
 Originariamente Scritto da 
piesse
					
				 
				Ciao Ric., ho letto qualcosa della storia di Plado Mosca; certo, conoscere qualcuno che ti può narrare le cose di prima mano, è importante.
Anch'io in passato ho avuto modo di conoscere parecchi reduci, ma col tempo se ne stanno andando tutti, e resta il rammarico di non averci parlato abbastanza.
Comunque vorrei "spezzare una lancia" anche per le generazioni successive o attuali, che hanno avuto la fortuna di non vivere questi eventi.
Si tende a pensare che gli uomini di quelle generazioni siano stati di una tempra diversa, magari superiori.
Non credo, credo sia solo questione di circostanze, ma non lo dico per presunzione, ma solo perché appunto molti reduci mi hanno detto questo: nessuno è eroe e nessuno intende diventarlo; ma ci sono circostanze che ci si trova a vivere e uno cerca di fare del proprio meglio, per sé e anche per gli altri, facendo cose che mai avrebbe immaginato di poter fare.
Lo diceva spesso anche il mio ex-suocero, che aveva avuto anche una medaglia d'argento; si era arruolato volontario in Marina a 15 anni barando sull'età*,  perché non aveva un posto dove vivere, perché gli avevano detto che si mangiava bene e tutti i giorni.
Ma si era nel 1940, e alla prima uscita, nel canale di Sicilia, un sottomarino inglese li scelse per bersaglio; la nave a picco ma lui se la cavò, con l'aiuto di due salvagenti, sei ore a bagno, ma era giovane e non faceva troppo freddo, diceva.
Lo rimandarono a la Spezia, lui non voleva fare la guerra, voleva fare il cuoco, e gli dissero che alla base dei sommergibili ne cercavano uno.
Alla base dei sommergibili ci andò, ma il cuoco evidentemente già* c'era, ma ormai era lì e il sommergibile gli diventò familiare, continuò la sua guerra, ricordandosi tutta la vita quel che significa trovarsi sotto attacco con le bombe di profondità*, o mandare a fondo coi loro siluri altri poveri cristi come loro, e emergere e mitragliare chi si dibatteva fra le onde, altro che cavalleria, e questo perché gli insegnavano che gli inglesi facevano di peggio con loro, o fucilare operai a Napoli, accusati di sabotaggio per le spolette dei siluri manomesse,  e cose del genere.
Poi 8 settembre, era a Bordeaux; ritorno a casa, con mezzi di fortuna; era quasi arrivato, ma a Pisa, complice una bella giornata di sole, lasciò perdere la prudenza e si mise a fare il turista in Piazza dei Miracoli; non l'aveva mai vista, la Torre pendente, anche se abitava a poche decine di km.; sfortuna per lui che passava una pattuglia di Feldpolizei. "Documenti, papier...." maledetta debolezza, conservare quella foto in divisa nel portafoglio...."Ah, tu marinaio, venire con noi..."e si ritrovò a scavare trincee nelle Ardenne; e riuscì pure a scappare, con altri, durante un bombardamento alleato.
Ma, dalla padella nella brace, si consegnò ai francesi.
Li ha sempre odiati, i francesi, per tutta la vita, altro che tedeschi, diceva....
E poi dopo la guerra, ancora la Marina, bisogna vivere e mangiare, e poi diciamo la verità*, gli era entrata nel sangue, del resto è stato un "marinaio" tutta la vita, nel suo intimo; e per vivere un po' meglio e mangiare qualcosa di più, faceva il sommozzatore palombaro, a sminare il porto di Livorno, Portoferraio, Capraia, Piombino ecc.
Fino a che un giorno, ufficialmente riduzione di personale o forse qualche gesto di indisciplina mai raccontato, ma talvolta sussurrato dai parenti, dopo quindici anni, il benservito....ma con la Medaglia e la qualifica di Eroe....uno che voleva servire la Patria facendo il cuoco, immaginandosi grasso e unto fra cambusa e fornelli.