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Discussione: Militari statunitensi cacciatori di teste nella Pacifico

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    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    PREGIUDIZIO RAZZIALE E PROPAGANDA BELLICA
    Uno dei motivi che spinsero una parte rilevante dei combattenti americani nel Pacifico a compiere atti tanto aberranti fu il pregiudizio razziale. Non bisogna dimenticare che allora negli Stati Uniti vigeva un rigido regime di separazione razziale. Secondo la mentalità razzista della classe dominante Wasp, i giapponesi in quanto popolo asiatico erano considerati “colored” e dunque assimilati ai neri. E’cosa poco nota che allo scoppio della guerra, tra gli afroamericani vi fu un vasto movimento di solidarietà a favore del Giappone, note personalità politiche della comunità nera acclamarono i nipponici come liberatori di tutti i popoli di colore e vi fu un gran numero di renitenti alla leva e disertori. Inoltre continue rivolte nei ghetti (che culminavano di solito nell’assalto ai centri di reclutamento) tra il 1941 ed il 1943, quando tali tendenze vennero definitivamente stroncate in base ad una interpretazione più restrittiva alla legge marziale. L’attacco contro Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, agli occhi di una gran parte dell’opinione pubblica bianca assunse il significato di una imperdonabile provocazione da parte di una popolazione di colore, che ambiva a sostituire gli Stati Uniti nel ruolo di potenza egemone in Asia, non solo in campo militare - ma anche e soprattutto - in campo economico, tagliando fuori le industrie americane dagli importanti mercati della Cina e del Pacifico. Ciò era anche più imperdonabile dell’aggressione militare, perché andava a minare le basi dell’economia statunitense. Bisogna ricordare che nonostante le grandi potenzialità dell’industria e le politiche sociali del “New Deal” voluto da Roosevelt, nel 1941 gli Stati Uniti erano ancora ben lontani dall’essersi ripresi completamente dalla crisi del 1929. Furono invece proprio le commesse belliche necessarie alla guerra a portare l’America alla piena occupazione ed a costruire le fondamenta di quel benessere che nel dopoguerra le permetterà di assumere il ruolo guida come potenza mondiale, in contrapposizione col blocco sovietico. Con grande soddisfazione per i grandi plutocrati e assai meno per il popolo, tra il 1939 e il 1941 il presidente Roosevelt aveva progressivamente piegato ai suoi voleri la neutralità statunitense, vendendo armi alla Gran Bretagna, all’U.R.S.S. ed alla Cina. Certamente gli Stati Uniti erano l’arsenale della democrazia, ma in nome del profitto vendevano solo pronta cassa in dollari o in oro, al più accontentandosi della cessione di materie prime o di importanti basi strategiche, in vista della futura politica imperialista del dopoguerra, volta a disgregare gli imperi coloniali inglese e francese per sfruttarne poi le risorse a proprio esclusivo vantaggio. Quanto all’ostilità americana verso il Giappone, tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del novecento, un gran numero di emigranti nipponici si erano stabiliti alle Hawaii (come manovalanza a basso costo per le piantagioni di ananas e le industrie conserviere) e sulla costa del Pacifico, tra San Francisco e Los Angeles. Alla prima generazione relegata a lavori servili (i giapponesi erano rinomati come giardinieri nelle ville dei ricchi yankee) seguirono figli e nipoti naturalizzati americani, i cosiddetti “Nisei” spesso dediti al commercio. Dopo la crisi economica del 1929 fu decretato il blocco dell’immigrazione asiatica e molti cittadini giapponesi impiegati come manodopera non qualificata vennero rimpatriati a forza. All’inizio degli anni trenta si verificarono gravi disordini e attacchi razzisti contro le comunità nippo-americane stabilitesi sulla costa del Pacifico. Non è un caso se, vistasi preclusa la valvola di sfogo dell’emigrazione oltreoceano, il Giappone cercò una soluzione alla propria crescita demografica nell’espansione militare all’interno del continente asiatico. Nel 1931 con l’occupazione della Manciuria, nel 1937 con l’invasione della Cina, nel 1939 col fallito tentativo di invasione della Mongolia, l’esercito imperiale cercò di assicurare un posto al sole e terre coltivabili agli agricoltori nipponici impoveriti dalla crisi e dai devastanti terremoti degli anni ’20 e ‘30. Ispirata da razzismo, isolazionismo e protezionismo, la miope politica ostile degli Stati Uniti spinse progressivamente il Sol Levante nelle braccia dell’Asse ponendo le premesse per l’attacco a Pearl Harbor.
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    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

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