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Discussione: Militari statunitensi cacciatori di teste nella Pacifico

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    REAZIONI NEGLI STATI UNITI

    Già nel settembre 1942 il Comandante in capo della Flotta del Pacifico ordinò dure azioni disciplinari contro l’abitudine di prendere resti umani come trofei da parte dei militari statunitensi. Nell’ottobre 1943 il generale Marshall inviò un messaggio radio al generale MacArtuhr, manifestando la propria preoccupazione per i ricorrenti rapporti riguardanti atrocità commesse da soldati americani. Nel gennaio 1944 il Capo degli stati maggiori riuniti (JCS) emanò una apposita direttiva contro la mutilazione di cadaveri giapponesi. Il ricercatore Simon Harrison sostiene che tali ordini forse furono efficaci in alcune aree, ma è probabile che siano stati applicati tardivamente, in maniera parziale e molto svogliata dai comandanti sul campo. In realtà dovettero restare lettera morta, poiché il fenomeno continuò a crescere indisturbato fra la truppa. A dimostrazione di tale tesi, egli ricorda che il giovane tenente dell’U.S. Navy che aveva inviato un teschio giapponese alla fidanzata Nathalie Nickerson (una operaia di Phoenix poi immortalata su Life Magazine il 22 maggio 1944) fu rintracciato dalle autorità e ufficialmente sanzionato. Ma ciò fu fatto con estrema riluttanza e la punizione assegnata all’ufficiale dai suoi superiori diretti non fu affatto severa. Riguardo a tale episodio bisogna dire che la redazione di Life venne sommersa di lettere di condanna da parte di lettori indignati dalla pubblicazione di una tale atrocità. Poco dopo l’ufficio stampa dell’U.S. Army avvertì una volta per tutte gli editori americani che la pubblicazione di simili storie “potrebbe probabilmente incoraggiare il nemico ad effettuare gravi rappresaglie contro militari americani morti o prigionieri”. Ulteriori azioni contro la mutilazione di cadaveri giapponesi furono messe in atto anche in seguito da numerose autorità. Nel giugno 1944 in una nota riservata il JAG dell’U.S. Army affermò che tali atroci e brutali pratiche oltre ad essere ripugnanti, erano anche violazioni delle leggi di guerra e raccomandò caldamente che venisse inviata una direttiva a tutti i comandi per ricordare che il maltrattamento del cadavere di un nemico era una palese violazione della Convenzione di Ginevra del 1929 sui malati e i feriti, la quale stabiliva adeguate misure per raccogliere i feriti e i morti e per evitare furti e maltrattamenti. Tali pratiche violavano inoltre le tradizionali consuetudini del combattimento terrestre e potevano portare alla pena di morte se provate dinanzi a una corte marziale americana. Poco tempo dopo il JAG dell’U.S. Navy confermò tale opinione, aggiungendo che “le atrocità delle quali si è reso colpevole personale navale attualmente in servizio potrebbero portare a rappresaglie da parte dei giapponesi, che sarebbero pienamente giustificate ed alle quali non potremmo in alcun modo opporci”. Alla sconvolgente notizia che il 13 giugno 1944 Franklin Delano Roosevelt aveva ricevuto in dono dal parlamentare democratico Francis E. Walter un tagliacarte ricavato dall’osso di un braccio di un soldato giapponese, un gran numero di alti ufficiali, personalità civili ed autorità religiose in tutti gli Stati Uniti espressero pesanti giudizi sull’inopportunità di tale gesto, protestando pubblicamente contro l’operato del presidente e sfidando apertamente la censura militare per la prima volta dall’inizio del conflitto. In seguito alle pressioni dell’opinione pubblica, ma solo dopo settimane di imbarazzato silenzio, l’ufficio stampa della Casa Bianca dichiarò infine che il presidente non desiderava ricevere tale genere di oggetti e che il tagliacarte era stato restituito con la raccomandazione che venisse adeguatamente inumato. Nell’ottobre 1944 il Rev. Henry St. George Tucker, Vescovo Capo della Chiesa Episcopale negli Stati Uniti d’America, rilasciò alla stampa una dichiarazione nella quale deplorava apertamente gli atti di profanazione sui corpi di soldati giapponesi uccisi e faceva appello alla coscienza cristiana dei soldati americani, affinché scoraggiassero individui isolati dal compiere tale genere di azioni.
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    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

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