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Discussione: Carabinere Reale in Cina e Medaglia Cina 1900-1901

  1. #1
    Moderatore L'avatar di Paolo Marzetti
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    Carabinere Reale in Cina e Medaglia Cina 1900-1901

    Questa foto l'ho ritagliata da un settimanale. Siccome e' molto
    bella, la posto qui. E' del periodo della rivolta del Boxers in Cina dei
    primi del '900.
    Notare il nostro Carabiniere con casco coloniale e i due 'collaboranti'
    cinesi che hanno fermato un mandarino, probabilmente implicato coi Boxers.Ciao, PaoloM
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  2. #2
    Utente registrato L'avatar di Blaster Twins
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    Ma guarda!!!Io non sapevo nemmeno che un contingente italiano avesse partecipato!!!Da oggi grazie a questa foto so qualcosa in più.Grazie,Marpo.
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  3. #3
    Moderatore L'avatar di Furiere Maggiore
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    Artificiere:

    Ma guarda!!!Io non sapevo nemmeno che un contingente italiano avesse partecipato!!!
    ...altrimenti che senso ha la (rara) medaglia Cina 1900-1901 ?

    In the amichevol bisaccia

    Fante 71 :P :P :P
    E' la somma che fa il totale.

  4. #4
    Utente registrato L'avatar di Blaster Twins
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    Medaglia che ovviamente ci mostrerai,spero!!!
    In the amichevol zain...
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  5. #5
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    C'era mezzo mondo in Cina per la rivolta dei Boxers, Blaster!
    Pvt Guy P Rossi

  6. #6
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    Bella foto Paolo.
    Si usava tenere i rivoltosi per l'estremità* della caratteristica treccia.
    Un brevissimo accenno.
    Era la sera del 19 giugno 1900 e già* da mesi la situazione in Cina per gli occidentali era molto pesante.
    I Boxers ossia i pugili, come venivano chiamati dai bianchi i menbri di una setta nazionalista il cui vero nome era " Società* dei pugni di giustizia e armonia"
    19 luglio 1900 parte da Napoli il contingente italiano per la Cina
    29 agosto il contengente italiano sbarca a Taku, quindi raggiunge Tien Tsin per poi dirigersi su Pechino.
    Posto una cartolina non viaggiata ma affrancata dei primi del 1900 del Regio Consolato Generale d'Italia a Shanghai[attachment=0:hhwdlkvg]Cart 1.jpg[/attachment:hhwdlkvg]
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    luciano

