di Aleksandr Rogozhkin (Russia, 2002, 99')
Veikko (Ville Haapasalo), giovanissimo soldato finlandese stanco della guerra, è legato con una solida catena a una roccia. Un drappello di finlandesi e tedeschi in ritirata ha voluto punire spietatamente l’intenzione di disertare del compagno, abbandonato alla prima occasione con un fucile e pochi viveri. Stando a quanto previsto dai commilitoni, l’arma dovrebbe servire al ragazzo per difendersi, ma soprattutto per ritardare la marcia di eventuali inseguitori, essendo Veikko un abile tiratore (Kukushka, ovvero cuculo, parola usata dai russi per indicare i cecchini). Ancora più cinica è l’idea di far indossare al ragazzo una divisa tedesca, che in caso di cattura da parte dei sovietici comporterebbe una quasi sicura condanna a morte, appartenendo l’uniforme in questione alle famigerate Waffen SS della divisione "Nord".
Nel frattempo Ivan (Viktor Bychkov), un ufficiale russo vigliaccamente preso di mira dal commissario politico assegnato al suo reparto, sta per essere scortato in jeep presso il comando centrale, dove lo attende un iniquo processo. Le due vicende si intrecciano allorché Veikko, quasi un Prometeo moderno, dà prova di notevole ingegno riuscendo a liberarsi dalla roccia cui è incatenato, mentre il mezzo dove viaggia l’ufficiale russo viene centrato da un’incursione aerea. Ivan, sebbene si ritrovi ferito e in stato di incoscienza, è l’unico a sopravvivere al raid compiuto per errore da aerei appartenenti alla propria aviazione. Il vecchio e sempre attuale problema del "fuoco amico"!
Prima il russo, che necessita di cure immediate, e in un secondo tempo il finnico, ricevono soccorso e ospitalità da Anni (Anni-Christina Juuso), una graziosa ed energica donna Sami (lappone, stando alla nostra impropria terminologia), che da quando il marito è dovuto partire vive sola, continuando a occuparsi del piccolo allevamento di renne.
I due uomini, sospettosi l’uno dell’altro, alternano momenti di ostilità a tentativi di comunicare. La comprensione reciproca è resa ancora più difficile dal fatto che ognuno dei tre protagonisti si esprime nella propria lingua, continuando a rivolgersi agli altri senza poterli realmente raggiungere con il significato delle proprie parole.
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