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Allegati: 27
S.O.E. e O.S.S.
Allegato 236906Allegato 221055 Allegato 221056
“Ed ora incendiate l’Europa” (and now set Europe ablaze). Con queste parole, il 19 luglio 1940, il primo ministro britannicoWinston Churchill autorizzava la creazione dello Special Operations Executive o SOE (l’Esecutivo Operazioni Speciali). Esso, secondo le parole di Churchill, avrebbe dovuto incendiare l’Europa col sabotaggio e la sovversione dietro le linee tedesche.
La vicenda del SOE fa parte della storia segreta della seconda guerra mondiale. Partendo da Londra, dal Cairo, da Algeri, e in un secondo tempo anche da Brindisi e Bari, agenti segreti particolarmente addestrati presero terra in diversi paesi dell’Europa lanciandosi con il paracadute, scendendo da piccoli aerei o sbarcando da sommergibili e motoscafi.Il loro compito consisteva nel collaborare con la resistenza e i gruppi partigiani, nell’organizzare e addestrare volontari decisi a disturbare ovunque gli invasorinazisti, nel distruggere strade, ferrovie e linee di telecomunicazione, nel distribuire armi, munizioni ed esplosivi che aerei britannici e americani paracadutavano su campi segretamente approntati dai militanti della resistenza.Per quattro anni questi agenti segreti, braccati giorno e notte dalla Gestapo, non cessarono un attimo, dalla Norvegia ai Paesi Bassi, dalla Francia all’Italia, dallaJugoslavia alla Grecia, la loro rischiosa attività. Molti vennero catturati e messi a morte nei campi di concentramento dei tedeschi. Nel 1941 il capo della SOE fu il colonnello Maurice Buckmaster. A partire dal 1943 furono stabilite basi del SOE a Bengasi, quindi a Monopoli presso Bari, al castello Mola di Bari e a Torre a Mare. Da queste basi segrete molti agenti partirono per infiltrarsi non solo nei territori dell’Italia settentrionale ancora occupati dai tedeschi, ma anche in Jugoslavia, inAlbania, in Grecia, nelle isole del Dodecaneso, in Bulgaria, in Romania, in Ungheria, in Austria e nel cuore della stessa Germania.
Le attività del SOE, dettate da obiettivi militari di breve periodo (ossia vincere la guerra), erano in forte contrasto con quelle di lungo periodo e più propriamente politiche del ministero degli esteri britannico. Dall’analisi svolta si evidenzia con chiarezza quanto il SOE garantisse il suo aiuto militare a tutti quei gruppi che avessero dato maggiori garanzie di uccidere il maggior numero di tedeschi. Poco importava, perciò, di quale ispirazione politica fossero. In questa ottica, quindi, il SOE era in perfetta armonia con i capi di stato maggiore britannici, al contrario di ciò che avveniva con l’establishment del Foreign Office britannico. Il ministero degli esteri, invece, era molto più preoccupato di quale sarebbe stato l’equilibrio politico diplomatico nel periodo successivo alla fine della guerra e quali sarebbero state le conseguenze per la Gran Bretagna qualora si fosse resa corresponsabile dell’avvento di regimi comunisti in paesi fino ad allora monarchici ed alleati di Sua Maestà. Il SOE, favorendo tali regimi comunisti in alcuni paesi balcanici, ha delle precise responsabilità politiche e militari.Un importante riconoscimento che va attribuito al SOE è che armando i gruppi di resistenza, lo Special Operation Executive ha permesso ai paesi balcanici di potersi liberare dal giogo nazista con l’ausilio delle loro sole forze. Al ritiro delle truppe naziste, infatti, i gruppi partigiani, iugoslavi e albanesi, furono in grado di rioccupare militarmente i propri paesi senza aspettare l’aiuto dell’Armata Rossa, come invece avvenne per il resto dell’Europa orientale, con la conseguente occupazione sovietica. Questa situazione ha permesso a questi due paesi, Iugoslavia e Albania, di seguire una politica indipendente rispetto a Mosca per tutto il periodo della Guerra Fredda.
L'Office of Strategic Services (OSS) era un servizio segreto statunitense operante nel periodo della seconda guerra mondiale. Fu il precursore della Central Intelligence Agency (CIA).