  7. #7
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    1900 - 1914. Nell'Impero Celeste: funzioni di polizia e di controllo.
    L'Arma durante la rivolta dei Boxers.
    Il motivo determinante dell'interesse europeo in Cina, fu, oltre all'espansione imperialistica e commerciale, anche l'evidente crisi del grande Impero tenacemente conservatore e che aveva in questo conservatorismo di stampo medioevale i germi della sua prossima fine: la causa profonda restava l'attitudine incerta del Governo manciù circa la penetrazione degli "occidentali" sul territorio. L'Impero Cinese aveva avuto delle aperture commerciali verso le potenze europee fin dalla metà del secolo: aveva reso disponibili agli stranieri i suoi porti stringendo accordi bilaterali con le potenze europee nel 1842 e nel 1860, ma non desiderava affatto una dilatazione della presenza straniera nelle sue città e nella sua società .
    La Cina però dimostrava una grande fragilità , reale e radicata: l'Impero Celeste era minato nella sua stessa sopravvivenza per fattori interni, non per gli appetiti delle altre potenze. Il Governo dei Mandarini doveva confrontarsi con rivolte di vario genere che scoppiavano nelle province, a causa anche dell'economia stagnante e della povertà diffusa. Vi era poi la minaccia delle società segrete, sempre più numerose e sempre più pericolose. Dopo il Congresso di Berlino del 1884-1885, l'imperialismo europeo aveva deciso di espandersi sempre di più, e naturalmente non era sfuggita alle potenze occidentali la progressiva debolezza e decadenza del millenario Impero Cinese.
    La guerra cino-giapponese del 1894-1895 aveva dimostrato ancora una volta come il Governo di Pechino e la dinastia regnante fossero ormai incapaci di governare, con un esercito notevolmente indebolito e poco efficiente e soprattutto con una burocrazia avida e corrotta, che permetteva qualsiasi tipo di commercio, legale e illegale. La fase discendente di un glorioso antico regno era ormai verso la sua parte finale, in realtà come quello degli altri grandi imperi occidentali. Nello stesso periodo avrebbe visto la fine anche l'Impero zarista.
    Dopo il conflitto cino-giapponese, che aveva segnato la vittoria dell'Impero del Sol Levante, l'Europa cercò dunque di ottenere dalla corte di Pechino nuovi vantaggi per contrastare l'avanzata della nuova, pericolosa potenza orientale. La Cina venne di fatto ripartita in zone di influenza economica che prevedevano future zone di divisione anche politica del territorio e la fine della sovranità cinese di fatto e di diritto. In sostanza gli europei chiedevano concessioni per le ferrovie e per alcuni territori in affitto. La Russia si installò nella Manciuria, prendendo in affitto Port Arthur; la Germania estese la sua influenza sullo Shantung, con la baia di Kiao-Tcheo; la Francia ebbe la sua parte in tre province meridionali dell'Impero, con il porto di uang-The-Quan. La Gran Bretagna non riuscì ad opporsi a queste politiche di espansione e ottenne allora delle concessioni ferroviarie nella vallata dello Yang Tze, con l'affitto di un porto. Fu poi naturale che le sfere d'influenza economica si mutassero rapidamente in sfere d'influenza politica. L'Italia cercò di avere anch'essa la concessione di un porto in Cina, ma inutilmente.
    Alla fine del 1899 all'interno della Cina le società segrete, che divenivano sempre più potenti e determinate, organizzarono dei movimenti xenofobi di resistenza alla penetrazione occidentale. Una delle società segrete più importanti fu quella che gli inglesi ribattezzarono dei Boxers, in quanto l'ideogramma che la distingueva in cinese rappresentava "il pugno della giusta armonia". La dinastia Manciù, con l'ultima imperatrice Tsu Hitsu, decise che era questa la società segreta più forte e più organizzata, e quindi si alleò segretamente con i suoi esponenti, sperando che quanto non riusciva a fare un esercito, potesse essere realizzato dagli insorti. Ma questi tentativi di rivolta contro le protezioni occidentali non ebbero alcun risultato pratico. Vi furono massacri, uccisioni di europei: fu ucciso anche il Ministro plenipotenziario tedesco von Ketteler. Il 21 giugno 1900 la Cina dichiarò guerra alle potenze straniere: il Quartiere delle Legazioni a Pechino rimase assediato per 55 giorni. A difenderlo non vi erano molte truppe: solo 400 fra soldati e marinai, di cui 28 italiani.
