuamente le manovre tattiche conseguenti. Ora, automaticamente, le attuano di nuovo, senza preoccuparsi del letale tiro nemico, come se si trattasse di un`ennesima manovra nelle campagne inglesi.
Il maggiore Hahm osserva con preoccupazione la perfetta manovra di quei novellini. Non ha intenzione di farsi agganciare, dato che gli ordini sono solo di ritardare l`avanzata nemica. Così, il comandante germanico decide di ritirare le proprie truppe verso Caltagirone. Alle 11,40 Sutcliffe vede con gioia e soddisfazione che i mezzi tedeschi si ritirano precipitosamente. Sul campo rimangono alcuni corpi di caduti tedeschi, un panzer III e un panzer IV germanici, 12 carri, 3 autoblindo e numerosi camion canadesi, nonché 25 tra morti e feriti nordamericani.
Finita la battaglia, i soldati canadesi si riposano nella torrida pianura sotto Grammichele. Quelli che entrano nel centro abitato notano della gente, soprattutto contadini, estremamente povera che abita in case che sono catapecchie o poco più. Comunque, la truppa fa una salutare pausa per recuperare le forze. Domani si ripartirà all`attacco. Nuovo obiettivo Caltagirone. Infatti, Montgomery, deluso nel suo piano di una veloce avanzata lungo la costa orientale, scrive al comandante del XXX corpo d`armata, il generale Oliver Leese:
"Sulla destra, le operazioni si svolgono con una certa lentezza e tutti i rapporti indicano che il nemico si sta spostando verso est, dal settore Caltagirone-Enna e attraverso la piana di Catania, nel disperato tentativo di precluderci la strada verso gli aeroporti intorno a quest'ultima città . Poiché sulla destra siamo temporaneamente bloccati, è più che mai necessario avanzare sulla sinistra; procedete dunque alla massima velocità possibile verso Caltagirone, per puntare successivamente su Valguarnera-Enna-Leonforte. Porta avanti i canadesi a tutta forza!".
A Vizzini si sono sentiti i rumori della battaglia di Grammichele, ma in paese tutto è tranquillo. La gente comincia ad uscire dai rifugi e dalle grotte. Torna dalle case di campagna per verificare i danni nelle abitazioni in paese. C`è la gioia di poter camminare nelle vie senza il rischio di essere colpiti da una granata o da una pallottola vagante. Nonostante la fame, la sporcizia, i disagi, il dolore per i caduti, per i feriti e per i prigionieri, l`allontanarsi della guerra insinua nei cuori delle persone una certa euforia.