Fu istituito nel giugno 1942 con lo scopo di coordinare la gestione della raccolta di intelligence militare a livello centrale, assumendo in ciò un ruolo sovraordinato ad ogni altra analoga struttura già esistente nelle forze armate americane (ogni forza aveva infatti, e tuttora possiede, un proprio servizio di intelligence), in particolare per quanto concerneva le operazioni oltre le linee nemiche, venendo poi sciolto nel 1945.
L'Office of Strategic Services fu costituito con un decreto militare del presidente Roosevelt durante la seconda guerra mondiale il 13 giugno 1942, per raccogliere ed analizzare le informazioni strategiche necessarie al Joint Chiefs of Staff e per svolgere operazioni speciali non affidate ad altri organismi. Durante il conflitto l'OSS fornì alle autorità politiche dati e previsioni, ma l'OSS non ebbe mai la supervisione generale di tutte le attività di intelligence svolte all'estero. L'FBI era preposto allo spionaggio in America Latina mentre esercito e marina curavano le situazioni di rispettiva competenza. Venne poi sciolto con decreto del presidente Harry S. Truman nel 1945.
Durante la seconda guerra mondiale, l'OSS condusse molteplici missioni e attività, tra cui l'acquisizione di informazioni per mezzo di spie, l'esecuzione di atti di sabotaggio, azioni di guerra attraverso la propaganda, organizzazione e coordinamento di gruppi di resistenza antinazista in Europa, addestramento di guerriglieri anti nipponici in Asia, solo per citare i compiti principali.[6] Al culmine del suo sviluppo nell'ultimo conflitto mondiale, l'OSS impiegava almeno 24 000 persone.[7] Tra gli altri compiti, l'OSS si occupò di propaganda, spionaggio, sovversione e pianificazione del dopoguerra.
Dal 1943–1945, l'OSS giocò un ruolo fondamentale nell'addestrare le truppe del Kuomintang in Cina e Birmania, e reclutò Jingpo ed altre forze irregolari indigene per azioni di sabotaggio o come guide per le forze alleate che si opponevano all'esercito giapponese nel teatro operativo tra Cina, Birmania e India. Fra le altre attività, l'OSS collaborò ad armare, addestrare e rifornire movimenti di resistenza, tra cui l'Esercito Popolare di Liberazione di Mao Tse-tung e il Viet Minh nell'Indocina francese, in zone occupate dalle Potenze dell'Asse durante la Seconda guerra mondiale.
Uno dei più grandi successi dell'OSS nella Seconda guerra mondiale fu l'infiltrazione di propri agenti nella Germania nazista. L'OSS aveva il compito di addestrare elementi austriaci e tedeschi per missioni in Germania. Tra questi agenti vi erano varie figure fuoriuscite, come membri del partito comunista socialista, attivisti sindacali, prigionieri di guerra antinazisti e rifugiati tedeschi ed ebrei. L'OSS reclutò e gestì inoltre una delle più importanti spie del conflitto, il diplomatico tedesco Fritz Kolbe.Verso la fine del 1944, l'OSS acquistò codici e materiale di cifratura sovietici (o informazioni finlandesi in proposito) da ufficiali dell'esercito finlandese emigrati. Il Segretario di Stato Edward Reilly Stettinius eccepì che questo comportamento violava un accordo che il presidente Roosevelt aveva concluso con l'URSS, impegnandosi a non interferire dagli USA nel traffico cifrato sovietico. Il generale Donovan poteva aver copiato le carte prima di restituirle il successivo gennaio, ma non c'è alcuna traccia che Arlington Hall (sede principale del Signals Intelligence Service dell'esercito) le avesse ricevute, e gli archivi di CIA e NSA non ne hanno copie superstiti. Questo libro di codici fu di fatto utilizzato nell'operazione di criptoanalisi Progetto Venona, che contribuì a far emergere una ramificata attività spionistica sovietica nel Nordamerica.(Coll.Wikipedia)
I due servizi, quello inglese e quello americano erano coincidenti.Spesso delle azioni vennero concertate insieme ed ancor piu'
spesso i mezzi o erano identici o di poco differenti.A noi interessa questo aspetto.