    Nell'agosto del 1900 un Corpo di Spedizione internazionale fu formato in tutta fretta per risolvere l'assedio alle Legazioni: in quindici giorni le forze militari europee, al comando del feldmaresciallo tedesco Alfred Graf von Waldersee, riuscirono ad arrivare in Cina e divennero padrone della situazione. Quasi paradossalmente proprio questo intervento militare salvò la Cina dall'annientamento totale della sua sovranità . Infatti le potenze europee decisero, causa la rivalità che le opponeva in altri scacchieri strategici e non fidandosi reciprocamente, di far rimanere unito l'Impero Cinese e di non dividerlo in vari settori con protettorati più o meno larvati, purché i loro privilegi economici e le loro influenze politiche fossero mantenuti nell'equilibrio che si era venuto costituendo.
    Anche l'Italia partecipò al Corpo di Spedizione internazionale, comandato dal colonnello Vincenzo Garioni, inviando un Battaglione di Fanteria, uno di Bersaglieri, una batteria di mitragliatrici, un Distaccamento misto del Genio, un piccolo ospedale da campo e un drappello per la sussistenza: in totale 1.882 soldati e 83 ufficiali. Furono inviati inoltre un contingente di Carabinieri Reali e quattro navi da combattimento della Regia Marina. Con alterne vicende la colonna internazionale riuscì ad arrivare a Pechino e a sconfiggere i rivoltosi, costringendo l'Impero Cinese a fare delle concessioni a tutte le potenze europee. Con l'accordo del 2 giugno 1902 l'Italia ebbe una riparazione monetaria e soprattutto la Concessione a Tien Tsin, in perpetuo e come affitto, situata tra quella russa e quella austriaca, con 500mila mq di superficie. Tra il 1900 e il 1914 gli europei avrebbero fortemente aumentato la loro presenza in Cina: erano 12mila alla vigilia del 1900, ma nel 1914 raggiunsero la cifra di 65mila. I capitali investiti furono enormi e gli scambi commerciali intensissimi. Tra il 1898 e il 1907 si cominciarono a costruire ferrovie. Nel campo industriale gli europei avevano l'esclusività , si trattasse della produzione di cotone e dei docks di Shanghai o dei cantieri di costruzioni navali.
    Nel marzo 1903, con l'avvicendamento delle truppe regolari che avevano domato la rivolta dei Boxers, si decise di costituire a Pechino un Distaccamento fisso dell'Arma presso la nostra Legazione, per la sua tutela, con compiti di sicurezza e scorta che i Carabinieri avrebbero assolto fino al 1914. Le capacità richieste per arruolarsi in questo particolare reparto erano di alto profilo professionale e umano. I candidati dovevano avere una reale «robusta costituzione» e una salute di ferro, senza alcuna minima infermità : parecchi aspiranti furono scartati perché «non davano tutte le garanzie di robustezza e resistenza allo speciale servizio a cui erano destinati». I richiedenti dovevano inoltre essere disposti a restare in Cina per una ferma non inferiore ai tre anni: periodo lunghissimo, per quei tempi, considerato che era escluso, salvo ragioni eccezionali, ogni rientro in patria prima del triennio.
    Il 3 settembre partì per Napoli, diretto al Comando di quel Distretto Militare, un drappello di carabinieri destinati alla nostra Legazione in Cina, che avrebbe costituito il primo nucleo della presenza costante dell'Arma a Pechino. Costoro dovevano imbarcarsi sul piroscafo Marco Minghetti, in partenza il 5 settembre successivo per quelle lontanissime terre. Secondo le istruzioni diramate dalla Divisione Stato Maggiore del Ministero della Guerra, da applicarsi a tutte le unità che sarebbero state inviate in Cina, i militari avrebbero dovuto presentarsi col relativo armamento, ma senza munizioni, cui avrebbe provveduto il Distretto di Napoli. Tutti i militari a cavallo sarebbero dovuti partire senza quadrupedi e senza bardatura.
    Il drappello dei carabinieri in partenza per Pechino era costituito dal brigadiere Giuseppe Rinaldi, della Legione di Napoli; dai carabinieri a piedi Angelo Cantoni (Legione di Verona), Massimo De Crescenzi (Legione di Roma), Antonio Fazzini (Legione di Ancona), Olivo Marsonet (Legione di Verona); dal brigadiere a cavallo Arturo Balbi (Legione di Bologna) e dal carabiniere a cavallo Francesco Romanelli (Legione di Firenze).
    Nel 1905 il Comandante delle Regie Truppe in Cina, essendo stato messo al corrente della decisione del Governo di Roma di rimpatriare tutto il contingente di terra, eccezion fatta per gli uomini dell'Arma, propose di istituire la Stazione di Tien Tsin, dove gli italiani avevano avuto la "Concessione" dal Governo cinese nel 1902, con tutti i carabinieri a piedi, lasciandone la guida al maresciallo Luigi Fascina, che dal 1901 reggeva «con plauso» quel Comando: così si esprimeva il 26 febbraio 1905 il Ministero della Guerra in un suo dispaccio al Comandante Generale dell'Arma. Nel mese di maggio rimanevano in Cina, dopo il ritiro completo delle truppe italiane di terra, 12 militari dell'Arma, che restavano a Pechino di scorta alla Legazione e a Tien Tsin per il servizio di polizia nella Concessione italiana.
