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Re: ELIO LODOLINI Dal governo Badoglio alla Repubblica Itali
Recensione su "Le carte e la storia - Rivista di storia delle istituzioni", 2/2010:
Elio Lodolini, Dal governo Badoglio alla Repubblica italiana. Saggio di storia costituzionale del "quinquennio rivoluzionario", 25 luglio 1943-1° gennaio 1948, Genova, Associazione culturale Italia, Clu Genova, 2010, pp. 286.
Con la puntigliosa acribia dell'esperto di diritto Elio Lodolini, uno dei maestri dell'archivistica italiana, scrive questo libro "controcorrente", in piena fedeltà a quello che è stato lungo tutta la sua vita operosa il proprio credo politico. La tesi centrale, in estrema sintesi, è che il voto del Gran consiglio, il 25 luglio 1943, fu un colpo di Stato intemo al regime, che l'ordine del giorno Grandi non avrebbe presupposto affatto la fuoruscita dal fascismo (chiamando in causa, anzi, proprio le istituzioni propriamente fasciste), e che di conseguenza il governo Badoglio che ne sarebbe scaturito "fu un governo di fatto, illegittimo, e dopo l'8 settembre 1943 cessò di esistere anche come governo di fatto illegittimo, avendo trasferito al nemico occupante, con la resa incondizionata, tutti i poteri". Altrettanto illegittimo secondo Lodolini fu il procedimento iniziato con il decreto 25 giugno 1944, n. 151 ("quando il nemico sostituì al sedicente governo Badoglio un 'governo' - anch'esso giuridicamente inesistente - formato di elementi antifascisti scelti in quanto tali"). Infine Lodolini contesta (con l'appoggio autorevole della testimonianza di Giulio Andreotti) quello che definisce il "falso inserito nel verbale del 16 ottobre 1947", quando la Costituente approvò l'articolo 75 sui referendum abrogativi, fissando tra le materie escluse da referendum anche le leggi elettorali, mentre poi nel verbale (forse per l'intervento di Ruini, rimasto soccombente nella discussione) esse vi furono ricomprese a pieno titolo. Libro tutto costruito sulle fonti,programmaticamente fedele alla loro lettura formale, direi anzi letterale, quest'opera di Lodolini mette in chiaro e denuncia le vie brevi e le approssimazioni giuridiche usate nel 1943-48; approssimazioni e vie brevi che però, in tempi di rivoluzione, sono forse indispensabili. Gli eventi politico-istituzionali del 1943-48 costituirono uno "strappo", questo è il punto, rispetto all'ordinamento fascista così com'era venuto consolidandosi in vent'anni di dittatura (anch'essa, per altro, imposta da Mussolini non senza evidenti "strappi" alla tradizione costituzionale liberale); e l'intero processo costituente del dopoguerra ebbe un senso "rivoluzionario" (che non per caso cercò e trovò poi la sua radice nella lotta armata di liberazione).
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