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Non insolito l'utilizzo da membri dell'O.S.S., di equipaggiamento e vestiario destinato al S.O.E. britannico, tra cui una speciale
tuta mimetica, esistente anche di color bianco, oppure tinta in nero:
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Il cuscinotto che serviva ad ammortizzare sulla parte dorsale della tuta
quando era portata la valigetta con la radio:
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Era tutto materiale 'a perdere' che secondo l'addestramento doveva essere seppellito in una
buca assieme al paracadute (generalmente un X type britannico) non appena giunti al suolo.
Si penso' anche agli 'sbadati' che spesso si disfavano del casco imbottito, dopo che avevano
gia' richiuso la buca. Infatti venne ideato un cinghiolo che fissava il casco alla parte posteriore
della tuta.
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Bussola Taylor per l'OSS:
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tre foto della cuffia del SOE che ho in collezione, completa di cinghietto posteriore e soggolo
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Tra le basi del SOE in Italia sono anche da ricordare Siena e Firenze a partire dall'agosto 1944.
Le missioni prendevano il volo dal campo di aviazione vicino a Pisa su cui erano stanziati i vari apparecchi a disposizione, leggeri come i Lysander, uno Storch ex italiano ed un Nardi, ma anche più pesanti quali i DC3/C47 o dei B25.
I più pesanti quali i Liberator B24 od i vari inglesi provenivano sempre dalla Puglia.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
kanister
Tra le basi del SOE in Italia sono anche da ricordare Siena e Firenze a partire dall'agosto 1944.
Le missioni prendevano il volo dal campo di aviazione vicino a Pisa su cui erano stanziati i vari apparecchi a disposizione, leggeri come i Lysander, uno Storch ex italiano ed un Nardi, ma anche più pesanti quali i DC3/C47 o dei B25.
I più pesanti quali i Liberator B24 od i vari inglesi provenivano sempre dalla Puglia.
Kanister, mi sembra di ricordare foto di aerei che eseguivano missioni per il SOE schierati anche all'aeroporto fiorentino di Peretola....
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Grazie per le integrazioni! Seguitate cosi'. Il topic non e' finito. Possiamo affrontare anche l'argomento delle armi speciali.[264PaoloM
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Visto l'invito a parlare anche delle armi speciali impiegate dal SOE in Italia vediamone una veramente particolare: la pistola silenziata BSA Welrod.
Allegato 221107
Nelle mie ricerche sono stato a lungo in dubbio se inserire quest’arma nell’elenco di quelle utilizzate da alleati e resistenza, dato che l’esiguo numero di esemplari prodotti me la faceva ritenere difficilmente presente nella variegata panoplia di quelle impiegate in Italia.
Tuttavia la relazione di un perito nominato da un tribunale già nel 1946 che la pone al centro di una serie di uccisioni mi ha fatto ricredere: a quel tempo un'arma del genere non era sicuramente riportata in nessun manuale e i disegni che accompagnano la relazione sono troppo precisi per essere solo il frutto di qualche chiacchiera. Chi la descriveva doveva averne avuto una in mano.
Allegato 221109
Si tratta di una pistola a ripetizione manuale, dotata di un silenziatore integrale che consentiva lo sparo di una trentina di colpi di munizioni speciali prima di deteriorarsi.
A differenza di altri accorgimenti similari che riducevano solo limitatamente il rumore questo silenziatore era in condizioni di ridurre drasticamente il suono dello sparo.
Era stata prodotta in pochi esemplari, pare 2.800 circa, per fornire il SOE di una pistola atta ad eliminare sentinelle e altri avversari senza allarmare chi si fosse trovato
vicino.
La limitata gittata ne faceva un’arma quasi esclusivamente da assassini.
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Allegati: 4
Allegato 221332
Spesso venivano utilizzate anche tute mimetiche da carrista britannico:
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E come casco oltre ai 'bungees' imbottiti, anche le cuffie da volo Type B della RAF senza portauricolari:
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Membri dell'OSS. Notare l'equipaggiamento misto inglese-americano:
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Armi tra le piu' comuni ,per il SOE e l'OSS, a titolo di esempio (dalla rete):
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Il Grease Gun silenziato
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A sinistra e sotto la Liberator in cal.45(Woolworth gun), la Welrod e due cal.22 silenziate.Essenzialmente per l'OSS.