    Di questi dodici uomini, otto appartenevano al drappello che si trovava già in Cina (quattro rientravano insieme con le altre truppe) e precisamente: il maresciallo a cavallo Luigi Fascina e il brigadiere a piedi Giuseppe Rinaldi (sopra citati); i carabinieri a cavallo Giuseppe Robo e Francesco Romanelli (sopra citato); i carabinieri a piedi Cantoni, Fazzini, Marzonet e De Crescenzi (sopra citati). Ad essi si aggiunsero, partendo da Napoli per l'Estremo Oriente il 14 marzo, sempre del 1905, il brigadiere a cavallo Giuseppe Artale, il carabiniere a cavallo Antonio Rasia, i brigadieri a piedi Crescenzo Di Massimo e Giuseppe Napoleoni e il carabiniere Liberato Spada.
    Poiché in Cina erano rimaste solo truppe italiane appartenenti alla Regia Marina e di conseguenza l'assegnazione finanziaria per le spese della Missione era rimasta solamente a favore della Marina, i carabinieri passarono ad essere amministrati, invece che dal Distretto Militare di Napoli, dalla Legione Carabinieri di Napoli, che aveva preso accordi finanziari in tal senso con il Ministero della Marina: sinteticamente, mentre gli stipendi rimanevano a carico della Legione, le indennità di missione venivano amministrate dalla Marina Militare.
    Come era avvenuto nelle altre occasioni in cui i Carabinieri si erano trovati ad esplicare funzioni di polizia e di controllo, si provvide ad istituire un Corpo di Polizia locale, da affiancare ai militari dell'Arma in missione. Seguendo le buone tradizioni dell'Arma, il maresciallo Fascina compilò un Regolamento dettagliato per organizzare il Corpo di Polizia italiana e soprattutto per indicare come ottenere e mantenere un ordine civile e una pubblica sicurezza. Il Corpo aveva in organico, oltre al maresciallo comandante la Stazione, sette carabinieri provenienti dall'Italia, quattro graduati e venti ausiliari locali.
    à? da notare che il Regolamento di Polizia stilato dal maresciallo Fascina era non solo un regolamento di applicazione militare, ma anche un insieme di norme del vivere civile. à? ancora possibile consultarne il testo completo, anche perché fu pubblicato nel Bollettino italiano, la gazzetta ufficiale del Possedimento italiano in Cina: è probabilmente uno dei più anomali e interessanti tra i regolamenti preparati dall'Arma dei Carabinieri in missione all'estero. Alcune disposizioni possono sembrare, agli inizi del XX secolo, assurde... quali quelle che «d'ora in poi le strade dovranno essere tenute e pulite. Tutti gli abitanti dovranno obbedire alla regola seguente: lo scarico della spazzatura e del fango dovrà essere effettuato nei luoghi dove sono le bandiere gialle, intorno alla caserma»,
    ma dimostrano come l'opera dei Carabinieri all'estero si adattasse sempre alle necessità del luogo, cercando di armonizzare il vivere civile con le esigenze della sicurezza e dell'ordine, che sono peraltro quelle primarie di una vita organizzata e armonica.
    Il Regolamento venne applicato con ragionevole severità , ma in uno spirito di collaborazione con le popolazioni locali, tanto diverse per tradizioni e concezioni di vita, oltre che per lingua e costumi. I ministri italiani a Pechino e a Tien Tsin furono sempre molto soddisfatti dell'opera degli appartenenti all'Arma, proprio perché quei militari riuscivano a contemperare le esigenze di polizia con l'andamento normale della vita nella Concessione. Anzi, riuscivano a migliorare notevolmente, con il loro apporto umano e professionale, la qualità della vita a Tien Tsin.
    L'Italia avrebbe tenuto la Concessione fino al 1938, quando vi fu l'occupazione giapponese del territorio cinese. Giuridicamente la Concessione venne meno alla fine del secondo conflitto mondiale.

    Fonte Comando Generale Arma Carabinieri
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    Gigi "Viper 4"

    "...Non mi sento colpevole.. Ho fatto il mio lavoro senza fare del male a nessuno.. Non ho sparato un solo colpo durante tutta la guerra.. Non rimpiango niente.. Ho fatto il mio dovere di soldato come milioni di altri Tedeschi..." - Rochus Misch dal libro L'ultimo

  8. #8
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    Leggo solo adesso.
    Una interessante integrazione Gigi
    luciano

  9. #9
    Utente registrato L'avatar di dagger1
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    verissimo, in realtà* si possono vedere le immagini degli italiani in Cina nl film 55 giorni a Pechino, con David Niven.

  10. #10
    Moderatore L'avatar di Quex
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    Re: Carabinere Reale in Cina

    Salve,

    questa è la medaglia della campagna di Cina facente parte della mia collezione.
    saluti
    Quex/Raffaello
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    Occorre molto tempo affinche' una buona idea faccia il giro della testa di un coglione.
    L.F.Celine

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