Gli alpini d'arresto avevano come unità* fondamentale la compagnia ,alla quale era affidato il
presidio di un complesso di fortificazioni permanenti (opere) destinate ad interdire ,con unità*
d'azione,una via di facilitazione. Tale complesso era denominato sbarramento.
Nell'ambito dello sbarramento il mezzo d'azione fondamentale della compagnia era il fuoco,la cui
direzione spettava al comandante la compagnia, che ne ordinava l'apertura e la cessazione,
decideva quali opere dovevano intervenire,indicando gli obiettivi da battere.
Come noto sia il comandante dello sbarramento,sia i comandanti delle opere si trovano nei
rispettivi posti comando,all'interno delle opere e,quindi,erano impossibilitati a vedere allo
esterno. A "vedere" il campo di tiro erano delegati gli osservatori.
Il grosso problema da risolvere era costituito dalle comunicazioni fra osservatorio - comando
sbarramento, da questo al comando opera e,da ultimo, dal comando opera alle singole postazioni d'arma.
Tutto questo doveva avvenire rapidamente e in modo chiaro e preciso. Fin dai tempi della
GAF il sistema di comunicazione di questi dati si basava su una semplice tavola, su cui erano
rappresentati i punti notevoli tel terreno battuto dalle armi dello sbarramento, suddivisa in
tanti quadrati contraddistinti da lettere orizzontalmente e numeri verticalmente , come nella
"battaglia navale" per capirsi. Detta tavola era in possesso dell'osservatorio,del comandante
di sbarramento e dei comandanti delle opere.
L'osservatorio comunicava al c.te sbarramento: Truppe nemiche in R 9. Il c.te sbarramento
comunicava all'opera (o opere) Aprire il fuoco su truppe in R 9 .Il c.te opera ordinava alle
postazioni idonee al tiro Postazione 4 e 5 fuoco su truppe in R 9.
Da ultimo i capi arma,che in ogni postazione disponevano di uno schizzo panoramico del campo
di tiro con riportarti i dati per colpire dei ben precisi obiettivi, ordinavano: Truppe 100 metri a
destra del pagliaio ,distanza ....,sito....,fuoco.,regolando il tiro a seconda del tipo di arma
impiegato e degli effetti osservati. Nel caso di un pezzo veniva ordinato il tipo di munizioni
da impiegare. Tutto poi era affidato alla abilità* del puntatore.
Negli anni '50 la riattivazione di una parte delle opere del Vallo ripropose il problema della
direzione del tiro. Inizialmente si riadottarono i vecchi sistemi ,ma lo studio delle operazioni
condotte contro posizioni fortificatenel corso della II guerra, rese evidente un grande problema. Un attacco contro uno sbarramento alpino sarebbe stato condotto con largo
imoiego di gumogeni che avrebbero reso cieco l'osservatorio.
Per il caso di mancanza di visibilità*,per ogni arma era previsto il tiro nella DAA - direzione di
arresto automatico - ma questa era una risorsa estrema, la cui efficacia sarebbe tutta da
verificare.
L'unica soluzione era data dal moltiplicare gli osservatori nell'ambito dello sbarramento,
ricorrendo agli elementi della difesa vicina ed alle forze mobili esterne. Disponendo di molti
punti di vista era possibile scorgere gli obiettivi fra le discontinuità* dei fumogeni.
Il ricorso ad elementi esterni,però,richiedeva però alcune modifiche al metodo sopra desritto.
All'inizio del 1962,un capitano degli alpini da posizione (sarebbe diventato d'arresto il 30
settembrec dello stesso anno), propose il metodo che ora espongo.
Veniva creata una "tavoletta" di sbarramento con piano quadrettato a reticolato chilometrico
in scala 1:5000. I quadrati di un Km di lato erano suddivisi in quadrati di 200 metri di lato.
Ai margini erano riportati i valori in Km relativi al terreno e corrispondenti ai parametri del
sistema UTM utilizzato nelle tavolette 1:25000 dell' IGM.(allegato 1)
Su questa erano,inoltre,riportati i particolari più significativi del terreno rappresentanti dei
precisi punti di riferimento prograssivamente numerati. Inoltre erano riportate le opere dello
sbarramento (contraddistinte da nomi femminili) ed i settori di tiro delle singole armi.
La tavoletta aveva dimensioni,indicative,di cm 80 x 80.
Analoga tavoletta era in possesso dei comandanti delle opere.
Oltre a ciò il comandante dello sbarramento disponeva del "foglio di compagnia" ove erano
elencati i punti di riferimento,con relativa descrizione e coordinate, e l'elenco delle armi,per
ogni opera,che potevano battere detti punti. L'allegato 2 penso valga più di qualunque
descrizione.
Analogamente ogni comandante d'opera disponeva di un "foglio di plotone" con l'elenco dei
punti di riferimento visibili dall'opera e l'indicazione delle armi che potevano batterlo.(All.2)
Da notare che,essendo il 1962, si parla dei pezzi da 75 e le postazioni sono designate con
numeri romani progressivi per ogni opera. E' noto che,successivamente, tutte le postazioni
di uno sbarramento assumeranno un numero progressivo.
Nelle singole postazioni restava lo schizzo panoramico con i punti di riferimento ed una
tabellina con i dati di tiro per ciascun punto. A questo punto i vari osservatori comunicavano
al c.te sbarramento i dati rilevati,facendo riferimento a schizzi panoramici o trasmettendo
le coordinate del punto,tratte dalle tavolette al 25,000.
Analogamente il c.te sbarramento poteva comunicare i dati per eventuali richieste di fuoco
in termini di coordinate.
A questo punto al c.te sbarramento veniva indicato,da un osservatorio,o da una postazione,o da elementi esterni,un obiettivo o a mezzo dei punti di rifer. o con coordinate 25.000.
Il c.te decideva,in base alla situazione ed alla consistenza dell'obiettivo,di far entrare in azione
una o più opere. Supponendo che il c.te di sbarramento avesse nome "Cerbero", diramava un
ordine di questo tipo. Barbara e Carla, da Cerbero ,punto 12, metri cento nord ,casa isolata,
fuoco. Oltre a questo poteva essere indicato il tipo di arma da impiegare (pezzo o mitragliatrice) o il munizionamento (HE,EP ...)
I c.ti delle due opere (Barbara e Carla) ritrasmettevano l'ordine alle postazioni che avevano
campo di tiro sul punto indicato ,ad esempio,così : Prima e seconda, punto 11 ,gruppo carri,
fuoco.
Nelle singole postazioni i dati di tiro erano desunti dagli schizzi panoramici e dalle tabelline.
Va tenuto presente che,in pratica,ogni sbarramento adattava questo metodo alle sue specifiche esigenze, in funzione del terreno,della distanza fra le opere o di molti altri problemi
di ordine pratico.

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