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La Stinger monocolpo in cal.22
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Lo Sleeve Dagger:
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Il Push Dagger:
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Pugnali di vario genere:
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Il pugnale specifico dell'OSS :
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Il pugnale V42 specifico USMCo usato dall'OSS americano:
Allegato 221359
Il pugnale a gravita' del SOE, copiato da quello dei para' tedeschi:
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La granata OSS T.13 BEANO, specifica :
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La granata inglese No 82 Gammon
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Potremmo andare avanti all'infinito con le armi lunghe e corte da fuoco, le granate e gli esplosivi, nonché le armi bianche.
Ci limitiamo poi a dare uno sguardo superficiale alle varie ' delay pencils ' del SOE e dell'OSS e altri congegni a scatto e a tempo:
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Allegato 221368 Allegato 221369
Oltre a bombardieri che lanciavano i vari agenti, vi era il Lysander che spesso
portava gli agenti sul posto:
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Gli aerei piu' grandi lanciavano contenitori di vario tipo tra cui:
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L'addestramento lancistico era essenzialmente britannico:
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Scusa un paio di osservazioni:
- il "gravity knife" come indica il nome è un coltello, non un pugnale. Ha la lama ad un solo taglio e niente controfilo.
E poi, almeno per la legge italiana attuale, è liberamente detenibile ed è possibile portarlo con "giustificato motivo".
- l'ho già scritto altre volte anche qui sul forum, però sono emersi notevoli dubbi sul fatto che la Liberator, pur studiata e prodotta in sembra un milione di pezzi, sia mai stata distribuita ad una qualsiasi resistenza, sia europea che asiatica.
Corre voce che quelle originali che si trovano in commercio siano state vendute nel dopoguerra tramite un commerciante belga.
E bisogna anche fare attenzione alle copie in circolazione, molto più comuni degli originali.
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Concordo sulla distinzione tra 'coltello' e pugnale.Il mio, quello tedesco, l'ho denunciato a scanso di equivoci.Non conosco le vicende commerciali né operative delle 'Liberator', ma una, non ricordo su quale forum si e' detto,e' stata trovata in Alta Italia qualche anno fa' in una baita.Quindi, le hanno date o lanciate. In estremo Oriente la faccenda dell'operativita' è nota su piu' resoconti. Che ora si trovino delle copie, non mi meraviglio, ma onestamente non saprei che dire. H.Keith Melton sul suo libro riguardo l'equipaggiamento dell'OSS ne fa' riferimento in tre o quattro pagine e non e' il solo autore a parlarne. PaoloM
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Quell'unica di cui si ha notizia in Italia deriva da un vecchio articolo su un Diana Armi degli anni settanta in cui l'autore raccontava di averne rinvenuta una in un casolare sull'appennino tosco-emiliano. Però non so quale fondamento avesse quell'articolo e credo fosse un modo per giustificare l'arrivo in Italia di uno di quegli esemplari commercializzati. Dovrei averlo da qualche parte, lo andrò a cercare.
La distinzione tra pugnale e coltello è importante a fini legali.
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No, la notizia e' piu' recente. Semmai e' del 2006 o 2007. La cerchero'. PaoloM
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Altre foto interessanti:nelle foto d'epoca, quando si vede l'equipaggiamento misto inglese /USA,
si tratta di OSS.
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Ho controllato nel mio archivio e, almeno parzialmente, ricordavo male.
Gli articoli circa la Liberator su Diana Armi sono stati ben 3, l'ultimo nel 2003, più le risposte a due lettere di richieste notizie. Tutti avanzano dubbi sull'effettivo uso di quest'arma citando anche uno studio di un certo Karnopp, collaboratore delle riviste USA "Guns" e "Shotgun News".
In effetti l'articolo del 2003 ne presenta un esemplare piuttosto malridotto che sarebbe stato ritrovato sulla Gotica però anche gli autori affermano "me l'hanno raccontata così".
