Tratto dal giornale: "L'Adige del 26 Settembre 2008":
Si sono portati via il vecchio cannone
RENZO M. GROSSELLI PEIO - Sono saliti fino lassù, hanno smontato il cannone e si sono portati via i 50 kili di peso del rostro, la parte posteriore dello Skoda calibro 75. Che stava lassù come monumento e ricordo della più «alta» battaglia della prima guerra mondiale, affiorato dai ghiacci assieme ad un «fratellino» nel 1993. Una beffa. Su commissione. Nel 1993 degli escursionisti del posto rinvennero in località Corni del Morto, nelle vicinanze del Piz Giumela, a quota 2.520, due cannoni che erano affiorati a causa del progressivo scioglimento del ghiaccio. Si trattava di due Skoda calibro 75 in dotazione durante la prima guerra mondiale all'esercito austriaco. Erano posizionati in batteria, per la riconquista della vetta del S. Matteo. Si trattò della battaglia combattuta alla più elevata altimetria nella storia della Grande guerra, trattandosi di una cima di 3.678 metri. I due cannoni, come vuole la legge italiana, erano al momento del ritrovamento di proprietà dello Stato italiano, beni demaniali. L'Esercito italiano intervenne per renderli innocui, «inertizzarli» in termini tecnici. Angelo Dalpez , sindaco di Peio e Maurizio Vicenzi direttore del «Museo Pejo 1914-1914 la guerra sulla porta» ricordano cosa successe in seguito. «Venne firmata dall'Esercito una convenzione, per passare la proprietà dei due cimeli al nostro Comune, si era ormai nel 1995. In occasione dell'incontro italo-austriaco del 1998 uno dei due cannoni fu portato al cimitero militare di S. Rocco, dove è stato rimontato e posizionato proprio di fronte al monumento ai caduti». E l'altro cannone, quello che ora è monco? Vicenzi non sorride proprio, anzi: «Si era montato e riposizionato in quota. La Sat lo fece ripulire e sistemare. Si era deciso di lasciarlo sul posto, per ricordare la battaglia». Il Museo e il sindaco Dalpez avevano previsto, ultimamente, di riportare a valle il pezzo per restaurarlo e pensare alla manutenzione. Riportato poi in montagna, sarebbe stata evidenziata la sua posizione con una apposita pedana. I due Skoda, si diceva, furono posizionati là per la battaglia che venne combattuta il 3 settembre 1918 e che vide la riconquista della montagna da parte dell'esercito austriaco (che due mesi dopo avrebbe invece definitivamente perduto la guerra). Uno dei plotoni austriaci era guidato da un ufficiale trentino (o tirolese italiano), il tenente Hans von Tabarelli de Fatis. Il fattaccio ora. Ecco il direttore del museo: «à? stato scoperto ai primi di settembre, degli escursionisti si sono accorti che allo Skoda rimasto in quota mancava tutto il rostro, cioè tutta la parte posteriore che serve all'appoggio e per evitare il rinculo, dopo lo sparo, al pezzo di artiglieria. Siamo stati immediatamente avvisati noi del Museo e abbiamo subito avvertito il sindaco Dalpez». «Io - dice quest'ultimo - ho subito provveduto a denunciare il furto ai carabinieri: denuncia di furto contro ignoti». I ladri? Qualcosina si sa. Alcune voci si sono sparse in paese e dicono che il trafugamento probabilmente è avvenuto il 9 agosto, quando due escursionisti si sono visti trascinare a fatica, verso il basso, qualcosa di pesante. Era il rostro che pesa mezzo quintale (e tracce di trascinamento si sono poi ritrovate qui e là ). Altra voce popolare afferma che la lingua dei due non era italiana. Era tedesca. Il danno? Maurizio Vicenzi: «Senza quel pezzo lo Skoda vale proprio poco. à? stato certamente rubato su commissione per ricostruire un cannone analogo. Ciò che resta ormai è puro ferro». Il rostro ha preso la direzione dell'Austria, per fare bella mostra in qualche museo o cimitero militare, con una vecchia «canna» stavolta ritrovata in quel paese? Il sindaco Dalpez è pure amareggiato: «C'è sempre stato commercio di cimeli della guerra ma ci vuole coraggio a smontare un cannone e si tratta di un grave danno per noi. I ladri hanno comunque infranto una legge del Parco dello Stelvio, una legge nazionale di tutela dei beni storici della prima guerra, del 2001, e pure una legge provinciale. Il cannone ha un notevole valore storico e la norma prevede, oltre alla condanna penale, una sanzione pecuniaria fino a 25.000 euro. A noi, che col suo direttore, stiamo lavorando all'ampliamento del museo, resta la rabbia». Vicenzi: «à? uno sfregio, quello è un sacrario per la valle di Peio. Attendiamo quindi la collaborazione di tutto coloro che hanno visto e sanno qualcosa, sperando di recuperare il pezzo e vedere puniti gli autori del furto».
Che dire... ormai ogni giorno sparisce qualcosa....
e noi che giriamo con il metal siamo sempre più nel mirino delle forze dell'ordine grazie a tutti questi avvenimenti... è uno schifo!!!
Ciao