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TRENTO. Prosegue la restituzione di resti umani da parte dei ghiacciai della valle di Peio. Ieri, nonostante le non buone condizioni meteorologiche, Maurizio Vicenzi, direttore del Museo di Peio, Nicola Cappellozza, archeologo incaricato dalla Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici della Provincia autonoma di Trento, e altri volontari del Museo hanno recuperato i resti di almeno tre individui, con ogni probabilità* soldati caduti durante la Prima Guerra mondiale.
I primi resti sono stati raccolti in località* Vedretta degli Orsi, a quota 3450 metri: si tratta di parte di un apparato scheletrico (ossa degli arti inferiori, parti del bacino, vertebre) non più in connessione anatomica. Il materiale osseo si trovava sparso su una superficie ghiacciata di circa dieci metri quadrati e nei pressi delle ossa sono stati rinvenuti frammenti di tessuto militare.
Il secondo recupero è stato effettuato in località* Vedretta Valpiana ad una quota di circa 3400 metri. Qui i resti scheletrici sono localizzati in due punti diversi, distanti circa 250 metri l'uno dall'altro. In entrambi i punti sono state raccolte parti scheletriche incomplete e non più connesse anatomicamente. Anche in questo caso i resti erano associati a frammenti di uniforme militare e a parti di equipaggiamento. In uno dei due punti le ossa erano parzialmente aggrovigliate in una matassa di filo spinato.
I resti umani sono stati documentati e raccolti con la necessaria accuratezza e infine trasportati a valle. Ora sono conservati nella cappella mortuaria del cimitero di Peio. La zona dei ritrovamenti è stata interessata dalle attività* belliche del primo conflitto mondiale. I resti umani quindi sono da riferire con ogni probabilità* a soldati, anche in considerazione della presenza di elementi del vestiario e della dotazione militare, ancora in via di determinazione.
L`operazione, svolta con il coordinamento della Stazione Carabinieri di Cogolo, comandante maresciallo Domenico Oliva, e su autorizzazione della Procura della Repubblica di Trento, è stata seguita anche dal sindaco di Peio, Angelo Dalpez. L'intervento, inoltre, è stato reso possibile dalla collaborazione del Nucleo Elicotteri del Servizio Antincendi e Protezione civile della Provincia autonoma di Trento.
L'assessore alla cultura, rapporti europei e cooperazione Franco Panizza ha affermato: "Quei poveri resti sono la dura testimonianza di un evento che ha segnato la vita delle nostre popolazioni, in particolare quelle della Val di Peio che vissero "la guerra sulla porta". Chiunque attraversi i luoghi in cui sono stati ritrovati i resti umani, che fino ad ora sono stati la loro tomba, non può fare a meno di pensare all`assurdità* di quanto avvenne poco più di novanta anni fa e di sperare che in un'Europa dei popoli questo non debba più accadere".
(15 settembre 2009)

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