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Allegati: 1
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Binocolo d'ordinanza del SOE, rarissimo. PaoloM
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Allegati: 2
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Interessante l'arma che spunta dallo zainetto nella prima foto, peculiare del SOE e di vari servizi segreti alleati
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Ci sono immagini di agenti italiani del SOE in uniforme? Per vedere cosa indossavano ed eventuali mostreggiature.
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Questa domanda mi ricorda quei piastrini di riconoscimento marcati "Servizi Segreti" che circolavano tempo fa.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
matt baker
Ci sono immagini di agenti italiani del SOE in uniforme? Per vedere cosa indossavano ed eventuali mostreggiature.
Qui
https://it.qwe.wiki/wiki/List_of_SOE_agents
c'é una lista (credo non esaustiva) di agenti del SOE dalla quale estrapolare quelli di nazionalità italina. Tra i più celebri Edgardo Sogno e Leo Valiani. Poi bisogna cercare in Rete la presenza d'immagine correlate alle persone d'interesse.
Trattandosi di una struttura segreta a malapena conosciuta fra gli stessi Alleati, é logico che gli agenti SOE non abbiano avuto uniformi o mostreggiatura specifiche. Come copertura erano arruolati nei più vari reparti o erano reclutati fra questi e, conseguentemente, ne portavano gli attributi.
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Scusate ma cerchiamo di capirci: volete sapere se durante l'addestramento al sud indossavano una qualche tenuta o se le usavano durante le missioni al nord?
Sinceramente non ce lo vedo Sogno presentarsi ad un posto di blocco tedesco con la sua divisa da ufficiale di cavalleria del regio esercito.
Anche perchè, leggendo i suoi libri, ho avuto l'impressione che in querlle occasioni preferisse gli abiti civili.
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La mia domanda è se indossassero il battle dress in missione come si vede agli omologhi britannici e,in caso affermativo, sfoggiassero particolari mostrine (agli inglesi si vede spesso il brevetto parà sulla manica destra o sul petto).
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Gli alleati potevano presumere di essere protetti dalla convenzione di Ginevra e quindi indossavano le loro divise mentre gli italiani sarebbero stati trattati da traditori.
E comunque anche gli alleati non sempre se la cavarono, ad esempio gli statunitensi della missione Ginny o i due SAS catturati mentre cercavano di raggiungere il Brennero per sabottarlo.
Circa gli italiani ti rimando alla fine che fecero quelli sbarcati in diverse missioni dal sommergibile Platino, solo per esempio di cosa li aspettava.
Insomma, il mio consiglio è di cercare di pensare con la mentalità dell'epoca e mantenere i piedi per terra senza voli pindarici.
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Non capisco l'affermazione dei voli pindarici e dei piedi per terra. Ho specificato quale era il mio quesito dopo il tuo messaggio che richiedeva appunto più precisione nella domanda.
Il fatto di sapere di essere considerati traditori non impediva ai nostri di lanciarsi o combattere in uniforme (i militari del 185° reparto arditi paracadutisti uccisi a Visso dopo un lancio oltre le linee,o i due dello squadrone F catturati,torturati e uccisi a monte Pomponi nell'aretino).
Ho visto immagini di agenti italiani I.S. 9 in divisa battledress.
Non vedo fantasie strane nell'interrogare quale eventuale uniforme usasse personale militare inquadrato nel SOE operante dietro le linee.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
matt baker
Non capisco l'affermazione dei voli pindarici e dei piedi per terra. Ho specificato quale era il mio quesito dopo il tuo messaggio che richiedeva appunto più precisione nella domanda.
Il fatto di sapere di essere considerati traditori non impediva ai nostri di lanciarsi o combattere in uniforme (i militari del 185° reparto arditi paracadutisti uccisi a Visso dopo un lancio oltre le linee,o i due dello squadrone F catturati,torturati e uccisi a monte Pomponi nell'aretino).
Ho visto immagini di agenti italiani I.S. 9 in divisa battledress.
Non vedo fantasie strane nell'interrogare quale eventuale uniforme usasse personale militare inquadrato nel SOE operante dietro le linee.
Ti rispondo solo con un suggerimento:
Sogno ha scritto tre libri sulla sue peripezie, E. Tassinari uno sull'ORI (che dipendeva dall'OSS), Max Corvo un libro di memorie, ... ora non me ne vengono in mente altri ma ne ho diverse decine sull'argomento.
