Mi dispiace dirlo, ma, con tutto rispetto, le argomentazioni che ho presentato non si riducono a questo.
In primo luogo, ho detto apertamente che non avrei parlato in questo filone di discussione delle deportazioni di italiani nei campi di concentramento durante la prima guerra mondiale, che sono realmente avvenute e che hanno avuto anche alti tassi di mortalità. Si può poi discutere su quanti siano stati deportati, sulle cause di questo, sul numero di morti ecc., ma il fatto è inoppugnabile ed esiste un'amplissima bibliografia sul tema. Ma su questo argomento specifico preferirei parlare altrove, come ha invitato a fare Squalone.
In secondo luogo, la dichiarazione di guerra dell'Italia indica le cause ufficiali ed esplicite del conflitto. Questo non esclude che ve ne siano state altre, ufficiose ed implicite, ma resta il fatto che esisteva consapevolezza all'epoca di come la Duplice Monarchia stesse perseguendo la cancellazione degli italiani come gruppo etnico mediante la snazionalizzazione forzata e che questo era così sentito dall'opinione pubblica da far sì che la classe dirigente potesse indicarlo fra le motivazioni dell'entrata in guerra.
In altri termini, si era indicata una causa che si sapeva essere comprensibile ed accetta all'opinione pubblica dell'epoca.
In terzo luogo, Barzini, Gayda, Tamaro ed i molti altri giornalisti che denunciarono la snazionalizzazione forzata contribuirono in tal modo a sensibilizzare l'opinione pubblica ed in tale maniera ad influire sui suoi atteggiamenti nei confronti di Vienna. Si può discutere se ciò che scrivevano fosse vero o falso (era sostanzialmente vero ed esiste un mare di prove in proposito), ma li ho citati per rispondere ad una precisa domanda, ossia quali dati esistevano a sostegno dell'ipotesi dell'ingresso in guerra dell'Italia quale risposta alla snazionalizzazione compiuta dall'impero asburgico. E' indubbio che l'opinione pubblica italiana, in seguito a questa serie di articoli, conosceva le condizioni degli italiani sotto l'impero e che anche per questo, nei suoi ambienti favorevoli al conflitto, spinse per la guerra.
In quarto luogo, Luciano Monzali è uno storico universitario, il maggior esperto della storia degli italiani di Dalmazia negli ultimi due secoli, ed afferma recisamente che la politica estera italiana verso la Duplice Monarchia fu molto condizionata dalle politiche di snazionalizzazione forzata compiute all'interno dell'impero. Questo storico esamina ed ammette nel suo libro la realtà della snazionalizzazione perseguita dall'impero e la pone fra le cause dell'ingresso in guerra dell'Italia. Egli dedica un intero capitolo del suo saggio "Italiani di Dalmazia: dal Risorgimento alla Grande Guerra" (Firenze 2011, pp. 185-297) ai rapporti diplomatici fra Italia ed impero nell'ottica della polizia interna imperiale nei confronti degli italiani, sostenendo che la questione nazionale in Austria divenne al centro della diplomazia del regno d'Italia e della sua politica estera.
Per il resto, la nota introduttiva di questo filone di discussione era solo la prima parte del suo tema specifico, ossia la slavizzazione forzata compiuta (anche) tramite il clero slavo. Inserirò a breve una seconda parte, ancora più dettagliata e, naturalmente, con la bibliografia. Il materiale sulla snazionalizzazione forzata compiuta dall'impero ai danni degli italiani è enorme.
Un caro saluto




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