Ieri sera avevo un appuntamento di lavoro: visionare una casa da ristrutturare.

Mi sono recato presso l'abitazione e ad un certo punto mi è cascato l'occhio su una foto appesa alla parete, un giovanotto in divisa USA, in classica posa fotografica, con, sulla manica sinistra l'inconfondibile stemma della 5^ armata; in un angolo del quadretto un vero stemma da braccio della 5^ armata.
Istintivamente chiedo alla famiglia: ma questo chi è? Il nonno naturalmente, lui, indicando una delle persone con le quali stavo parlando da mezzora; pensa, non lo avevo giudicato in età* "giusta", mi sembrava più giovane, invece è un classe 1923; "addio, ora non si ferma più" ha commentato la nipote, con un sorriso.
Infatti Vito si è sciolto subito ed è partito in quarta; nativo del Sud Italia, provincia di Salerno, arruolato prima dell'8 settembre, e a quella data di base a Cremona; artiglieria.
Si stavano preparando alla Russia, avevano già* ricevuto gli indumenti invernali; lui era stato destinato a fare il pilota di carri armati, ma aveva rifiutato, non se la sentiva, per cui l'avevano passato a fare l'autista di camion; racconta con la semplicità* di chi le cose le ha vissute, senza enfasi, come si può parlare di lavoro.
Un giorno, dice, ci fanno l'appello sul cortile e ci dicono di riconsegnare la roba invernale, boh, non si capisce nulla....
Un paio di giorni dopo ci si sveglia, né tromba ne nulla, un silenzio....non c'era più un ufficiale di alto grado, solo qualche sottotenente disorientato come noi....era l'8 settembre.

Scene classiche, quindi fuori della caserma, prima timidamente, poi sempre più decisi; vestiti borghesi in cambio dei nostri militari e di altri oggetti di caserma, e qualche soldo, poi l'avventura del ritorno a casa.

L'attraversamento delle linee del fronte (zona Salerno) infine il ritorno al paese.
Ma non è finita, anzi appena cominciata.
I Carabinieri vengono a casa, chiedono da dove vieni, qual'era la tua unità*, ecc. ecc.; pochi giorni e ti devi ripresentare in Caserma; chi non lo fa, sono guai; un amico finisce in prigione per diserzione e da allora ne perde le tracce.

Allora, di nuovo in divisa, ma stavolta con vestiti americani, benché nell'Esercito Italiano; ho visto diploma (datato 1946) e medaglie con i dati dell'unità* di appartenenza, non ho preso nota, ma ricordo 211 qualcosa, ma tanto devo tornarci con calma.

Aggregato alla quinta Armata partecipa a tutta l'0avanzata in Italia, dalle zone di Cassino (mi cita nomi e circostanze) poi Anzio (qui si salvò per miracolo durante un cannoneggiamento tedesco, rifugiandosi in una galleria, che chi è della zona forse conosce), Roma, passando per Cecina (il mio paese, dove poi tornerà* a vivere) ricordando episodi inediti.

Da Cecina la loro strada non segue più la classica avanzata della 5^ armata USA ma vengono dirottati verso l'interno: Volterra, Colle Val d'Elsa, Poggibonsi, Siena, Firenze, seguendo quindi l'avanzata delle truppe franco-africane del CEF e gli inglesi dell'8^ Armata, per giungere nella zona del passo della Futa, dove passerà* l'autunno-inverno del 1944 (che freddo......ricorda).

Una storia di prima mano narrata da un uomo ancora lucido, narrava con precisione luoghi, date, nomi, e perfino si scusava ogni tanto di non ricordare bene; "Mi scusi, sa, ho avuto anche un ictus, e da allora la mia memoria non è più la stessa, va a sprazzi..." Accidenti, penso fra me, sennò cos'era, un computer?

Insomma, ieri sera non avevo tempo, ma siamo rimasti d'accordo che lo torno a trovare, "Ho tante foto da farle vedere, anche quelle dove sono vestito ridicolo, con le fasce alle gambe - ride - quando ci si preparava per la Russia".

Mi ha colpito il fatto soprattutto di questi italiani aggregati alla 5^ armata e di fatto impiegati in prima linea, anche dalle mie parti, cosa che sinceramente ignoravo.

E, come ho già* detto, il tono, la semplicità*: "I tedeschi ne hanno fatti di "malestri" (termine tipicamente locale per indicare i dispetti dei bambini), erano bravi e c'hanno dato da fare, ma era impossibile fermare gli americani, avevano di tutto, per uno che combatteva ce n'erano venti dietro che lavoravano, con tutte le attrezzature giuste, come una fabbrica, ma di quelle grosse e organizzate...."