Leggiteli e poi ne riparliamo.
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Allegati: 1
Con quello di Corvo intendi "La campagna d'Italia dei servizi americani"? L'ho già letto. I libri di Sogno no. Molte sue peripezie le ho trovate però sul libro di Stafford "La resistenza segreta".
Sai consigliarmi i titoli precisi di Sogno e Tassinari così li cerco?
Resta l'interrogativo sull'uniformologia degli agenti italiani SOE.
Ora che mi viene in mente,c'è una foto di Paola Del Din,collaboratrice SOE e componente della missione SOE "Bigelow" , che può costituire un indizio.
Allegato 284670
Chiedo scusa per la ripetizione del messaggio ma il pc è temporaneamente impazzito.
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I libri non li ho sottomano e quindi non posso citarli esattamente ma credo che cercando in rete non dovresti avere difficoltà a trovarli.
Questa foto della Del Din, scattata evidentemente al sud o dopo la conclusione della guerra è indicativa di ciò che dico: secondo te poteva traversare le linee tedesche vestita così? Ti ricordo che inizio trasferendosi da Nord a Sud per portare documenti (addirittura sfruttando un passaggio su un veicolo tedesco) e solo negli ultimi giorni di guerra fu lanciata nell'Udinese.
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Quindi siamo finalmente giunti ad una risposta chiara dopo una decina di messaggi: che secondo te c'era un uso dell'uniforme finché rimanevano tra le linee alleate e abito civile dietro le linee.
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Forse non sono stato chiaro ma cercavo di farti ragionare: bisogna distinguere tra vita nelle linee alleate e vita tra i nemici.
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Una cosa mi lascia perplesso. Sicuramente l'eventuale scelta di abiti civili era conveniente per un rientro nelle linee alleate senza destare eccessivi sospetti. La motivazione di essere trattati da traditori se catturati in uniforme però non mi convince:una volta scoperti, che fossero in uniforme o in abiti civili, la sorte non credo sarebbe cambiata.
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Non sempre succedeva.
Ti ho già fatto l'esempio dell'operazione Ginny e quello dell'operazione Cold Comfort (tra l'altro uqesti ultimi stranamente sepolti a Genova Staglieno), ti aggiungo quello del capitano Hall, ucciso anche lui nei pressi del Brennero.
Ma ora ti faccio l'esempio del capitano Irving-Bell, catturato a fine febbraio '45 nel savonese e che sopravvisse alla guerra, quello dei componenti della missione del Col. Campbell, catturati tre giorni dopo il lancio ed anch'essi sopravvisuti e svariati altri.
Tutto dipendeva dal caso, a seconda di chi ti prendeva.
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Ok, ma il mio discorso era per il personale italiano.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
matt baker
Ok, ma il mio discorso era per il personale italiano.
Allora parliamo di quello accennato prima trasportato dal sommergibile Platino verso l'Alto Adriatico: di tre missioni una fu completamente eliminata, una a metà (due morti e due prigionieri) ed una si salvò per miracolo.
NB: tutto quanto ti sto scrivendo è frutto della mia memoria in quanto come detto prima i relativi libri sono in magazzino: potrei confondere qualche dato ma credo sia tutto esatto.
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Hai citato Tassinari: cercando in rete ho trovato questa immagine che lo ritrae in uniforme americana assieme ad altri due dell'ORI prima di una missione:
https://i.ibb.co/mNkjzp8/IMG-20200818-083011.png
(Operando dal cellulare non so se il link funziona. Credo comunque basti copiarlo e incollarlo sull'indirizzo di una nuova pagina).
Dunque vestivano in uniforme,quantomeno al momento del lancio e in quelli immediatamente successivi.
Su tuo consiglio ho provveduto ad ordinare il libro di Tassinari.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
matt baker
Dunque vestivano in uniforme,quantomeno al momento del lancio e in quelli immediatamente successivi.
No, sino al momento prima del lancio, poi se ci tenevano alla pelle vestivano abiti civili.
Eppure non mi sembra così difficile accettare che agendo dietro le linee avversarie non potevano certo mostrarsi in divisa "nemica".
Quando ti arriverà il libro vorrei un tuo commento sulla foto del Platino...